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Delitto Emmenbrücke, il presunto colpevole resta in carcere

Richiesti altri tre mesi di carcerazione preventiva per l’uomo sospettato di aver assassinato la 29enne di Losone nel luglio 2021. C’è anche la perizia

1 ottobre 2022
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Non si è ancora arrivati alla chiusura, ma si stanno comunque compiendo – seppur lentamente – dei passi avanti nell’inchiesta penale aperta ormai oltre un anno fa dalla procura di Emmen per fare luce sulla morte violenta di una ventinovenne di Losone. La donna, di origine honduregna e madre di tre figli, era stata ritrovata esanime – pare con plurime ferite d’arma da taglio – l’11 luglio 2021 in un appartamento di un quartiere residenziale di Emmenbrücke, molto probabilmente il domicilio del presunto colpevole del delitto, un allora 33enne confederato insegnante di ginnastica (presso una scuola media di Argovia sud) che la losonese frequentava e con il quale condivideva la passione per il fitness. L’uomo era stato subito arrestato (in un cantone vicino) e da allora si trova in carcere con l’accusa di assassinio.

Secondo nostre informazioni, la perizia psichiatrica richiesta dalla procura lucernese è nel frattempo stata allestita e negli scorsi giorni gli inquirenti hanno presentato richiesta di una proroga di ulteriori tre mesi della carcerazione preventiva dell’imputato. Elementi che lasciano intendere come ci siano ancora dei dettagli da chiarire in quello che è certamente un caso complesso, come dimostra anche il protrarsi delle indagini, che dovranno in particolare chiarire cosa ha scatenato la furia omicida del docente.

Tutto forse scatenato da una lite per un viaggio ‘rovinato’ dal Covid

Secondo quanto riportato nei mesi scorsi dalla Rsi, all’origine del delitto ci sarebbe una lite legata a una vacanza "rovinata" dal Covid: i due, che si frequentavano da alcuni mesi, avevano infatti previsto un viaggio nel Paese d’origine della donna, l’Honduras. Poco prima di partire, però, lui le comunicò di non poterci andare per motivi legati appunto al coronavirus (non si sa se in quanto positivo o sprovvisto dei certificati allora indispensabili per volare). Da qui, come ha dichiarato lo stesso 33enne svizzero – pur affermando di non sentirsi responsabile per quanto accaduto, anche se dall’autopsia emergerebbe che la vittima abbia provato a difendersi –, l’8 luglio 2021 scoppiò un violento litigio, sfociato nel decesso della 29enne del Canton Ticino. A chiamare la polizia fu l’ex marito, allertato a sua volta dai genitori della donna in seguito al mancato arrivo della coppia in Centro America nel giorno previsto, il 10 luglio. Il giorno dopo gli agenti entrarono nell’appartamento dell’uomo, dove trovarono il coltello e il corpo della vittima.

Gli stessi famigliari, patrocinati dall’avvocato Giorgia Maffei e per i quali era stata aperta una raccolta fondi che permettesse loro di coprire i costi del viaggio dall’Honduras alla Svizzera per l’ultimo saluto, aspettano ancora risposte. Delucidazioni (leggasi rivelazioni da parte degli inquirenti, attraverso l’eventuale rinvio a giudizio del sospettato) che non dovrebbero però arrivare, sempre secondo nostre informazioni, prima della prossima primavera.

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