Locarnese

‘Ritratti del Cisa’, trent’anni di una storia non qualunque

Domenico Lucchini, direttore uscente, ha curato la pubblicazione edita da Dadò e basata sulle immagini di Reza Khatir e Giacomo Devecchi

La scuola è a Locarno
13 settembre 2022
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Se il direttore uscente fa un discorso sulla missione di inculcare la passione negli allievi, e quello entrante riflette sul valore del dolore fisico che è proprio dell’utilizzo dell’analogico, e dei margini concessi all’errore – che può farsi arte, come insegna anche la storia della musica – significa che il Cisa ha un’anima che va ben oltre la funzione didattica e il prestigio. Un’anima che traspare chiarissimamente nella filigrana della pubblicazione "Ritratti del Cisa", edita da Dadò, a cura di Domenico Lucchini (l’uscente di cui sopra), con un saggio di Marco Poloni (l’entrante) con le immagini "di cuore" di due artisti del settore: Reza Khatir, a suo dire «un ritrattista che costruisce le immagini, e se lo può fare conoscendo i soggetti è un bel vantaggio», e Giacomo Devecchi, che le sue immagini, rivendicate come «sporche», non ha dovuto costruirle perché già le aveva nel suo personalissimo diario. Un tesoretto da cui Lucchini, unitamente alla responsabile del concetto grafico Francine Mury, ha potuto attingere.

Ne è emerso un impagabile «album di famiglia» – come rilevato dagli autori alla presentazione moderata martedì sera al Palacinema da Antonio Mariotti –; un «omaggio al tempo, che valorizza ritratti intensi e diversi per stile fotografico», per usare le parole di Mury.

Così, la carrellata offerta per il trentennale è un viaggio fra le generazioni con immagini catturate o pazientemente costruite, ma sempre profondamente autentiche come la passione per il cinema che da sempre accomuna docenti e studenti della scuola. All’apice, e alle radici, una figura imprescindibile: quella del fondatore Pio Bordoni, dal cui sorriso, che doverosamente apre la pubblicazione, irradiano semplicità e visioni. Quelle stesse visioni, ha detto l’amico e successore Lucchini, «che Pio aveva fin dall’inizio, volendo che si parlasse non solo di una scuola di cinema, ma di scienze audiovisive».

Le anime che quelle visioni le hanno coltivate le troviamo dunque in "Ritratti del Cisa", dove la tecnica inconfondibile di Khatir fa da pendant con lo sguardo di rara finezza offerto da Devecchi. Primi piani, momenti di lavoro, fatiche, dolori e sogni sono la carne di una pubblicazione che è anche il commiato (ma non da docente) di Domenico Lucchini, direttore per 15 anni ma anche, come il suo predecessore, direttore per sempre. Se gli applausi parlano, quello tributatogli da colleghi, amici e studenti ha detto una parola sola, ma esclamata: "Grazie".

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