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Aurigeno, una Chiazza viva ricettacolo di storia e tradizioni

Il Patriziato locale ha promosso recupero e valorizzazione del poggio che si estende sopra la frazione Terra di Fuori. Inaugurazione domenica 22 maggio

Il comparto Chiazza
(Patriziato di Aurigeno)
17 maggio 2022
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È un atto d’amore per la memoria; per la storia con le sue tradizioni che è radice del presente. Un atto d’amore per il futuro. Fra il 2016 e il 2020, il Patriziato di Aurigeno ha promosso l’intervento di recupero del poggio Chiazza di Aurigeno, che si estende sopra la frazione di Terra di Fuori. Il progetto di valorizzazione naturalistica, paesaggistica, agricola e culturale è costato attorno ai 600mila franchi; coperti principalmente da enti e istituzioni pubbliche, ma anche grazie a fondazioni private. Il progetto è stato curato dall’ingegnere forestale Nello Garzoli, con la consulenza dello storico Flavio Zappa. La Chiazza è composta da un bel nucleo rurale curato con pascoli, vigneti e frutteti. «È un nome antico, dei vecchi tempi. Nel dialetto locale significa mestolo. La conformazione dell’area richiama infatti la forma dell’utensile», ha chiarito Davide Andreocchi, presidente del Patriziato di Aurigeno. Il passato spesso è ricordato, custodito, da toponimi dialettali: un patrimonio lessicale specchio di un microcosmo e della sua storia, che andrebbe altrimenti perso.

Alla Chiazza sono stati apportati numerosi interventi per «non perderla. Agricoltura e allevamento sono attività che vanno sempre più scomparendo con la conseguente avanzata del bosco. Si è quindi voluto ridare valore alla zona e portare avanti alcune attività, come la vigna che è tuttora lavorata. Un’azienda agricola della zona, inoltre, porta per qualche giorno all’anno capre e asini», ha sottolineato Andreocchi. Gli scopi sono molteplici, fra cui «mantenere ordine – affinché la vegetazione non inghiotta l’area, ndr – e far sì che la Chiazza viva».

Dell’area sita a 430 m s.l.m., le aziende agricole con allevamenti di capre e mucche vi usufruivano già dagli inizi del XX secolo. Tuttavia col passare degli anni e soprattutto complici i cambiamenti socioeconomici, la Chiazza (così come altre aree simili) è stata lasciata. L’abbandono progressivo ha portato all’inselvatichimento dell’area, anche se la manutenzione di pascoli, vigneti e costruzioni non è mai venuta meno. Gli interventi apportati sono diversi: valorizzazione della selva per recuperare aree di pascolo, potenziamento dei frutteti – come le selve castanili –, ripristino dei muri a secco e dei vigneti estensivi, consolidamento del ponte "romano", restauro di un rifugio per animali, sistemazione di nove pozzi adibiti in passato alla macerazione della canapa. La valorizzazione ha previsto altresì la messa in opera di un sentiero didattico circolare. Lungo i tre chilometri si possono approfondire aspetti naturalistici e antropici (relativi all’essere umano): un’esperienza fra natura e tradizioni. L’escursione ad anello di circa un’oretta e mezza si percorre bene a piedi ed è adatta anche ai bambini (non a carrozzine). Una volta raggiunto il poggio, vi è anche la possibilità di fare picnic, essendoci tavolo e panche in legno di castagno.

L’occasione di volgere lo sguardo a questa particolare area ci è data dalla sua prossima inaugurazione domenica 22 maggio, con ritrovo al posteggio adiacente alla chiesa, alle 15. La passeggiata si snoderà su sentieri boschivi ed escursionistici, sono consigliate scarpe comode. Giunti al rifugio, si svolgerà la parte ufficiale della manifestazione con l’intervento di alcune personalità in qualità di portavoce degli enti che hanno partecipato al finanziamento e hanno promosso l’azione di valorizzazione. L’ufficialità sarà chiusa da un rinfresco. Se dovesse essere un tempo piovoso, la data alternativa è il 29 maggio.

Info: www.patriziatoaurigeno.ch.

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