Locarnese

Muralto, s’affaccia il nuovo Grand Hotel da 70 milioni

Da domani all’albo comunale la domanda di costruzione per recupero e restauro dello storico albergo. Artioli: “Creeremo oltre 100 posti di lavoro”

Nuova luce sul Grand Hotel
(Ti-Press)
9 marzo 2022
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Centoventidue tra camere e suites, una zona Spa e wellness di 1’800 metri quadrati nelle grotte, una terrazza di 700, tre ristoranti, un’area piscina esterna di altri 800 metri quadrati e un parco di 4’000 metri quadrati.

Sono gli estremi della domanda di costruzione per recupero e restauro del Grand Hotel, che verrà pubblicata domani a Muralto, pochi giorni dopo il perfezionamento dell’acquisto della storica struttura da parte della GHL Sa, società anonima appositamente costituita nell’ambito del gruppo Artisa di Stefano Artioli, che della nuova Sa, con sede a Lugano, è il presidente. Stando a quanto comunicato a suo tempo alla "Regione" dallo stesso Artioli, e confermatoci oggi, l’investimento complessivo dovrebbe situarsi attorno ai 70 milioni di franchi, di cui circa 23 destinati all’acquisto di stabile e terreno.

La penna di Ivano Gianola

Il progetto di valorizzazione del comparto è stato curato dall’architetto Ivano Gianola di Mendrisio, al quale già si devono, fra l’altro, il LAC di Lugano e le 4 Torri di Locarno. Andrea Branca, architetto paesaggista di Minusio, si sta invece occupando della riqualifica generale del parco. Per Gianola «poter valorizzare una struttura con così tanta storia alle spalle e concetti architettonici unici, all’avanguardia se si pensa al periodo in cui sono stati progettati e realizzati, è una sfida decisamente stimolante. L’impegno mio e della proprietà è quello di ridare vita a una struttura che possa tornare a essere motivo di orgoglio per tutto il canton Ticino e anche oltre».

Gli strumenti per riuscirci sono soprattutto legati alla conservazione dell’esistente, a cui verrà integrato il nuovo. Così «i saloni principali verranno mantenuti, restaurati e valorizzati – puntualizza Gianola –. Tra essi, anche la grande sala che ospitò la Conferenza di pace del 1925, nella quale potranno essere riproposti eventi, come già era stato il caso in passato per il Festival del film di Locarno». Quanto agli elementi protetti quali beni culturali, come gli affreschi, le decorazioni e le (oggi disastrate) facciate esterne, «saranno restaurati e riportati all’antico splendore».

Spa e wellness da 1’800 metri quadrati

Come Artioli ha affermato fino dalla sua comparsa sul territorio muraltese, all’annuncio della firma del diritto di compera, un albergo fine a sé stesso non avrebbe nessun senso strategico ai fini di una sopravvivenza turistica che rappresenta ovviamente l’anima stessa dell’operazione. Pertanto, due segmenti essenziali sono quelli legati ai concetti di benessere da una parte e gastronomia dall’altra. A proposito del primo, il progetto prevede la realizzazione di una Spa e wellness nelle grotte. Si parla di percorsi termali, aree relax e zone per i trattamenti su, appunto, 1’800 metri quadrati, a cui si aggiungerà un rinnovamento della piscina esistente, "contenuta" in una cosiddetta "area relax" esterna di 800 metri quadrati.

Per quanto riguarda la riqualifica del parco, cui già nelle scorse settimane si era messo ampiamente mano per una sorta di maxi-ripulitura invernale dalle scorie accumulate in anni di disuso, l’architetto Branca anticipa la «creazione di un percorso di episodi di piantumazioni ed essenze di diverso genere, che riprendano le 4 stagioni dell’anno, più zone di riposo e contenuti specchi d’acqua». Ciò «permetterà la realizzazione di un vero e proprio polmone verde che sarà rispettoso della struttura e degli elementi preesistenti».

Rispetto alle prime dichiarazioni di Artioli, sembra inoltre allungarsi il periodo di attività della struttura: dagli 11 mesi all’anno indicati inizialmente dal patron della Artisa si è passati alla prospettiva di un’operatività su scala annuale. Non vanno dimenticati in questo senso i due progetti "satelliti" evocati da Artioli: uno montano, a Cardada, dove una struttura alberghiera e di ristorazione è già stata acquisita, e un altro lacustre, realizzando una sorta di zattera.

Quello di cui parla Stefano Artioli è dunque «un nuovo concetto alberghiero legato al passato e orientato al futuro», ma anche «un modello aziendale finalizzato al raggiungimento dei risultati economico-finanziari, che crei valore con una costante responsabilità ambientale e sociale, e con un occhio al territorio, visto che tutto compreso verranno generati oltre 100 nuovi posti di lavoro».

La prospettiva piace naturalmente anche a livello turistico, tanto che il direttore dell’Otr, Fabio Bonetti, guarda al «nuovo slancio» che la struttura rinnovata darà «all’intero settore e alla nostra destinazione. Wellness, enogastronomia, eventi, meeting e sostenibilità fanno parte di un concetto che rientra nelle strategie turistiche dell’Otr».

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