Locarnese

Locarno-Burkina Faso, cooperazione oltre le difficoltà

Da quasi vent’anni Beogo opera sostegno di progetti di cooperazione e sviluppo nello Stato africano, vessato dagli attentati di matrice jihadista

Promozione e valorizzazione delle colture locali
16 ottobre 2021
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«Non il Covid. Sono fame, povertà e terrorismo i problemi che la popolazione burkinabé deve affrontare», racconta Franco Losa, presidente di Beogo - Gruppo ticinese di solidarietà con il Burkina Faso. Lo Stato africano conta oltre venti milioni di abitanti a stragrande maggioranza contadini ed è uno fra i Paesi più poveri al mondo segnato da malnutrizione, malattie endemiche, elevata mortalità infantile e analfabetismo. Annualmente l’ong ticinese dispone di circa 150mila franchi da destinare a progetti di cooperazione allo sviluppo; capitale proveniente da donazioni private e contributi pubblici (Comuni, Cantone, scuole e fondazioni).

Ufficialmente dal 2004, Beogo – che in moré significa “futuro, avvenire” – promuove la solidarietà con lo Stato africano finanziando progetti concepiti secondo i principi del rispetto ambientale, culturale, degli equilibri sociali ed economici delle popolazioni locali, grazie alla collaborazione con tre associazioni del posto: Zoodo - per la promozione della donna (attiva nel Nord); Yelemani - per la sovranità alimentare (opera nella periferia di Ouagadougou); Clinica ostetrica rurale a Wolobougou (nel Sud).

Gli appigli per compiere un viaggio di settemila e rotti chilometri sono diversi. Chiediamo pazienza a coloro che si aspettano una cronaca schiettamente regionale. Si diceva dei motivi di questo salto geografico, primo fra tutti l’assemblea annuale di Beogo svoltasi a Losone a inizio mese. E ancora perché non si può raccontare il lavoro delle associazioni locali con cui coopera l’ong ticinese dando per scontato il contesto sociale e politico del Paese. Infine, perché lunedì 11 ottobre si è aperto il processo per la morte del presidente Thomas Sankara (fratello di Blandine) assassinato il 15 ottobre 1987, di cui ricorrono i 34 anni della morte. Imputati principali Blaise Compaoré (ex presidente e forse mandante dell’esecuzione), il suo braccio destro Gilbert Diendéré (condannato a vent’anni di carcere per complotto) e il maresciallo che ha guidato il commando Hyacinthe Kafando, ora latitante. Aperta parentesi: è stato Sankara a istituire il nome dell’ex Alto Volta nel 1984, che in lingua si traduce “Paese degli uomini integri”.

Una destituzione che ha scatenato gli attentati

Assodato che il quadro politico e sociale è imprescindibile per la comprensione, lo tracciamo a spanne – consapevoli di tutti i limiti – con il presidente dell’ong. «Dal nostro ultimo incontro (febbraio 2016; ndr), il contesto è cambiato molto. È più delicato e caotico», spiega Losa. La cesura fra un prima e un dopo l’ha segnata l’attentato del 15 gennaio 2016 all’Hotel Splendid, nel cuore della capitale Ouagadougou. Trenta persone morte, oltre cinquanta i feriti, 176 ostaggi, liberati il giorno successivo. Fra le vittime, si ricorderà, gli ex parlamentari svizzeri Jean-Noël Rey e Georgie Lamon. L’attacco, come molti altri a seguire, aveva matrice jihadista, rivendicato da Al-Qaeda.

L’ombra scura dell’estremismo ha preso piede dalla destituzione dell’ex presidente Blaise Compaoré (fuggito in Costa d’Avorio), nell’ottobre del 2014 (gli è succeduto Roch Marc Kaboré). «Da quel momento – ricorda – gli attacchi si sono moltiplicati», soprattutto nell’area settentrionale. Potrebbe sembrare una coincidenza, ma la destituzione di Compaoré e l’inizio degli attentati avvalorano l’ipotesi di malcelate relazioni (informali) fra l’ex presidente e i gruppi terroristici d’origine islamica: Compaoré trattava con i terroristi e così se ne stavano tranquilli, semplificando molto.

Gli attacchi «hanno causato più di mille morti e un milione e quattrocentomila profughi interni, dal 2015 al 2021. Dopo la Siria, il Burkina è il Paese con il più alto tasso di rifugiati». Le popolazioni scappano dalle regioni colpite e si installano in agglomerati urbani. Il fenomeno comporta «l’affollamento con i conseguenti problemi di convivenza e sopravvivenza, ma anche la chiusura delle scuole e l’abbandono dell’istruzione di molti bambini». Bimbi che finiscono a lavorare nelle miniere d’oro, a diverse decine di metri sotto terra con temperature soffocanti, dove esalano fumi tossici. Scritto per inciso, l’oro equivale al 79% delle esportazioni del Burkina Faso e fra i principali Paesi acquirenti c’è la Svizzera. Sul sito del Dipartimento federale degli affari esteri si legge che lo Stato africano è il primo partner svizzero del Continente, “con un volume commerciale di tre miliardi di franchi costituito quasi esclusivamente da importazioni di oro”.

La situazione politica e sociale destabilizzata «ha portato cambiamenti anche nel lavoro delle associazioni partner», seguita Losa. «Tra tutti i nostri progetti, una parte subisce purtroppo l’impatto del terrorismo, per fortuna è una minoranza. Ad esempio, la scuola nel villaggio di Boundoukamba ha chiuso e i docenti sono scappati».


Beogo
Il pozzo di Gourga in funzione

L’affollamento ha spinto Mariam Maïga, la direttrice di Zoodo, a chiedere «aiuti specifici per la realizzazione di scuole, per poter continuare a scolarizzare i bambini». I finanziamenti sono serviti per la costruzione di una scuola a Souli che può ospitare più di 200 allievi e un’altra, con la stessa capienza e un pozzo, a Gourga. Entrambe le strutture hanno un costo rispettivamente di 45mila e 55mila franchi. La necessità arriva dalle «famiglie sfollate che, costrette a vivere in luoghi precari, chiedono che si riesca per lo meno a istruire i propri figli».


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La scuola di Souli

Infrastrutture, acqua, educazione

Tornando all’impegno di Beogo, il nostro interlocutore ricorda che da anni «collaboriamo bene con le associazioni femminili, perché il ruolo della donna nei Paesi del Sud è la speranza del futuro». Numerosi i progetti proposti dalle organizzazioni burkinabé che l’associazione ticinese ha sostenuto negli anni.

Zoodo si preoccupa dell’approvvigionamento dell’acqua potabile con la costruzione di pozzi con pompe tradizionali o solari. Inoltre, si occupa di educazione e istruzione, attraverso costruzione di scuole e promozione del sostegno scolastico. Legata all’alfabetizzazione anche la biblioteca nel quartiere povero di Ouhigouya, dotata di dodicimila volumi e frequentata da oltre mille persone, Beogo ne ha finanziato la costruzione e copre le spese di gestione. Sempre con Zoodo, partecipa al progetto ‘Santé mobile’: un’infermiera in motocicletta si reca nei villaggi per visitare i malati e offrire le prime cure. Soprattutto nelle aree rurali scarseggiano medici e infrastrutture sanitarie e questo fa sì che l’assistenza medica sia molto precaria.


Beogo
La sala di studio della biblioteca di quartiere di Ouahigouya

L’associazione Yelemani, presieduta da Blandine Sankara (sorella di Thomas), è attiva negli ambiti di ricerca, produzione e trasformazione dei prodotti agricoli; lo scopo è la sovranità alimentare, riducendo così la dipendenza dai prodotti d’importazione, favorendo produzione e consumo di prodotti locali, coltivati responsabilmente. Una promozione che passa per la sensibilizzazione e la formazione. L’associazione dispone anche di una superficie agricola a Loumbila, alla periferia della capitale, dove si pratica l’orticoltura biologoca e l’allevamento.


Beogo
Parte del raccolto

A Wolobougou, «il lavoro con la clinica ostetrica gestita dalla levatrice Honorine Soma è relativamente recente (dal 2019; ndr). Una piccola realtà con cui abbiamo potuto, nonostante la situazione, cooperare costruendo un pozzo con pompa solare, grazie anche alla collaborazione con Abba, ong della Valle di Blenio. Per la struttura abbiamo anche finanziato un ecografo e la fornitura di materiale sanitario».

Link: www.beogo.ch; www.yelemani.org; www.zoodo.org.

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