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Antenne telefonia mobile, varianti comunali tenute in scacco

Ad Ascona (e non solo...) le proposte di Piano regolatore bloccate dalle grandi compagnie

Il Cantone ha emanato le linee guida nel 2016 (Ti-Press)
11 ottobre 2021
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Un’antenna 5G sul campanile del collegio Papio di Ascona? La domanda è stata posta tramite interpellanza da Valerio Sala, consigliere comunale del Gruppo rosso verde+Fa, al Municipio. Articolata la risposta del vicesindaco Maurizio Checchi, giunta durante l’ultima seduta di legislativo. Riassumendo, il 5G attualmente al Papio non c’è; siamo al 4G. Ma in futuro l’impianto potrà essere aggiornato con le nuove tecnologie.

Checchi ha spiegato come si sta muovendo – o per meglio dire, perché è fermo – il Comune. «Il 20 dicembre del 2018 il legislativo ha adottato una variante di Piano regolatore sulla posa di antenne per la comunicazione mobile sul territorio di Ascona. Contro l’approvazione è stato interposto ricorso da parte delle compagnie telefoniche. Ricorso che è a tutt’oggi pendente. Si fa a ogni modo notare che, in base a questa variante, le antenne attuali beneficiano di un diritto acquisito e possono rimanere dove sono ed essere aggiornate. Il cambio di tecnologia da 4 a 5G non sottostà infatti ad alcuna domanda di costruzione».

La licenza edilizia per l’antenna all’interno del campanile del Papio era stata concessa nel 2014. Mentre nel 2019 è stato autorizzato un aggiornamento tecnico dell’impianto di radiocomunicazione mobile esistente.

Un caso particolare per diversi motivi: da una parte per la presenza di una scuola (il Collegio Papio) all’ombra dello stesso campanile; dall’altra per l’importanza storico-architettonica del monumento.

Facile, a questo punto, riallacciarsi a un’altra antenna che ha fatto versare fiumi d’inchiostro: quella sul campanile (pure monumento storico protetto) della chiesa di Arcegno. Va detto che il Comune di Losone (di cui Arcegno è frazione) aveva a suo tempo approvato una variante specifica del Piano regolatore. Variante che è finita nel limbo di una procedura d’opposizione avviata dalle compagnie telefoniche, come conferma il municipale Daniele Pinoja.

Nessun ulteriore limite per le onde, ma la definizione delle zone idonee

I Comuni, nelle loro varianti, non possono porre limiti sugli effetti inquinanti prodotti dalle stazioni di base della telefonia mobile, pensando soprattutto ai luoghi più sensibili (scuole, aree abitative, campi da gioco e altri); per le emissioni di onde ionizzanti, infatti, fa stato la legislazione federale e cantonale. La volontà degli enti locali è quella di definire delle zone più o meno idonee a queste strutture. «Per preservare il territorio dobbiamo tener conto degli aspetti paesaggistici e le antenne non stanno bene ovunque – ricorda Pinoja –. Poi ci sono zone che per vocazione sono più sensibili, ad esempio dove ci sono le scuole. Infine vanno presi in considerazione gli aspetti di disturbo. Mi spiego meglio: ci sono persone che perdono il sonno a causa della presenza vicino a casa di una di queste antenne».

Se si attraversa il lago, la situazione non cambia. Gambarogno aveva detto sì alla variante (concepita seguendo i consigli del cantone) già nel 2018. Ora è al Tram, specifica il sindaco Gianluigi Della Santa, per un ricorso delle compagnie di telefonia.

A Locarno, invece, la questione è ancora allo studio. È in corso, infatti, la rivisitazione generale dell’intero pacchetto delle norme pianificatorie, compresa quella per le antenne.

Le linee guida cantonali e il ‘modello a cascata’

Sull’argomento il Cantone aveva pubblicato nel 2016 le linee guida per i Comuni. Indicazioni e consigli (non obblighi) per procedere con le varianti di Pr. Nel documento si ricorda che l’ordinamento giuridico a livello federale allo scopo di proteggere l’uomo dalle radiazioni non ionizzanti dannose o moleste è esaustivo; non rimane alcuno spazio per normative cantonali e comunali. “Tuttavia – si può leggere nelle stesse linee guida –, il Tribunale federale ha riconosciuto che, per vaste fasce della popolazione, gli impianti per la telefonia mobile possono comportare un disagio psicologico suscettibile di minacciare e compromettere la qualità della vita nelle abitazioni; per lo stesso motivo, la presenza delle antenne può rendere le proprietà nei quartieri toccati meno attrattive sul mercato immobiliare (compravendita) e dell’alloggio (locazione), diminuendone il valore. Queste ripercussioni sono state qualificate dal Tribunale federale come immissioni ideali degli impianti di telefonia mobile, immissioni che a giudizio del Tf possono legittimamente essere contrastate da Cantoni e Comuni mediante gli strumenti della pianificazione territoriale”. Sono state ritenute ammissibili disposizioni pianificatorie concernenti le condizioni per l’ubicazione e la costruzione delle antenne di telefonia mobile nelle zone edificabili, “volte appunto a salvaguardare il carattere, la qualità abitativa e l’attrattività dei quartieri; segnatamente, è stato ritenuto lecito il cosiddetto ‘modello a cascata’, in base al quale le antenne per la telefonia mobile percepibili visivamente sono ammissibili nelle zone più sensibili (ad es. zone residenziali) solo se gli operatori di telefonia mobile hanno dimostrato che non sono disponibili ubicazioni nelle zone meno sensibili, come ad esempio le aree industriali. Parimenti è stata riconosciuta l’ammissibilità di norme a tutela della natura, del paesaggio e dei beni culturali”.

Le compagnie telefoniche, dal canto loro, perseguono il compito assegnato loro dalla Confederazione: garantire la rete di copertura del territorio elvetico. Forse anche per questo le limitazioni inserite nelle diverse varianti di Piano regolatore non vengono viste di buon occhio. La quadratura del cerchio spetta alle autorità politiche e giudiziarie chiamate a esprimersi su opposizioni e ricorsi.

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