Locarnese

Novartis abbandona Locarno: il governo non può farci nulla

L'esecutivo cantonale risponde all'interpellanza del deputato Pronzini circa l'abbandono di Pharmanalytica della multinazionale, entro la fine del 2023

Pharmanalytica (foto Ti-Press)
2 luglio 2021
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"Il Consiglio di Stato non dispone della facoltà d'impedire lo spostamento, la trasformazione o la dismissione di un'attività economica privata". In merito alla decisione di Novartis di abbandonare il sito locarnese Pharmanalytica entro la fine del 2023, l'esecutivo cantonale ha così risposto - lo scorso 30 giugno - alla prima delle due domande poste nell'interpellanza presentata dal deputato Matteo Pronzini e cofirmatarie, il 9 giugno.

Gli interpellanti, lo ricordiamo alla spiccia, chiedevano al Consiglio di Stato (CdS) se non intendesse obbligare Novartis a tornare sui passi ed evitare così la chiusura della filiale; nonché domandavano informazioni circa agevolazioni percepite dall'azienda negli anni di attività. E, non proprio fra le righe, mettevano in discussione la progettualità di sviluppo economico del governo.

Riguardo alle informazioni su agevolazioni finanziarie, fiscali, pianificatorie e simili, eventualmente percepite dalla multinazionale, il CdS si appella all'obbligo di "tener conto delle esigenze di riservatezza a tutela di legittimi interessi privati e delle prescrizioni in materia di segreto d'ufficio, nonché di segreto fiscale", si legge nella risposta. Tuttavia, si ricorda ai deputati che tali informazioni sono pubblicate annualmente in sede di consuntivo (nella documentazione complementare ai dati finanziari).

In sostanza, l'esecutivo sottolinea laconicamente come non sia di sua competenza interferire con le decisioni di politica aziendale di privati che hanno altresì il diritto alla tutela dei propri interessi, cui il governo deve far fede.

'Una politica di sviluppo economico fallimentare'

L'atto parlamentare, si ricorderà, faceva leva sulla necessità della difesa dei posti di lavoro e sulla centralità dello sviluppo economico, azioni d'interesse pubblico e demandate al governo. Inoltre, lo ricordiamo, gli interpellanti facevano emergere come la discussione sul futuro del comparto produttivo locarnese fosse urgente, perché decisioni a riguardo sarebbero state prese entro breve tempo. 

L'interpellanza seguiva l'annuncio del colosso multinazionale chimico-farmaceutico, sempre lo scorso 9 giugno, della chiusura del sito di Locarno: una conseguenza incomprensibile e assolutamente inaccettabile che porta alla distruzione di una competenza collettiva, lasciando per strada un numero considerevole di lavoratori. "Tale decisione dimostra ancora una volta di più il fallimento (e l'assenza) della politica di sviluppo economico del Consiglio di Stato, del Dipartimento delle finanze e dell'economia e dei partiti che sostengono l'esecutivo", scrivevano gli interpellanti. 

Una filiale storica quella di Locarno, presente dal 1937, che dà lavoro a una sessantina di dipendenti e che rappresenta un centro di competenza nell'analisi di controllo qualità per oltre una cinquantina di prodotti farmaceutici; come per altro viene definita dalla casa madre stessa. 

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