Locarnese

Locarno, passa la progettazione del Museo di storia naturale

Il parlamento ha approvato a larga maggioranza la proposta del governo e ha stanziato il credito di 9,5 milioni per il comparto Santa Caterina

(Foto Ti-Press)
4 maggio 2021
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Luce verde per il Museo di storia naturale a Locarno. La maggioranza del Gran Consiglio oggi pomeriggio ha infatti accolto il credito di 9,55 milioni di franchi per la progettazione della nuova sede nel comparto di Santa Caterina. Lo ha fatto, seguendo il rapporto presentato dalla Commissione della gestione e finanze, con 55 voti favorevoli, 5 contrari e 15 astenuti.

Durante il dibattimento in aula la prima a intervenire è stata Sara Imelli, Ppd, che aveva presentato una mozione in cui chiedeva al governo la riesamina della sede, pensando a Faido, che il rapporto commissionale invitava a ritenere evasa.  Dicendosi conscia che il suo intervento non avrebbe cambiato una via già tracciata, ha deprecato una politica poco attenta alle zone discoste.

Fiorenzo Dadò, Ppd, uno dei quattro relatori del rapporto, ha ripercorso la storia del museo ed elencato i punti favorevoli per cui è stata ritenuta idonea la sede di Locarno, aggiungendo che il costo per la realizzazione di 45 milioni di franchi può sembrare sproporzionato, ma solo se non si tiene conto che accanto all’attività espositiva vi è anche quella scientifica e di conservazione del comparto. Il leghista Michele Guerra, unico leventinese nella Commissione e inizialmente a sostegno dell'opzione Faido, ha spiegato come a seguito di un lungo lavoro «ci presentiamo uniti dal punto di vista della scelta geografica, negli intenti, nei fatti e nel lavoro dopo un iter che ha congiunto i due opposti». Una mediazione che ha evitato la spaccatura in due fazioni e generato una terza via. «Negli ultimi mesi Faido non ha retto il confronto con la variante Locarno, avanzatissima col progetto». In aula, ha sostenuto il deputato, un rapporto di minoranza sarebbe stato bocciato e si sarebbe persa l’occasione di avanzare delle rivendicazioni. «Oggi però abbiamo la possibilità di portare a casa qualcosa, ovvero che a Faido venga creata la sezione alpina del museo». Anche Anna Biscossa ha sottolineato come si tratti del frutto di un lavoro di cucitura tra posizioni diverse, auspicando tuttavia investimenti nelle valli, con l'avvio del prospettato masterplan e la Casa delle valli citati nel rapporto.

A nome del Plr, Michela Ris ha lodato l’ubicazione del progetto con il recupero dello spazio verde che sarà aperto al pubblico, sottolineando l’importanza turistica, scientifica e delle sinergie del museo nel Locarnese e non solo. Per la Lega, che non ha votato compatta, si è espresso Bruno Buzzini, dicendosi molto soddisfatto e ricordando l'approvazione, da parte del Municipio di Locarno, della documentazione relativa alla variante del Piano regolatore del centro storico. In rappresentanza del Ppd, è stato letto un intervento dell'assente Paolo Caroni, soddisfatto per il nuovo attrattore di natura culturale di portata nazionale e internazionale. Molto critico, invece, Paolo Pamini, che ha premesso che nel gruppo Udc non vi era posizione unanime. Ritenendo il museo interessante e utile, ha espresso varie perplessità sui costi, sull’attività scientifica del museo, così come sul numero prospettato di visitatori; nella votazione si è astenuto. Per i Verdi, Cristina Gardenghi ha ritenuto molto positivo l’intento d'investire preziose risorse nel mondo della scienza e della cultura, auspicando però anche lei maggiore attenzione alle zone periferiche che dovranno essere effettivamente coinvolte in un concetto partecipativo più ampio. A favore del decreto legislativo anche Più Donne, pur se Maura Mossi Nembrini non ha taciuto diverse critiche sulle ragioni che hanno portato alla scelta di Locarno su Faido. «È un messaggio infarcito di divisione tra regioni. La Leventina sarebbe stata un degno luogo per il concetto della città Ticino. Speriamo però che chiusa una porta si apra un portone per la regione».

Il direttore del Dipartimento del territorio Claudio Zali ha ammesso di essere arrivati alla decisione sul comparto di Locarno in un modo un po’ troppo tecnico e si è impegnato a concretizzare le soluzioni di compromesso che hanno evitato la spaccatura della Commissione parlamentare e che, alla fine, hanno portato alla promozione del credito di progettazione.

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