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‘Ci hanno concesso solo 15 minuti, poi è morta da sola’

In tempo di pandemia alcune regole degli ospedali possono sconcertare. Le risposte dei vertici della Clinica Santa Chiara di Locarno

Il Covid, ostacolo quasi insormontabile per l'ultimo commiato (Foto Ti-Press)
7 aprile 2021
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Si sono rifiutati di andarsene e hanno passato fuori dall’ospedale tre ore, cercando disperatamente di ottenere il permesso per dare l’ultimo saluto alla propria cara in fin di vita. È successo ai due figli e a tre amiche di una donna malata di tumore, deceduta lo scorso mese di marzo alla Clinica Santa Chiara di Locarno. A raccontare la vicenda è una delle tre amiche: «Era sabato mattina e ci hanno chiamati per avvisarci che lei era stata ricoverata d’urgenza. Ci siamo precipitati all'ospedale, ma ci hanno detto che per entrare serviva l’autorizzazione del medico curante. Abbiamo provato a contattarlo. Tuttavia, visto che eravamo nel fine settimana, non ci siamo riusciti». A quel punto gli è stato chiesto di rientrare a casa. «Eravamo sconcertati e sotto shock. Sul momento mi sono proprio arrabbiata, per poi scusarmi successivamente con il personale».

Dopo molta insistenza il piccolo gruppo riesce a raggiungere telefonicamente il medico cantonale e ad avere il via libera per l’ultima visita al capezzale della loro cara. «Ci è stato concesso di entrare nella camera uno per volta e per al massimo 15 minuti. Alle 19.45 l’ultimo figlio è stato invitato a uscire dalla stanza. Venti minuti dopo lei è morta, completamente sola». Il rammarico più grande è di non averla potuta accompagnare negli ultimi istanti di vita. «E se non ci fossimo impuntati, non avremmo nemmeno potuto accomiatarci. Capisco le disposizioni dovute alla pandemia, ma né lei né noi avevamo il Covid. Ci saremmo aspettati un minimo di umanità». 

Per chiarire i retroscena di questa delicata vicenda abbiamo posto alcune domande a Fabio Sartori, direttore sanitario della Santa Chiara, che premette: «Per il personale all'accettazione non è sempre facile sostenere commenti e critiche di quei visitatori che non capiscono o non condividono le ragioni che ci impediscono di soddisfare tutte le loro richieste».

Attualmente come sono regolate le visite in clinica? 

Di principio non sono permesse. Le eccezioni sono le visite dei neo-papà nel reparto maternità e quelle ai pazienti in fin di vita. Queste ultime sono consentite solo ai parenti stretti per un massimo complessivo di 60 minuti per ogni paziente, una volta al giorno: obbligatori camice, guanti e mascherina chirurgica. La limitazione temporale è volta a contenere la “potenziale emissione di virus nell’ambiente” da parte dei visitatori che potrebbero essere portatori asintomatici.

C’è differenza se la persona degente è malata di Covid o meno? 

Di principio non teniamo pazienti Covid positivi. 

Per quale motivo serve l’autorizzazione del medico curante?

L’autorizzazione del medico curante non è richiesta, ma è richiesta la conferma che il paziente sia effettivamente in fin di vita.

Se il medico non è raggiungibile, i congiunti rischiano di non poter vedere il proprio caro per l’ultima volta? Non è previsto un protocollo speciale per il fine settimana?

Nel fine settimana se le visite rientrano nelle eccezioni non necessitano di nessuna autorizzazione supplementare. Tocca al medico curante dare chiare disposizioni. Se non lo fa, gli addetti all’accettazione non possono far entrare visitatori; occorre la conferma medica del fatto che si tratti effettivamente di un paziente in fin di vita.

Chi ha stabilito queste regole? La Clinica oppure si tratta di direttive cantonali che valgono per tutti gli ospedali del Ticino?

Le direttive sono cantonali, l’applicazione è della Clinica che, in funzione della prevalenza delle eventuali infezioni nella struttura o dell’andamento pandemico generale, può aumentare le misure di sicurezza.

Perché sono concessi solo 15 minuti, una persona per volta, nonostante le protezioni indossate e il fatto che la persona degente non abbia il virus?

Perché le disposizioni cantonali prevedono al massimo 30 minuti per paziente al giorno. Noi abbiamo aumentato il tempo massimo a un’ora, tuttavia da spartire tra tutti coloro che desiderano visitare il paziente. Di conseguenza, e se vi sono più visitatori, questo tempo viene spartito fra tutti quelli che si sono annunciati.

Disponete di test rapidi per stabilire la positività o meno dei visitatori al coronavirus? Non potrebbero essere utili in casi come quello raccontato per concedere più tempo? 

Abbiamo i test rapidi, ma la loro sensibilità e specificità sono nettamente inferiori ai test Pcr. Questo implica la presenza di un numero più elevato di falsi negativi e la diminuita specificità di un maggior numero di falsi positivi. Il grado di sicurezza del test rapido è accettabile per partecipare, ad esempio, a una festa in famiglia ma non per entrare in un ospedale acuto. Se poi le persone sono asintomatiche il rischio che il test rapido non colga la loro positività è ancora più elevato. Avendo poi il Cantone deciso di procrastinare la vaccinazione per gli ospedali acuti, e quindi di continuare a esporre il personale di queste strutture ai positivi asintomatici, creando di fatto un alto potenziale di rischio, non abbiamo alcuna valida alternativa per quanto concerne le visite dall’esterno: difficile infatti pretendere che i parenti abbiano effettuato un test Pcr nelle 48 ore precedenti per poter rendere visita nelle 24 ore seguenti a un paziente morente.

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