Locarnese

Protesta liceali, ora i microonde li gestiscono le scuole

È finita con un passo del governo verso gli studenti la questione del numero di apparecchi a disposizione per scaldare il cibo portato da casa

La manifestazione di fine gennaio
3 marzo 2021
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La presenza dei forni a microonde nelle sedi scolastiche può ora essere organizzata direttamente dalle direzioni degli istituti. È quanto si legge nelle risposte date dal Consiglio di Stato all'interrogazione presentata il 21 febbraio dai deputati comunisti al Gran Consiglio Lea Ferrari e Massimiliano Ay intitolata ‘Dalla cantonalizzazione delle mescite alla protesta per i forni a microonde a scuola’.

La questione era stata portata all'attenzione pubblica dalla protesta pacifica del comitato degli studenti del Liceo di Locarno andata in scena a fine gennaio. I giovani lamentavano lunghe file e assembramenti in pausa pranzo a causa dei pochi apparecchi a disposizione per scaldare il pranzo portato da casa e contestavano la decisione di mantenere lo status quo da parte dell'Ufficio della refezione scolastica.

Nel frattempo il Cantone ha dunque compiuto un passo verso le richieste degli studenti "per evitare la guerra dei fornetti", lasciando a ogni sede la facoltà di gestire la questione. Nel farlo ha però formulato delle raccomandazioni, ovvero che gli apparecchi vengano usati "per bisogni particolari accertati (regimi alimentari particolari, necessità di carattere personale da condividere con la direzione ecc.)" e che il loro eventuale aumento sia circoscritto al "periodo pandemico attuale, senza farli diventare un'alternativa generalizzata alla ristorazione pubblica, efficiente e organizzata". 

Le risposte alle quattro domande

Entrando nel dettaglio delle risposte all'interrogazione, alla domanda su quali problemi ravvede il Consiglio di Stato nella presenza di microonde, la replica è che questa, "al di fuori della copertura di bisogni particolari, incentiva un certo individualismo nella risposta alla necessità di mangiare e, stimolando l'apporto di cibo da casa, non è garanzia di cibo equilibrato". Al contrario, sostiene il CdS, "da decenni il settore della ristorazione scolastica sta investendo su una sana ed equilibrata alimentazione mediante un'organizzazione di ristoranti scolastici (Restò) e mescite". Inoltre, prosegue il governo, il servizio impiega più di 150 persone, diverse delle quali appartengono a "categorie della popolazione meno fortunate" che hanno beneficiato di un inserimento professionale. Altri argomenti sono il pericolo di ustioni e incendi, e il possibile disagio creato da cattivi odori in spazi dedicati usualmente allo studio. Il Cantone lamenta inoltre come tavoli e sedie di Restò e mescite siano calcolati per i commensali che acquistano un pasto presso tali strutture, ma vengano usati anche per consumare cibo portato da casa o da asporto lasciando ai servizi "solo il compito di occuparsi dei rifiuti".

Rispetto alla domanda se il Consiglio di Stato ritiene necessario aumentare i forni a microonde nelle sedi per evitare code e assembramenti, nonostante la concessione fatta alle scuole per una gestione autonoma, il governo sostiene che "la posa di molti forni a microonde non è una soluzione" e sottolinea che nel contesto della pandemia in corso l'igiene degli apparecchi non è garantita, a differenza di quanto avviene per la refezione scolastica grazie a linee guida specifiche. Dal profilo logistico – valuta inoltre – il problema riscontrabile nei Restò non è tanto la coda al servizio, ma la disponibilità di posti ai tavoli, che in molte sedi si è cercato di risolvere con l'estensione di strutture provvisorie.

In risposta all'ipotesi formulata da Ferrari e Ay di un problema di accessibilità finanziaria alle mescite e alle mense, il governo afferma che "il prezzo di un pasto caldo di qualità servito nei Restò è stabile da una decina d'anni, è corretto e accessibile". Questo va da 6,50 a 8 franchi per un'offerta che prevede antipasto, piatto forte e dessert.

Infine, di fronte alla richiesta di informazioni sull'evoluzione dell'utenza dopo la cantonalizzazione della refezione scolastica, l'esecutivo cantonale segnala che si è passati da 476mila pasti serviti nel 2014, a 514mila nel 2016, per arrivare ai 438mila registrati nel 2019.

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