Locarnese

Peccia, un futuro da scolpire grazie alla solidarietà

La Scuola di scultura ha rischiato di rimanere chiusa dopo il primo lockdown. Un crowdfunding ha dimostrato l’ampio sostegno al progetto

Un luogo che accoglie studenti e artisti da tutto il mondo (Foto ©Thierry Burgherr)
25 gennaio 2021
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Si è temuto il peggio, la scorsa primavera, alla Scuola di scultura di Peccia. Il silenzio del lockdown ha rischiato d’inghiottire per sempre il rumore degli scalpelli che da decenni echeggia all’ombra del Pizzo Castello. Situato nella frazione del comune di Lavizzara, in alta Vallemaggia, l’‘ateneo aperto’ – che propone lezioni sulla lavorazione del marmo (di cui il villaggio vanta l’unica cava attiva in Svizzera) e altri materiali, oltre a diversi tipi di corsi legati all’arte – si è dovuto confrontare con gravi difficoltà economiche a causa delle misure necessarie a contrastare il diffondersi del coronavirus.

Un luogo prezioso per molti

«È stato un momento molto difficile – racconta Almute Grossmann-Naef, che dirige la Scuola insieme al marito Alex Naef –. Temevamo di non riuscire a riaprire». Quale soluzione immediata hanno chiesto un prestito bancario Covid-19, facendo al contempo domanda al Cantone per un sostegno finanziario – 60mila franchi – che tuttavia avrebbero coperto solo in parte le perdite. «In attesa di risposta, a fine aprile abbiamo avviato un crowdfunding sulla piattaforma ‘WeMakeIt’. Conoscevamo questo strumento di raccolta fondi, ma pensavamo fosse destinato solo a start-up o iniziative in procinto di partire. Invece con la pandemia le condizioni d’accesso sono cambiate, così abbiamo potuto presentarci con i nostri 36 anni di storia alle spalle». L’obiettivo è stato fissato a 50mila franchi da raggiungere entro l’8 giugno, data indicata dalle autorità per la possibile riapertura. «Abbiamo avvisato i nostri contatti dell’iniziativa ed è capitato qualcosa di straordinario: come un’onda l’appello si è divulgato e in sole 48 ore abbiamo raggiunto la cifra stabilita. Poi la campagna è proseguita e complessivamente ci siamo trovati con oltre 93mila franchi. Per fortuna, perché nel frattempo è arrivata risposta negativa da parte del Decs». Anche se non del tutto, i problemi economici si sono dissipati grazie alla solidarietà di 257 sostenitori, che è stata accompagnata da numerosissime email, lettere, chiamate. «Abbiamo avuto la dimostrazione che Peccia, con quanto vi abbiamo costruito, è un luogo prezioso non solo per noi che ci abitiamo e lavoriamo, ma anche per molti altri appassionati di arte e natura sparsi in tutto il mondo».

Intatta la voglia di andare avanti

Nonostante la tregua del virus, le limitazioni negli spostamenti hanno influito sulla ripartenza. «Il primo corso in giugno lo avrebbe dovuto tenere una scultrice proveniente dalla Germania, ma dato che i confini erano ancora chiusi, non è potuta venire, così come molti studenti esteri. Poi sono iniziati gli allentamenti alle frontiere e i cittadini tedeschi, austriaci, italiani sono riusciti a raggiungerci. Ma altri da più lontano, come dalla Russia, purtroppo no. Da parte nostra abbiamo messo a disposizione meno posti del solito per adeguarci alle regole di distanziamento. L’aspetto positivo è che siamo riusciti a spostare alcuni corsi previsti in primavera e a prolungare l’anno sino a fine ottobre. Ci è andata bene perché dal 2 novembre sono nuovamente state vietate le lezioni in presenza». A dicembre è stato poi pubblicato il programma dei corsi per il 2021, previsti da fine aprile. «Siamo molto fiduciosi che funzioni perché le iscrizioni, anche se un po’ meno del solito, stanno arrivando». 

Dalla valle verso il resto del Ticino

Negli intenti dei promotori non mancano nemmeno le iniziative per far conoscere l’operato della Scuola di scultura nel resto del Ticino: «Abbiamo diverse attività in calendario, a cominciare da una mostra in maggio al Museo Sergio Maina di Caslano. A settembre saremo alla Fondazione Museo Mecrì di Minusio, e pure sul Lungolago con altri scultori. Poi faremo la consueta esposizione al Museo di Valmaggia per presentare i lavori di chi conclude il ciclo di perfezionamento. E stiamo anche allestendo un piccolo progetto da portare a Morcote. Sono tutti momenti che ci permettono di presentarci alla popolazione e ai turisti».

Un polo culturale pronto ai ranghi di partenza

A Peccia ha sede anche il nuovo Centro internazionale di scultura, con cui la Scuola collabora. Uno spazio concepito per far incontrare artisti e pubblico, valorizzando altresì le risorse del posto, a partire dal pregiato marmo. Il Centro comprende un padiglione per esposizioni e conferenze, e cinque atelier da attribuire annualmente ad artisti tramite un concorso internazionale con borsa di studio. Il grande evento inaugurale, previsto per lo scorso maggio, è stato rinviato di un anno; lo stesso è successo per la residenza dei cinque artisti selezionati per il 2020 e per la mostra d’apertura affidata al messicano José Dávila, celebre per le sue sculture che tematizzano “la lotta universale dell’umanità contro la forza di gravità”. «Visto che il Centro ha portata prettamente internazionale, si è deciso di spostare tutto il programma di 12 mesi – motiva Grossmann-Naef –. Il 2 maggio in ogni caso ci sarà l’inaugurazione, valuteremo in che forma. Con Dávila, che in parte è toccato proprio a me seguire, abbiamo trovato una via digitale per preparare la mostra, ma la speranza è ancora di poterlo avere qui fisicamente». Il Centro nel frattempo è stato parzialmente utilizzato: «Nel momento in cui era possibile, abbiamo organizzato visite guidate quasi ogni settimana ed eventi di vario tipo. In assenza di esposizioni e artisti, è stato soprattutto svolto un grande lavoro comunicativo, con una vivacità che ha attestato grande interesse per il progetto». Nonostante le difficoltà, sono dunque rimasti in molti a credere nello sviluppo di questo polo culturale discosto, incastonato in una cornice paesaggistica suggestiva e ricca di risorse da scoprire.

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