Locarnese

La Rotonda del Festival, una complessa sfida gestionale

A colloquio con Raphaël Brunschwig, direttore operativo del Festival di Locarno, sull'impegno e le motivazioni a portare avanti il progetto di Piazza Castello

Un ponte fra il Festival del Film e il suo potenziale pubblico (foto Ti-Press)
14 luglio 2020
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«Una perdita di cinquantamila franchi su un budget totale di due milioni per attività legate alla nightlife è una percentuale fortunatamente piuttosto bassa», risponde Raphaël Brunschwig, direttore operativo del Locarno Film Festival, in merito allo scoperto della Rotonda nel 2019. Il disavanzo è emerso durante l'assemblea generale Film Festival, tenutasi a inizio luglio.

Per farvi fronte, Città e società che gestisce lo spazio (Festival Services sagl) hanno individuato un accordo: «Locarno ha restituito l'affitto - di 50mila franchi - tramite un prestito post targato che ci permette di andare avanti anche nel 2021. Un prestito che è nostra intenzione restituire insieme al pagamento dell'affitto, alla prossima edizione», chiarisce il nostro interlocutore. Fra il Locarno Film Festival e la Festival Services sagl non ci possono essere flussi di denaro, «per ovvie questioni legate al meccanismo di finanziamento della rassegna, che non è un'attività commerciale», precisa.

E potremmo fermarci qui. Se non che, dalle parole dello stesso Brunschwig, sappiamo che «la Rotonda del Festival è un progetto strategico. È l’anticamera della rassegna cinematografica che avvicina i giovani al suo universo». Motivi che da quattro anni a questa parte spingono gli organizzatori a continuare con la tutt'altro che semplice sfida gestionale.

È quindi necessaria una contestualizzazione. «Il 2019 è stato il quarto anno di gerenza; un compito che il Municipio anni fa ci ha chiesto di svolgere e che abbiamo deciso di portare avanti, vedendone le potenzialità. Parto dal 2018 che è stato il terzo anno di difficoltà con un risultato incerto fino all'ultimo. Avevamo problemi di reputazione perché i partner erano scontenti… ricordo un titolo di giornale che parlava di 'rivolta delle costine'».

'O la lasciamo o la rivoluzioniamo'

Una situazione di svantaggio che minava la continuità. A quel punto si sono detti: «O la lasciamo o la rivoluzioniamo». Abbandonarla avrebbe significato rischi a livello d'opportunità col territorio e d'avvicinamento ai giovani, ma anche di tutela dei nostri partner, visto che la Rotonda si svolge di fronte a quella che è la nostra nuova casa. Si è propeso perciò per il rivoluzionamento che come tutte le edizioni ha dovuto fare i conti con tre grosse criticità: «La prima è operativa, tant'è vero che in tre anni abbiamo avuto gestioni diverse. Poi ci sono le criticità reputazionale e finanziaria», elenca il direttore operativo.

L'idea è stata dunque proporre un concetto nuovo (molto più simile a quello di open air), che desse le basi per uno spazio d'incontro, socializzazione e divertimento. Fra le prerogative: il contenuto deve essere in linea con lo spirito del Festival, senza essere élitario, ma aperto a tutti, anche alle famiglie con bambini. Dopo quattro anni, per la prima volta abbiamo un progetto sul quale costruire. Questo era il nostro obiettivo».

L'attuale progetto di Rotonda del Festival, lanciato lo scorso anno, sebbene sia stato positivo dal punto di vista operativo, ha ancora presentato alcune problematiche: vuoi perché era la prima volta, vuoi il tempo avverso, vuoi la consuetudine delle persone, che per esempio non si sono ancora abituate al cashless. Ad andare meno bene quindi il fronte finanziario (e lo scoperto ne è prova). Sulla linea dei costi, «rispetto a quanto previsto, le spese sono diminuite. Tuttavia, sono anche calati i ricavi». Questo, spiega Brunschwig, è dovuto all'afflusso: «Abbiamo registrato circa 15mila persone in meno rispetto al passato. Nonostante ciò, va considerato che la spesa media è aumentata di circa il 50 per cento, con prezzi generalmente più bassi». Quindi meno gente che però ha speso di più.

Oltre a ciò, a pesare sulle finanze ci sono ancora due motivi. Primo, la pioggia: perché non avendo una tenda centrale ampia, anche se i metri quadrati coperti erano di più, sono stati costretti a chiudere. E secondo, il mancato affitto di alcuni spazi, «principalmente a causa della reputazione delle gestioni precedenti».

Un modello su cui basarsi e migliorare

La questione coronavirus ora ha sospeso tutto, ma per il 2021 le prospettive, secondo il direttore operativo, sono positive: «Abbiamo l’esperienza acquisita nel 2019 sulla quale basarci. Sappiamo che dobbiamo spendere meno e aumentare la cifra d'affari, adattando il progetto. Speriamo dunque si possano presto capitalizzare gli sforzi intrapresi in questi primi anni».

La Rotonda è anche un investimento di marketing del Festival, ma vuole essere soprattutto un'operazione che lo rinforza economicamente, aiutando ad aumentare la quota di autofinanziamento, sottolinea il nostro interlocutore. «È un progetto, complesso; secondo solo all'organizzazione di tutto il Festival; lasciarlo andare però non sarebbe opportuno». Sebbene vi sia la consapevolezza che la Rotonda presenterà sempre un rischio imprenditoriale, il Festival, in accordo con la Città, ha deciso di andare avanti facendo ulteriori sforzi nell'integrazione tra i due eventi, anche perché è un progetto che ha contribuito al successo dell'ambiente festivaliero di questi anni. Inoltre, in termini di pubblico genera più della metà dei numeri di quanto generi la manifestazione cinematografica.

Occorre ribadire ancora che da cinque anni la "vita notturna" e le attività a essa legate sono parti integranti di un nuovo e più coinvolgente modo di concepire il Festival, che si sta sempre più profilando a tuttotondo. Fra cui la Rotonda che è considerata dagli organizzatori il ponte fra il Festival e il suo potenziale pubblico, attraverso di essa «veicoliamo lo spirito della rassegna cinematografica, mantenendo coerenza e spontaneità», chiosa Raphaël Brunschwig.

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