Locarnese

Locarnese, per le funivie una partenza in salita

Il ritardo nell'apertura stagionale dovuto al Covid-19 ha comportato perdite pesanti. Ma gestori e proprietari non si rassegnano e studiano le contromosse

(Ti-Press)
28 maggio 2020
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Un avvio di stagione tutto in salita; è il caso di dirlo, per i gestori degli impianti via fune. La splendida primavera, dal punto di vista meteorologico, non ha potuto essere sfruttata per inaugurare, alla grande, le prime settimane sulle cime di tutta la Svizzera e del Locarnese. Ora che il Consiglio federale ha deciso di rimettere in movimento le cabine, i responsabili devono cercare di recuperare il terreno perduto in questi primi mesi.

Un esempio in questo senso è costituito dalla piccola funivia di Verdasio-Monte Comino, gestita dal Consorzio trasporti Comino presieduto da Reto Pellanda: «Purtroppo avevamo previsto di aprire per Pasqua, ma i nostri piani sono stati cancellati dall’emergenza sanitaria - racconta - Avevamo investito molte risorse per promuovere la nostra offerta in Lombardia e oltre Gottardo (dove in questi giorni usciremo con un inserto nei giornali). Sforzi importanti dal profilo finanziario per una piccola realtà come la nostra, che non dispone di liquidità e che già deve spendere parecchio per fare in modo che l’impianto rispetti le severe normative sanitarie richieste. Non possiamo perciò permetterci azioni promozionali del tipo corse a metà prezzo come avviene altrove. A questo punto l’obiettivo è di riuscire a parare il colpo».

L'autunno potrebbe consentire di parare il colpo

La fune che da Verdasio sale a Comino trasporta, annualmente, circa 28mila passeggeri, tra turisti, indigeni proprietari di cascinali o semplici escursionisti. Cifra che consente al Consorzio di chiudere l’anno con un bilancio in attivo, anche se di poco. Un importante indotto per la funivia lo generano anche le feste estive promosse sulla splendida montagna, che quest’anno, purtroppo, sono già state annullate proprio a causa del covid-19. «Chiaramente la decisione presa dagli organizzatori ci complica ulteriormente le cose» - osserva Reto Pellanda, che guarda soprattutto all’autunno come ad una possibile ancora di salvezza: «E’ la stagione in cui lavoriamo meglio e per noi è vitale; se ci sarà una meteorologia favorevole, in modo da poterla magari anche prolungare, forse potremo salvarci in extremis»- conclude l'intervistato.

L'appeal della montagna di Locarno

Dal piccolo impianto di Comino alla più grande Cardada, dove Luca Jardini, direttore della Cardada impianti turistici SA, non nasconde un certo ottimismo malgrado il lockdown non abbia sicuramente giovato alla causa: «Purtroppo il terreno perso in questi primi mesi è perso per sempre. La Pasqua e i ponti inseriti nel calendario di maggio sono importanti per l’avvio stagionale nella nostra regione. Quindi la partenza ritardata ci penalizza. Auguriamoci che gli svizzeri e i ticinesi facciano le vacanze in Patria. Essendo la montagna di Locarno una delle mete ambite, potremmo recuperare qualcosina. Abbiamo lanciato speciali promozioni nei Comuni. Dall’apertura, sabato, si potranno cogliere le svariate possibilità che Cardada e Cimetta offrono e trascorrere belle giornate godendosi un panorama mozzafiato». Slitta invece, a data da definire, la realizzazione del maxi scivolo estivo ("Summer tubing"), dal momento che l’emergenza coronavirus ha scombussolato le carte. Il progetto è fermo sul tavolo, in attesa di poter essere ripreso e approfondito a tempo debito.
Per rassicurare gli animi di coloro che, per timore del virus, esitano ad avventurarsi fuori di casa, la CIT ha ovviamente predisposto le misure sanitarie richieste: «Tutto è in regola, non viaggeremo con cabine stipate di passeggeri (anche se la corsa dura solo pochi minuti) e faremo in modo di ridurre al minimo i tempi di attesa. Per la seggiovia di Cimetta, il problema ovviamente non si pone. Le indicazioni riportate nel protocollo di regolamentazione per il contrasto e contenimento della diffusione del virus covid-19 sono rispettate alla lettera».
La chiusura forzata degli impianti ha portato, con sè, anche un piccolo vantaggio: ha permesso ai tecnici della CIT di anticipare alcuni degli interventi di manutenzione degli impianti e alcuni lavori sul terreno previsti più in là nel tempo. Motivo per cui, conferma Luca Jardini, la stagione potrebbe concludersi anche più tardi: «Abbiamo osservato come il mese di novembre spesso regali belle giornate di sole. Non avendo importanti revisioni da svolgere, pensiamo di poter posticipare di una o due settimane la chiusura».

'Il clima di paura non aiuta, ma chi non va all’estero coglierà l’opportunità'

Tra i grandi penalizzati dell’emergenza Covid-19 figura l’ingegner Giovanni Frapolli, proprietario degli impianti di risalita di Bosco Gurin. Dapprima per la fine, anzitempo, della (positiva) stagione invernale; secondariamente per il ritardo accumulato, proprio a causa della chiusura delle frontiere, nel completamento della slittovia (i tecnici transalpini non hanno potuto raggiungere la Rovana e ultimare i lavori come previsto). «Saluto positivamente la decisione del Consiglio federale, che dimostra di aver capito l’importanza del nostro settore e degli impianti di risalita. C’è da augurarsi che gli svizzeri e i ticinesi che non partiranno all’estero apprezzino la montagna e cerchino, l’estate prossima, rifugio alla canicola nelle località in quota dove negli ultimi anni si è investito molto per potenziare l’offerta. Purtroppo tutta questa negatività sorta attorno al Covid-19 ci penalizzerà. Temo che per molti operatori turistici sarà dura uscirne. Anche la progettualità ha subito ritardi. Ma non dobbiamo assolutamente rassegnarci. Bisogna combattere e superare il momento difficile».

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