Locarnese

Nella campagna di Russo l'agricoltura come 50 anni fa

Progetto di riqualifica del territorio a fini paesaggistici e produttivi in Onsernone. L'iniziativa dell'Associazione Farina bòna gode di molto sostegno

26 febbraio 2020
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C’era una volta l’agricoltura. Indispensabile, specialmente in tempi di crisi, per sfamare la popolazione tutta della Valle Onsernone. Poi, nel dopoguerra, con lo sviluppo, antiche tradizioni e mondo rurale sono andati, di pari passo, scomparendo anche nelle zone distanti dai centri. Qualcuno ha resistito, conservando un legame con la terra nella quale affonda le radici, qualcuno ha cercato, con successo, un rilancio.

È il caso dell’associazione Farina bóna d’Onsernone, creata nel 2016 allo scopo di recuperare la produzione, a fini di consumo, di questo alimento di base. Un prodotto tipico della valle di allora, che, grazie all’impegno di un gruppo di persone capitanato da Ilario Garbani Marcantini e alle interessanti sinergie createsi (Associazione Mulini di Vergeletto, Museo Onsernonese e produttori privati), ha saputo ritagliarsi un posto non solo sul mercato ticinese bensì oltre i confini cantonali. Proprio di questi tempi, è stata lanciata un’interessante iniziativa a carattere ambientale. Riguarda, da vicino, la zona denominata “Sot la Campagna Granda”, in territorio di Russo (cfr. ‘laRegione’ di venerdì 21 febbraio), a valle dell’abitato, su un’area di 1,2 ettari. Un fondo – si legge in un articolo apparso sulla ‘Voce Onsernonese’ – un tempo agricolo poi abbandonato a se stesso e invaso, in parte, dall’avanzare del bosco. Piante “invasive” che contribuiscono a distruggere il sistema di terrazzamenti a secco e impoverire la biodiversità.

I frutti del lavoro di ripristino

Il progetto, sostenuto da vari enti privati (Fondo svizzero per il paesaggio, Patenschaft, Ernst Göhner Stiftung, Binding Stiftung) e pubblici (Ente regionale di sviluppo, Comune di Onsernone, Patriziato, Pro Onsernone, Sezione agricoltura) mira a restituire alla superficie, dopo il dissodamento e la bonifica, l’aspetto che aveva mezzo secolo fa. Oltre a fungere da esempio di valorizzazione del paesaggio rurale (gli interventi non si limiteranno al solo taglio delle piante invasive e al recupero dei vecchi muri a secco), il suolo tornerà ad essere produttivo grazie alla gestione affidata a un contadino onsernonese, il quale lo impiegherà per le coltivazioni (mais, segale, rape, erbe, piante da frutto, patate ecc…). Si avrà così a disposizione la “materia prima” necessaria a garantire una parte della produzione della farina bóna a km zero, assicurando una sistemazione di pregio del terreno ancora funzionale. E al tempo stesso si salvaguarderanno saperi e tradizioni del passato.

Da segnalare che l’iniziativa intende coinvolgere anche la cittadinanza. Vista la notevole mole di lavoro, i promotori hanno ritenuto opportuno organizzare delle giornate di volontariato. Coloro che sono disposti a collaborare possono così dare il proprio fattivo contributo a questa idea destinata a valorizzare un luogo autentico e unico, fino a ieri abbandonato e privo di significato, domani scenario utile al rilancio di territori ricchi di valori intrinseci, emblema anche di qualità della vita.

Il costo di questo progetto si aggira sui 230mila franchi, coperti grazie ad aiuti pubblici e donazioni di privati. Per quanto riguarda la tempistica, se non vi saranno problemi, entro l’autunno la bonifica dovrebbe essere ultimata. Così da poter avere in valle il primo raccolto di mais e segale nel corso del prossimo anno. 

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