Locarnese

Truffatrici condannate a 15 mesi sospesi per due anni

Le due donne, originarie dei Balcani ma domiciliate nel locarnese, avevano compiuto raggiri in più parti della Svizzera.

(Keystone)
18 febbraio 2020
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La sentenza rivolta alle due donne complici in truffa ripetuta è di 15 mesi sospesi per due anni, come proposto dal pp Gianini. Il giudizio nei confronti delle due donne è di "una colpa medio grave", ha detto la presidente della Corte Verda Chiocchetti, soprattutto perché reiterata. Le due truffatrici non hanno più frodato perché smascherate. La pena è sospesa per due anni, perché secondo la Corte "non c'è ragione di credere che commettano ancora reato". Inoltre, nei confronti della 66enne serba non è stata chiesta l'espulsione poiché i fatti risalgono a prima dell'ottobre 2016, quindi prima dell'entrata in vigore della legge sugli stranieri.

 I capi d’imputazione rivolti alle due donne, li ricordiamo, erano di truffa ripetuta, falsità in documenti, infrazione alla legge federale sulle prestazioni complementari all'assicurazione per la vecchiaia, i superstiti e l'invadilità; cattiva gestione; amministrazione infedele aggravata e riciclaggio di denaro. Le imputate, domiciliate nel Locarnese, hanno riconosciuto le imputazioni consegnate all’atto d’accusa modificato (diverse le pagine con stralci), che riporta fatti avvenuti fra il 2006 e il 2010, nel Locarnese e altre località del Cantone e della Svizzera, con un’appendice fuori dei confini nazionali.

Una proposta di pena che tiene conto del contesto e delle situazioni personali

La proposta di pena del pp è basata su diverse considerazioni, spiegate durante la requisitoria di stamane, dalle quali emergerebbero le situazioni personali delle due donne, che avrebbero agito per necessità (per altro riprese anche in parte nelle arringhe difensive). «Sono 10 anni – inizia il pp – che mi occupo di reati finanziari e vedo che diventano sempre più dei disastri finanziari; ci sono sempre più situazioni drammatiche». Per formulare la richiesta di pena (tenuto presente che la legge in materia è piuttosto severa), il pp ha tenuto conto dell’evoluzione personale delle imputate in quelle che definisce le tre fasi della vicenda (dai reati fino a oggi, passando per l’inchiesta). «La giustizia non deve accanirsi contro le persone deboli, come le due signore ora», ha dichiarato il pp. Non per la massima condanna quindi, ma la pena deve tenere conto e adattarsi alla situazione reale, concreta.

Le arringhe difensive

 Alla sbarra, da un lato c’era la 54enne svizzera di origini croate (attinente di Berna) difesa dall’avvocato Mazzoleni. La donna è al beneficio dell’assistenza dal 2015, dopo che gli è stato revocato quello dell’assicurazione invalidità.  La sua complice, difesa dall’avvocato Borradori, è una serba di 66 anni che da oltre quarant’anni vive e lavora in Svizzera. Più volte durante il dibattimento, il suo difensore si è riferito alla donna usando la parola dignità, sottolineando la volontà di riparare ai suoi debiti versando dallo scorso settembre 737 franchi mensili (detratti dalla pensione) all’Ufficio preposto. La cifra non è significativa, ma dimostra la volontà della 66enne «per quanto mi sia possibile, di eliminare i miei debiti». Una scelta «assolutamente volontaria» tiene a precisare il suo avvocato. Borradori, nella sua arringa, ha ancora chiesto alla Corte di non espellere la 66enne, «perché ha dimostrato coi fatti concreti» di essersi voler riparare al danno. Nei suoi confronti, inoltre, neppure il pp ha chiesto l’allontanamento dalla Svizzera. 

 

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