Locarnese

Da Locarno a Santiago: 'Vivere un passo dopo l'altro'

L'avventura a piedi della locarnese Francesca Machado. Un racconto a 600 chilometri dalla meta…

C'è chi viaggia con un asino e i tempi stanno ai suoi ritmi... ©F. Machado
23 settembre 2019
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«Il Cammino è un’allegoria della vita», racconta Francesca Machado, in viaggio verso Santiago de Compostela da una dozzina di giorni. Quando la contattiamo è in sosta a Navarrete, a circa 600 chilometri dalla meta, sotto antidolorifici e antinfiammatori: «Sono caduta sul fango argilloso in un giorno di pioggia; credevo di essermi rotta la spalla [fortunatamente no; ndr], perché mi faceva molto male».

Prima di continuare questa narrazione senza pretese, è bene partire dall’abbiccì: Francesca vive a Locarno e da un anno è pensionata – lasciamo, a chi vuole, il calcolo dell’età –, professionalmente è animatrice socioculturale, ancora attiva in diverse associazioni e con le mamme migranti; per anni ha militato nei Verdi.

Una notazione geografica: Santiago de Compostela è capoluogo della comunità autonoma della Galizia e il celebre pellegrinaggio (frequentato soprattutto dal IX secolo), patrimonio Unesco, misura grossomodo 800 chilometri e, a dipendenza dell’allenamento e della tratta che si sceglie, si impiega un mese a completarlo. Un’esperienza che ogni anno al motto d’incoraggiamento “Ultreya! Suseya!” (“andiamo oltre, andiamo avanti”), catalizza centinaia di migliaia di persone (lo scorso anno sono state oltre 300mila).


sui Pirenei ©F. Machado

Torniamo a Francesca. Da circa vent’anni, voleva lanciarsi in quest’avventura e quando lo scorso anno ha annunciato che sarebbe partita, un suo collega losannese – Jean-Marc – anche in pensione, ha deciso che lo avrebbe fatto anche lui. I due si sono dati appuntamento a Parigi, dove sono saliti su un treno per Saint-Jean-Pied-de-Port, alle pendici della catena dei Pirenei, dove hanno passato la notte. Il giorno dopo, sono partiti a piedi, seguendo il Camino francés, per Roncisvalle: attraversare i Pirenei «è stato difficilissimo e faticossissimo», tanto che hanno superato la catena in due tappe.


Francesca pronta a partire ©F. Machado

Per quanto riguarda la preparazione, racconta, ha letto una buona guida. «Avrei dovuto e voluto allenarmi, ma non ho potuto farlo bene» come prefissato, ma finora ce l’ha sempre fatta. Come le hanno consigliato, prosegue «passo dopo passo e finora gambe e piedi stanno bene, anche le ginocchia…».

Non è partita «per fede religiosa. È una ricerca che ha a che vedere con la spiritualità, con il ritrovare sé stessi. È una meditazione ed è l’allegoria della vita». Lungo il percorso, si vivono momenti belli, ma anche momenti di sconforto: «Ogni tanto mi chiedo cosa stia facendo».

Fortunatamente, a questi momenti si contrappongono i paesaggi e i monumenti, «belli e affascinanti», ma soprattutto gli incontri arricchenti, come quello con Antonio, detto Orso, accompagnato dal suo cane-lupo Lobo. Orso, da 18 anni, percorre il tratto Perpignano-Santiago, senza fretta… oppure l’incontro speciale con Felix – amico dell’importante cantante spagnolo Joan Manuel Serrat – che le ha raccontato Viana.


"Tra le cose brutte come il sovraffollamento del Camino, lungo la strada che negli ostelli, succedono quotidianamente anche gli incontri speciali. A Viana, curiosando in una porta semiaperta, ho scoperto i chamizos, una sorta di club/ cantina di amici. Feliz Cariñanos San Millán mi spiega che a Viana c’è ne sono almeno 50…" ©F. Machado

Parlando del cantante spagnolo, Francesca cita un verso del brano 'Caminante'. “Caminante no hay camino, se hace camino al andar”: «Così è questo cammino».

Tuttavia, la nota grave è la commercializzazione e lo sfruttamento («inimmaginabili») del Cammino: dal menù del pellegrino alla pianificazione del percorso (segnato da una linea gialla e una conchiglia), «che ti fa fare il giro dell’oca nel paese… A volte, si ha l’impressione che ti facciano fare il giro per farti spendere». Insomma, chiude: «Si sente che viviamo in una società di consumo».

Come questo, camminando molti sono gli spunti di riflessione, dall’ecologia e al tempo, che si dipana su più fronti: quello meteorologico, quello di percorrenza che è sempre più stressato, velocizzato.

«Come nella vita, ogni tanto mi giro a guardare il pezzo che ho fatto… non posso cambiarlo e vado avanti. Quello che è stato è stato, bisogna vivere il qui e ora un passo dopo l’altro anche se non si sa se si arriverà», chiosa.

Francesca ha previsto di rientrare in Svizzera verso il 19 ottobre. Per chi volesse seguire il suo periplo: www.francescamachado.ch/blog-qui-intorno-e-oltre.

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