Locarnese

Siberia, (ri)spunta la copertura

Viene a cadere l’ipotesi del palazzetto del ghiaccio a Losone, tre sodalizi pensano al tetto

12 marzo 2019
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Una squadra, la prima, impegnata in questi fine settimana nel girone di promozione in Seconda Lega (con tanto di titolo regionale Ost Schweiz a portata di tiro); una seconda, quella degli juniores A, vincitrice del suo girone, pronta a contendere alle avversarie il titolo svizzero di categoria “Zentral Schweiz”. Per l’Hockey club Ascona, storica realtà sportiva della nostra regione, la stagione 2018-2019 potrebbe chiudersi con due grandi allori. Condizionale d’obbligo per due ragioni: la prima è la forza delle avversarie che la compagine del presidente Paolo Monotti dovrà affrontare sul suo cammino. La seconda, ahinoi, è di tutt’altra natura. Forse ancora più difficile da battere. Ed è legata alla pista. O, meglio, alla mancanza del ghiaccio. Sì perché alla Siberia (nome che evoca temperature rigide…) domenica 17 verranno spenti i macchinari che assicurano l’elemento freddo. Come spiega lo stesso Paolo Monotti «le temperature elevate di queste settimane e la mancanza di un tetto che impedisca ai raggi solari di penetrare e trasformare in acqua il ghiaccio rendono impossibile e insensato proseguire. La tenda non basta». Tradotto: le due compagini e il loro seguito di appassionati dovranno cercarsi una patinoire altrove. Sì ma dove? «A Prato Sornico, impianto sul quale ci appoggiamo spesso, la chiusura è pure programmata per domenica 17 marzo. Stiamo valutando di prolungare di una settimana, ma è chiaro che a livello di costi la spesa non è indifferente. Restano, fuori zona, Bellinzona, Biasca ed Ambrì, tre piste comunque con un grado di occupazione elevato. Se per malaugurata ipotesi una soluzione non dovesse saltare fuori dal cilindro, ecco che ci vedremmo costretti a chiedere l’inversione di pista. Sarebbe davvero un peccato» prosegue il presidente del club.

Una struttura in metallo

Intanto, però, qualcosa sulle rive del Verbano si sta muovendo. «Con il locale club di pattinaggio e il sodalizio del curling abbiamo avviato uno studio di fattibilità (sia a livello finanziario, sia a livello tecnico) per la posa di un tetto alla Siberia». Una copertura che si adatta alle strutture esistenti, funzionale alle esigenze. Questo significa che l’idea di un palazzetto del ghiaccio sul sedime dell’ex Caserma o del Patriziato di Losone viene definitivamente a cadere? «Sì, confermo che quel progetto viene abbandonato. Non c’è la necessaria volontà politica di concretizzarlo e non è possibile reperire i finanziamenti». Quel che dalle parole di Monotti pare certo è che comunque ai Comuni della regione verrà chiesta collaborazione: «Sottoporremo alle autorità asconesi il nostro studio di fattibilità non appena completato il dossier. Ma riteniamo che non debba essere unicamente Ascona a sobbarcarsi la spesa. Visto che poi ha già provveduto, in tempi recenti, alla sistemazione della tribuna e alla costruzione del nuovo ristorante. Credo sia giusto chiedere a tutti gli enti potenzialmente interessati un contributo. Qui alla Siberia, lo ricordo, si divertono e praticano sport centinaia di ragazzi e adulti del Locarnese durante i mesi freddi. Dopotutto lo si è fatto per altre realtà, come il Centro balneare o il rilancio di Cardada». Quanto al possibile ammontare dell’investimento? «Stimiamo una spesa sui 2-2,5 milioni di franchi. Si tratta di una copertura di tipo industriale, in metallo» conclude Monotti. Un intervento atteso da tempo non solo dai dirigenti dei tre sodalizi, bensì dai tanti sportivi, dalle scolaresche, dagli amanti del pattinaggio, del curling e dell’hockey.

‘Fair play tra Comuni’

A gelare un po’ gli animi dei promotori, però, sono le dichiarazioni del sindaco di Ascona, Luca Pissoglio, il quale conferma che, per “fair play” tra Comuni, la sua compagine municipale non entra nel merito della questione: «Losone non ha ancora abbandonato il suo progetto di pista e finché non c’è la conferma, nero su bianco, di quelle che sono le intenzioni del suo Municipio noi non ci muoveremo. Ripeto, è una questione di rispetto verso i vicini colleghi».

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