Locarnese

Ex Navegna, l’attracco affondato dal Tram

Minusio, non ci sarà nessun ampliamento del vecchio pontile davanti al Giardino Lago, lungo la passeggiata di via alla Riva

Il pontile in disuso e, sullo sfondo, il Giardino Lago
9 febbraio 2019
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Ci sono molti elementi che ruotano attorno al successo, ottenuto da Patriziato di Minusio e Associazione Quartiere Rivapiana (Aqr), nella vertenza riguardante la trasformazione e l’ampliamento del porticciolo all’ex Navegna. Il primo, e principale, è la difesa dell’interesse pubblico. Ed è in nome di questo principio che le due entità locali si sono battute come Davide contro Golia, ottenendo infine soddisfazione grazie a una sentenza del Tribunale cantonale amministrativo che la parte avversa – la Giardino Group Sa – ha deciso di non impugnare.

Il progetto riguardava sostanzialmente la “messa a norma” di un pontile, da decenni in disuso, situato all’altezza dell’albergo-ristorante Giardino Lago, esercizio pubblico ad alto standing sorto qualche anno fa al posto dello storico albergo e ristorante Navegna, su via alla Riva, per iniziativa della Giardino Group. L’obiettivo della Sa con radici confederate era permettere agli ospiti dell’Albergo Giardino di Ascona – fra i più rinomati in Svizzera, già più volte scelto dalla Nazionale germanica di calcio per preparare grandi eventi internazionali – di raggiungere Minusio via lago e attraccare immediatamente a ridosso del più “sbarazzino”, ma ugualmente esclusivo, Giardino Lago.

Il primo progetto di ampliamento del pontile esistente (da tempo mezzo affondato) era stato presentato nel 2012 e riguardava la realizzazione di una struttura galleggiante con 4-5 posti barca. Era stato prima avversato dall’Aqr, poi bocciato dal Municipio di Minusio e, infine, a seguito di un ricorso al Consiglio di Stato da parte della Giardino Group, stralciato dopo un fallito tentativo di conciliazione fra tutte le parti interessate.

La variante ammessa dal governo

Una bocciatura municipale l’aveva subita qualche tempo dopo anche la variante alla prima domanda di costruzione; il “progetto bis” era strutturalmente ancora più importante: si parlava di un pontile di una quarantina di metri, per una decina di posti barca, con la conseguente chiusura di una cospicua fetta di lago alla balneazione pubblica, in una zona tradizionalmete battutissima da indigeni e turisti.

A questo secondo progetto si erano opposti sia l’Aqr, sia il Patriziato proprietario della riva stessa, ottenendo appunto ragione dal Municipio di Minusio, ma torto, nel 2016, dal Servizio ricorsi del governo. Contro la decisione di seconda istanza l’Aqr e il Patriziato (con l’avvocato Franco Ramelli) avevano ricorso e il Tram, di recente, ha dato loro ragione.

«Le tematiche trattate dal Tribunale amministrativo hanno concorso a fargli stabilire che un permesso eccezionale non può essere concesso nel caso esista un interesse pubblico preponderante», sottolinea la giurista e membro di comitato dell’Aqr, Luisa Snider. «In pratica – aggiungono i rappresentanti del Patriziato – il progetto è risultato contrastare in modo chiarissimo con importanti interessi pubblici volti alla protezione delle rive dei laghi, in particolare con gli obiettivi pianificatori, ambientali e di pubblico accesso».

I promotori del progetto evocavano poi una protezione della “situazione di fatto acquisita”, facendosi forti dei lunghi anni di esistenza del porticciolo e dell’intenzione di volerlo “solo mettere a posto” per ridargli una presunta funzione originaria. Il pontile era però difficilmente databile: si era poi faticosamente stabilito che era stato costruito fra il 1972 e il 1980, senza autorizzazione alcuna e senza che le condizioni vigenti in quel periodo fossero rispettate. «Al termine di questa vicenda tiriamo tutti un grosso sospiro di sollievo – commenta Luisa Snider –. Ci pare impossibile che ancora oggi si debba faticare tanto per difendere il libero accesso a quel bene pubblico che è il lago, malgrado il recupero delle rive sia tra gli obiettivi principali della pianificazione cantonale».

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