Locarnese

Atti sessuali online: si fingeva 15enne, era un adulto

L'uomo a processo oggi a Lugano. Chiesti 3 anni di pena per avere adescato ragazzine su chat e social. Le loro immagini condivise poi con altri utenti

(Ti-Press)
31 gennaio 2019
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Ripetuti atti sessuali con fanciulli, tentati e consumati; ripetuta pornografia. Difeso d’ufficio dall’avvocato Andrea Rigamonti, di tutto questo deve rispondere il 33enne da questa mattina alle Criminali di Vallemaggia in Lugano, davanti al presidente della Corte Manuela Frequin Taminelli (giudici a latere Luca Zorzi e Aurelio Facchi) e al pp Pamela Pedretti.
I reati di cui sopra sono stati commessi tra il 2010 e il 2018 ai danni di ignare ragazzine tra gli 11 e i 15 anni, “abbindolate” – sono parole dell’imputato – tramite social network e applicazioni per telefonini, tablet, pc; le giovani sono state destinatarie della sua attività masturbatoria, mostrata e in alcuni casi pretesa dalle stesse dopo la costruzione di un rapporto che l’accusato definisce «di amicizia», ma che erano invece promesse di amore nei confronti di ragazzine che non erano in grado di capire che si trovavano di fronte a un predatore sessuale. La denuncia di una madre lo ha portato dietro le sbarre, dove l’uomo si trova dallo scorso novembre in esecuzione anticipata della pena.
 
Il finto teenager si è spacciato per 8 lunghi anni per un ragazzo di età compresa tra i 14 e i 17 anni, usando finti profili e dichiarandosi facoltoso. “Era simpatico, ascoltava i miei problemi. Mi sembrava un bravo ragazzo”. Ha coinvolto 19 delle 20 minorenni in pratiche di autoerotismo mediante filmati in chat o videochiamate. Ha indotto 17 di esse (con 5 il tentativo è andato disatteso) ad atti di masturbazione o invio di nudo parziale/integrale. Ma i reati non si fermano qui: molto del materiale è stato condiviso con altri utenti, “tre o quattro”, sostiene l’imputato, che vanno ad aggiungersi un adulto ticinese (un 53enne già identificato). «Cosa avrebbe fatto se non fosse stato arrestato?”, ha chiesto il giudice Frequin Taminelli. “Sarei andato andato avanti per altri anni. È stato un bene per me”.
 
«Ha agito con leggereza e senza scrupoli». Per l’accusa la colpa è grave, per l'essere intervenuto in modo importante nella fase in cui si realizza la crescita psicofisica dei minori, «potendone avere almeno in parte averne alterato il libero sviluppo sessuale». Anche in base alla reiterazione degli atti e alla premeditazione (un vero e proprio «adescamento»), la pena richiesta è di 3 anni da espiarsi interamente. Pena che per la difesa non va oltre la media gravità, da cui una pena massima di 20 mesi da dedursi il carcere sofferto. «Esistono le condizioni perché sia applicata la condizionale», ha concluso l’avvocato d’ufficio, chiedendo l’immediata scarcerazione dell’assistito.
La sentenza è attesa per le 16 di questo pomeriggio.

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