Locarnese

Palacinema: patrimonio e germoglio

Il neo direttore Roberto Pomari su visioni e progetti per lo sviluppo della struttura. Sguardo internazionale e radici saldamente locali.

26 novembre 2018
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Quando afferma che «prima ci vogliono le idee forti», Roberto Pomari guarda fuori dalla finestra del suo ufficio al terzo piano del Palacinema e sembra abbracciare un territorio, prima che un contesto tecnico come quello dell’audiovisivo. E quando parla di «epicentro di un cambiamento» passa la mano sulla scrivania come a scombinare delle carte; o piuttosto a combinarle secondo il criterio di un ordine logico, funzionale all’ottenimento del massimo, partendo da ciò che si ha a disposizione.

La direzione del Palacinema che gli è appena stata affidata è, per quest’uomo di 63 anni già responsabile del settore di produzione e tecnica alla Rsi e poi direttore aggiunto dell’ente radiotelevisivo con Dino Balestra, l’impegno di un tecnico ma anche la passione di un locarnese. Il primo emerge dalle visioni che hanno immediatamente fatto presa sul Cda della Palacinema, mentre la seconda gliela si legge semplicemente negli occhi. «Abbiamo a disposizione un grande patrimonio – dice riferendosi alla struttura e ai suoi primi inquilini – il cui valore totale sarà superiore alla somma delle individualità». Sotto lo stesso tetto, ricorda, «riuniamo nomi e profili diversi (Cisa, Film Commission, Supsi, Rsi, Enjoy Arena) “beneficiati” di un nome e di un marchio dalla fortissima identità come il Locarno Festival. Si tratta di un “brand” mondialmente riconosciuto che facilita l’accesso ai rapporti con altre importanti realtà internazionali come possono essere il British Film Institute o l’Ina (l’Institut national de l’audiovisuel) di Parigi. Questo dialogo deve poi naturalmente svilupparsi su temi e progetti». Uno dall’enorme potenziale, iniziato da Pomari ancora in qualità di membro della Commissione culturale del Palacinema (formata anche da Tiziana Soudani, Theo Mäusli, Michele Mainardi e Thomas Geiser), è la messa in rete, tramite un primo convegno, di eccellenze a livello europeo nel settore dell’archiviazione audiovisiva come Rai Teche, Orf, lo stesso Ina, gli olandesi dell’Istituto dell’audiovisivo di Hilversum o il Cio di Losanna: «Nel “network” erano stati coinvolti anche la direttrice di Memoriav (la Fondazione svizzera per la conservazione dell’audiovisivo) e il direttore della Cineteca svizzera di Losanna, Frédéric Maire. Ebbene, sulla base di numerose sollecitazioni, un secondo convegno di natura più “ufficiale” si terrà al Palacinema la vigilia e il giorno di apertura del prossimo Locarno Festival. Allora avrò la mia funzione di direttore e potrò così cercare di favorire con ancora più determinazione la concretizzazione di progetti condivisi, “domiciliati” a Locarno». Il riferimento è ad esempio a «piattaforme digitali che coinvolgono patrimoni audiovisivi attualmente giacenti all’interno di fondi non ancora strutturati. Il primo, straordinario, è proprio quello del Locarno Festival, che verrebbe così messo in rete unitamente al cospicuo materiale sulla rassegna detenuto da altri». Questo, considera Pomari, «significa tessere trame digitali che portano un beneficio culturale non solo al Festival, ma all’intera comunità cinematografica internazionale». Si può inoltre pensare «a scambi e gemellaggi declinabili in convegni per la riscoperta di patrimoni importanti, magari in periodi di stanca turistica».

‘Ancorare’ i talenti locali

Un secondo obiettivo prioritario fissato da Pomari è «portare a Locarno, concretamente, ulteriori attori del settore audiovisivo ticinese e svizzero. Geograficamente il Ticino si sta trasformando nel senso già preconizzato 20 anni fa dall’architetto Galfetti: sta diventando una città. Sul piano organizzativo farà un salto importante quando beneficeremo, grazie agli investimenti delle Ffs, di una rete metropolitana (e, più in là, anche del fondamentale collegamento veloce A2-A13). Tutto ciò faciliterà enormemente gli spostamenti e la messa in rete anche fisica di queste realtà». Il primo esempio in questo senso è il Cisa, rileva il direttore: «Inizialmente era previsto a Locarno soltanto il terzo anno, mentre per una serie di contingenze fortunate – non tacendo i meriti della Palacinema Sa e del direttore che mi ha preceduto, Michele Dedini – adesso tutta la formazione è qui di casa. Questo significa vita, manifestazione di operosità e anche coinvolgimento della popolazione, che vede, sente e si confronta con questa presenza». Aggiungerne altre “stanziali” «significherebbe proporre delle alternative valide a chi dopo essersi perfezionato nell’audiovisivo deve per forza partire. Far rimanere qui questi talenti vuol dire arricchire il nostro patrimonio di competenze culturali».

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