Ticino7

Ciapa’n’puck: l'hockey come scuola di vita

Tra le montagne della Valle Onsernone, dove da sei anni genitori e figli giocano fianco a fianco

13 ottobre 2018
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Pubblichiamo un contributo apparso su Ticino7, disponibile anche nelle cassette di 20 Minuti per tutto il fine settimana.

Pensi all’hockey e inevitabilmente immagini uno sport duro, a tratti violento, che non guarda in faccia a nessuno. Non per animi gentili, insomma. Ma nel Locarnese c’è una squadra che è riuscita a portare sul ghiaccio papà con i loro figli, qualche mamma e anche alcuni «veterani». Un bell’esempio di attività sportiva intergenerazionale che ha quale scopo principale il divertimento e lo stare bene insieme. È proprio nata con questi obiettivi la squadra di hockey Ciapa’n’puck, costituitasi nel 2012 sul ghiaccio della pista di Vergeletto, in Valle Onsernone. Un progetto iniziato per gioco con qualche incontro la domenica mattina quando, per fare numero, «dovevamo far giocare chiunque». E così, oltre ai papà, sul ghiaccio sono comparse anche le consorti e i loro figli, per un totale di una decina di persone. «C’è chi ha messo i pattini per la prima volta a 40 anni», ci raccontano. Le prime pattinate, senza che i partecipanti nemmeno sapessero come vestirsi in modo corretto per questo sport. Qualche dritta da parte di un’esperta, già campionessa svizzera con la squadra del Lyss, ha permesso loro di perfezionare un po’ tecnica e abbigliamento e li ha ispirati a tentare l’avventura creando una vera e propria squadra.

Prendine, almeno un po’…

Il gruppo che era ormai cresciuto a una quindicina di persone aveva però bisogno di un nome. Le tante idee sono state selezionate tramite concorso interno, il quale ha permesso di battezzare la squadra Ciapa’n’puck. Un nome che è tutto un programma essendo un mix tra dialetto e inglese: si riferisce da una parte a prendere il disco (puck) ma, per assonanza, allude con ironia al fatto di subire tante reti. In effetti le prime partite contro altre squadre di dilettanti sono state contraddistinte da una quindicina di reti o più a incontro.

Ma i Ciapa’n’puck non si sono lasciati scoraggiare, anzi. Il solo fatto di aver trovato degli avversari con cui confrontarsi è stata una vittoria. Una delle maggiori difficoltà, infatti, risulta proprio essere la ricerca di compagini al loro livello e con gli stessi obiettivi. «In quegli anni abbiamo conosciuto una squadra luganese che si allenava a Faido e abbiamo lanciato l’idea di incrociare pattini e bastoni», spiega uno dei fondatori e portiere della squadra David Leoni. L’appuntamento fisso sul ghiaccio leventinese è dunque diventato un rito, in particolare per la possibilità di fare festa tutti insieme dopo aver sudato sul ghiaccio. Grazie alle partite con loro, a regolari allenamenti e a nuovi arrivi, piano piano la squadra è migliorata e negli anni ha ottenuto anche notevoli soddisfazioni e qualche vittoria, anche se non per forza sui gradini più alti del podio. Ma poco importa. La scorsa stagione i Ciapa’n’puck si sono aggiudicati il quarto rango al Torneo Vallerano in Onsernone, il terzo alla Onsernone Cup e il quarto posto a Wetzikon.

I social e la svolta «confederata»

Il ghiaccio di Faido ha permesso ai Ciapa’n’puck di farsi conoscere anche nel resto del Ticino, e sono arrivati i primi inviti a partecipare ad alcuni tornei (anche se non è mai arrivata una vittoria). La svolta è però giunta grazie a Facebook. La creazione di una pagina dedicata alla squadra li ha infatti pubblicizzati oltre Gottardo, con le prime partecipazioni ai tornei di Herisau (AR) e Wetzikon (ZH). «Ci siamo trovati a nostro agio perché a Nord delle Alpi è molto sentito il concetto di Plauschhockey, il piacere di giocare a hockey, seppur seguendo le regole tradizionali di questa disciplina» – spiega Michela Rauch, capitano della squadra. Un’altra spinta verso la notorietà l’ha poi data il Blick con la pubblicazione di un’intervista alla squadra. Sono fioccati inviti di ogni genere, uno tra tanti il torneo di hockey organizzato dai macellai del Canton Berna. E alcune compagini hanno anche accettato di venire in Ticino per sfidare gli «intrepidi» sul ghiaccio di Vergeletto o di Bellinzona.

Gli agganci oltre Gottardo sono stati fondamentali per i Ciapa’n’puck, in particolare – raccontano – perché nella Svizzera italiana risulta difficile trovare piste per allenarsi dopo il mese di febbraio o marzo. Diversa è invece la situazione nel resto della nazione, con piste pronte all’uso da parte di squadre più o meno professioniste su quasi tutto l’arco dell’anno. La notorietà ha pian piano sconfinato anche fuori dai confini svizzeri. «Siamo stati invitati in Irlanda, a Mosca e a San Pietroburgo per prendere parte a tornei amatoriali, ma abbiamo deciso di non partecipare ritenendo che il livello fosse troppo alto», racconta Massimo Dalessi, cofondatore e padre dello sniper Chris. Guardando al futuro, però, l’idea di partecipare a tornei interessanti è presente sotto forma di sogno nel cassetto. Altro grande desiderio è quello di riuscire a giocare in una pista di ghiaccio importante, come quella di Davos usata per il campionato di National League.

Scuola di vita

La squadra è ora composta da una ventina di persone, con un gap generazionale davvero notevole. Se il giocatore più giovane ha solo 10 anni, il più «maturo» è un 60enne. E il numero di membri potrebbe essere destinato a crescere considerando tutte le richieste di poter entrare a far parte della squadra. Merito della simpatia degli attuali componenti del gruppo? Sicuramente quella gioca un ruolo importante. «Ma si fanno avanti anche perché attirati dalla possibilità di giocare a hockey in modo più sicuro e con meno rischi di infortunio rispetto ad altri livelli di questa disciplina», anche se come in tutti gli sport qualche caduta è inevitabile. La loro filosofia è la seguente: giocare per divertirsi e saper perdere. «Non piace a nessuno perdere, e invece per noi è una sorta di credo sportivo». Affrontare le sconfitte sul ghiaccio si trasforma dunque in una scuola di vita reale, in particolare per i membri più giovani del team. Tra i bambini, infatti, soprattutto all’inizio si faceva strada un po’ di delusione quando gli avversari segnavano le reti. Ma imparare a perdere ha fatto parte dell’avventura, che consiste anche in tante condivisioni tra genitori e figli. Una sfida non facile, soprattutto negli anni dell’adolescenza. Invece la squadra di hockey, che al momento conta alcune presenze femminili, tra cui una mamma, ha permesso di consolidare i rapporti. «I bambini e i ragazzi si divertono tantissimo e dimostrano sempre molto entusiasmo, anche perché per loro è molto motivante riuscire a segnare delle reti contro squadre composte prevalentemente da adulti. Inoltre si fanno sempre delle belle risate a vedere noi, genitori, che giochiamo. Sono decisamente più bravi loro», racconta David Leoni. 

Anche i piccoli fanno grandi sogni

I giocatori della Ciapa’n’puck, che hanno ripreso gli allenamenti a fine estate, ora sono carichi per l’inizio della nuova stagione, previsto proprio in questi giorni. Da quel momento saranno impegnati con sfide quindicinali, e grazie al gemellaggio con una piccola squadra locale di giovani, le Aquile onsernonesi, potranno organizzare qualche partita e allenamento in più. Da marzo saranno poi attivi ancora per qualche mese con gli appuntamenti oltre Gottardo. Ma da chi è composto il pubblico delle partite di Plauschhockey nostrano? «Ci sono alcuni ’aficionados’ che vengono a vedere le partite casalinghe, e attiriamo anche l’attenzione di molti curiosi che ci seguono sui social. Inoltre veniamo apprezzati particolarmente in Svizzera tedesca», osserva Michela. E le amicizie tra team, in un ambiente così conviviale, sono inevitabili.

Dall’anno scorso il nuovo allenatore proveniente da Neuchâtel e con anni di esperienza alle spalle (ma senza contratto fisso) sta tentando di innalzare il livello tecnico e la preparazione atletica... bisognerà tenere d’occhio i risultati. Tra gli obiettivi di questa stagione, si fa strada però anche la volontà di organizzare un evento particolare tenuto per ora segreto. «Malgrado siamo delle schiappe, ci divertiamo e sogniamo in grande. Le buone idee non ci mancano, al contrario delle capacità sul ghiaccio», dichiarano con il sorriso.

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