Locarnese

Notti brave a Cimalmotto

Il 'rave party' lungo un weekend in Valle di Campo – a base di musica, alcol e droga –, nelle testimonianze di residenti e autorità

10 ottobre 2018
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«Era un ritmo battente che ti entrava sottopelle. Così, per ore e ore, senza interruzioni. Ed è durato due notti. Ci sembrava di impazzire». È ancora vivo, in Franco (il nome vero è noto alla redazione), il ricordo del “rave party” che a fine settembre aveva “ravvivato” il weekend nella Valle di Campo. Un “rave” tenutosi in una zona molto discosta, passato praticamente inosservato a chi non si trovasse a quelle latitudini, ma che grazie a poche testimonianze dirette “laRegione” può ricostruire, soprattutto – ed è questo l’elemento più interessante – nella sua straordinaria entità.

Franco, proprietario di un rustico a Cimalmotto, ricorda dunque, come fosse ora, quel “tuz tuz” proveniente dal basso, udito la prima volta il venerdì sera. «Erano le dieci, dieci e mezzo, e con mia moglie ci stavamo riposando in quella che normalmente è la nostra oasi di tranquillità. Ma quella sera no: entrava in casa un rumore continuo, sordo, insistente; sembrava un vecchio motore diesel. Ci abbiamo messo poco a capire che non era un motore e che proveniva dal fondovalle, dalla zona della “Geretta” di proprietà patriziale, circa 2 chilometri in linea d’aria da dove ci trovavamo noi. L’essenziale, comunque, è che quell’incubo non finiva mai». I bassi, infatti, avevano continuato a “sparare” senza interruzione fino al mattino. «Alle 8, dopo una notte completamente insonne, siamo usciti per capirci di più e dal sentiero per Magnello abbiamo scorto, in basso, l’accampamento con il gazebo e tutto quanto. L’impressione è che ci fosse un sacco di gente. E la musica continuava imperterrita. Verso le 10, per fortuna, come d’incanto è tornata la pace».

La stessa pace anelata, per tutta la notte precedente, da Ivo (anche in questo caso il vero nome è noto alla redazione), che con la moglie si trovava proprio sull’alpe Magnello: «Magnello è un nucleo di una ventina fra stalle e rustici a 1’800 metri di altitudine – dice – ma sembrava di essere nell’atrio di una discoteca. Quei bassi, portati in alto dalle termiche, battevano e battevano, ora dopo ora, e la sensazione di non poterci far niente era veramente pesante. Volevamo scendere, andarcene, tanto quella musica, assordante e ripetitiva, era onnipresente. Un vero incubo».

Un incubo che avrebbe potuto interrompersi dopo la prima notte, visto che Franco sabato pomeriggio aveva preso contatto con un municipale: «Gli ho scritto un messaggio e lui mi diceva di non saperne nulla, ma che si sarebbe informato. Poi ho saputo che il sindaco si era recato sul posto per richiamare i festaioli alla calma. Fatto sta che sabato sera la festa è ricominciata tale e quale ed è andata avanti fino a domenica mattina. Poi, su mia richiesta, è intervenuta la Polizia. Ma oramai erano le 10 e la grande carovana si stava disperdendo».

Franco e Ivo riflettono sul fenomeno: «A quanto pare questi “rave” sorgono dal nulla, da un contesto “sotterraneo” che sfugge al controllo della gente diciamo comune. I ragazzi si danno appuntamento su internet e l’ubicazione, con tanto di coordinate Gps, viene fornita all’ultimo momento. Poi da lì in avanti parte la grande onda. Un movimento invisibile come questo non può anche rimanere senza regole, come chiaramente apparso nel caso di Cimalmotto. Circolano alcool e sostanze – questo è pacifico – e scegliere una zona discosta significa isolarsi anche in caso di emergenza sanitaria. L’ambulanza ci mette un’ora e un quarto a salire dal piano».

Senza dimenticare l’aspetto della sicurezza e quello dell’igiene: «Pensiamo a qualche centinaio di ragazzi sul posto per due giorni e due notti. Beh, avranno i loro bisogni da fare, ma sul fondovalle non esistono gabinetti fissi né tantomeno “Toi Toi”. Le incognite di questi raduni sono insomma moltissime, e potenzialmente pericolose».

‘Avevano il permesso del contadino. C’erano auto dal Belgio e dall’Italia’

Mauro Gobbi, sindaco di Campo Vallemaggia, conferma di essersi recato sul posto sabato pomeriggio: «Avevamo avuto una segnalazione da parte di un cacciatore. Parlo al plurale perché con me c’era il segretario del Patriziato – ente proprietario del terreno –, di cui io, tra l’altro, sono il presidente». Giunti sul fondovalle di Cimalmotto, Gobbi ricorda di aver «cercato un interlocutore. Si è presentato un ragazzo che ha subito chiarito di non essere lui, l’organizzatore dell’evento. Lo era una ragazza che rappresentava una non meglio precisata casa discografica svizzero-tedesca». Sindaco e segretario patriziale si erano informati sul perché e il percome tutta quella ressa si fosse accampata proprio lì, e con il permesso di chi. «Il giovane ci ha risposto che avevano preso contatto con il contadino che, in affitto dal Patriziato, ha la gestione dei pascoli. Lui, probabilmente senza rendersi bene conto della portata della cosa, aveva dato il suo assenso, raccomandandosi di rimanere, per così dire, entro i limiti». Limiti che stando al sindaco «non erano stati superati, almeno per quanto riguarda la pulizia. C’erano alcuni fazzoletti per terra, questo sì, ma non ricordo di aver visto chissà quale sporcizia o una situazione di degrado». Probabilmente perché era ancora pomeriggio e la festa sarebbe ricominciata di lì a qualche ora. Mauro Gobbi precisa che «quanto a noi, abbiamo chiesto di abbassare il volume della musica per evitare al massimo ogni tipo di disturbo». Una cosa che aveva stupito il sindaco è stata «osservare targhe dal Belgio e dall’Italia. Lassù, quindi, si erano dati appuntamento giovani non soltanto locarnesi o ticinesi».

Polcom e cantonale sul posto

La visita della polizia, la domenica mattina, viene intanto confermata dal comandante della Polcom di Locarno, Dimitri Bossalini: «Siamo intervenuti, su segnalazione, unitamente alla polizia cantonale, quando ormai la festa era in una fase di “smobilitazione”. Avevamo comunque proceduto con tutti gli accertamenti necessari e non era stata notata una particolare situazione di disordine. I giovani, interrogati circa la richiesta e l’ottenimento dei permessi, ci avevano detto che v’era stata un’autorizzazione verbale da parte del sindaco». Sindaco che oggi, in questo senso, ricorda: «Avevamo chiarito che per eventuali successive feste sarebbe stato necessario fare una richiesta preventiva a chi di dovere. Starà poi a noi decidere se concedere l’autorizzazione o meno. Adesso come adesso propendo chiaramente per il “no”».

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