Locarnese

Losone, fronti opposti per il ritorno dei richiedenti l'asilo

Dibattito pubblico in vista della votazione consultiva del 10 giugno, tra questioni umanitarie, sicurezza e timori

(Ti-Press)
8 maggio 2018
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È partita la campagna in vista del voto consultivo del 10 giugno prossimo a Losone: i cittadini sarannno chiamati ad esprimersi sulla riapertura temporanea (dal 2019 al 2022/23) del Centro federale di registrazione per richiedenti l’asilo all’ex caserma. Lo stabile principale dell’ex piazza d’armi, che ora appartiene al Comune, sarà affittato dalla Sem per 600 mila franchi annui. Ieri sera favorevoli e contrari si sono scontrati davanti a un folto pubblico al Centro la Torre. Al tavolo dei relatori il sindaco Corrado Bianda, la direttrice supplente della Segreteria di Stato della migrazione (Sem) Barbara Büschi, la capo regione Sem Micaela Crippa, i consiglieri di Stato Norman Gobbi e Paolo Beltraminelli e i due esponenti del ‘Comitato per il No’ Orlando Guidetti e Flavio Laffranchi. Moderatore il già consigliere di Stato Luigi Pedrazzini. Büschi ha ricordato che le nuove procedure di registrazione ridurrano tempi e costi e che Losone è il progetto prioritario in attesa del Centro definitivo in zona Pasture, tra Balerna e Novazzano. Nella località sulla destra della Maggia, ha affermato Crippa, alloggeranno migranti registrati a Chiasso e che saranno nella fase di esame della richiesta. Quelli già respinti o quelli renitenti, quindi i casi potenzialmente più problematici, saranno ospitati in altri Centri della Svizzera.

Una fase ‘bis’

La precedente esperienza del Centro di Losone, che è rimasto attivo per tre anni fino allo scorso autunno, è stata positiva, ha affermato Büschi. E Crippa ha aggiunto: «I migranti saranno occupati, come in passato, con lavori domestici nell’ex caserma o di utilità pubblica, ma anche in attività sportive o in lezioni di lingua. La Securitas vigilerà 24 ore su 24». I due Consiglieri di Stato hanno spiegato quale sarà il ruolo del Cantone e hanno garantito un occhio attento alla sicurezza (Gobbi) e una costante vigilanza dei flussi migratori, che vengono gestiti secondo i parametri della legge federale (Beltraminelli). Bianda, dal canto suo, ha illustrato le ragioni del Municipio: oltre a quelle umanitarie, ci sono quelle pratiche, legate a un contratto d’affitto che soddisfa l’ente pubblico (garanzie di disdetta e possibilità di portare avanti comunque la pianificazione del comparto). Senza dimenticare i posti di lavoro, una trentina, e le ricadute dirette. Per Guidetti nei tre anni passati vi sono stati in verità taccheggi ed episodi di violenza, in parte mai rivelati. Tra i rischi possibili il deterioramento della qualità di vita e dell’immagine turistica della località, come pure il pericolo della trasmissione di eventuali malattie contagiose. Mentre per Laffranchi l’ex caserma è ormai inabitable e fatiscente, con enormi sprechi energetici. Diversi gli spunti giunti dalla sala. C’è chi ha posto l’accento sul lato umanitario e sugli effetti positivi di un’accoglienza coordinata e ben pianificata; altri, invece, hanno manifestato timori di un afflusso senza limiti di stranieri, paventando l’arrivo di falsi rifugiati. Crippa ha risposto: «Non è previsto un tetto massimo nella nostra tradizione umanitaria. Comunque solo le persone che necessitano protezione la otterrano; gli altri verranno allontanati in tempi brevi». Il consigliere di Stato Manuele Bertoli (presente come losonese) ha sollecitato i concittadini a dare un contributo piccolo a un problema enorme, compiendo un atto civile. Dal fondo della sala qualcuno ha chiesto: «Quanto è cambiato il tran-tran quotidiano dei losonesi nei 3 anni di presenza dei migranti? Poco o nulla: abbiamo fatto le solite cose, senza impedimenti». Il medico cantonale Giorgio Merlani, seduto in prima fila, ha voluto rassicurare sul tema delle malattie trasmissibili: per molte di queste i ticinesi sono vaccinate, per altre, come la scabbia, i migranti vengono esaminati a Chiasso e quindi curati prima di essere assegnati ad altri alloggi.

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