Cugnasco-Gerra

Acqua non potabile per sei giorni, il ruolo del Laboratorio cantonale

(Samuel Golay)
20 settembre 2016
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Sei giorni senz’acqua potabile per gli abitanti di tre comuni del Locarnese (Cugnasco-Gerra P., Lavertezzo e Gerre di Sotto). Una situazione difficile, che settimana scorsa ha messo a dura prova la pazienza della popolazione e che ha coinvolto diversi enti, impegnati nella distribuzione d’acqua e nella ricerca di soluzioni. Sul campo anche il Laboratorio cantonale. Abbiamo posto alcune domande a Valeria Cavalli, vicechimica.

Quali le modalità d’intervento per l’inquinamento in alcune località del Piano?
Siamo un’autorità di vigilanza sulle aziende che distribuiscono derrate alimentari, in questo caso acqua potabile. La responsabilità di rispettare e mettere in atto gli obblighi dettati dalla legislazione spetta esclusivamente alle aziende. Se le stesse hanno il sospetto che l’acqua non sia potabile, devono informare cautelativamente gli utenti, prima ancora di avere le conferme dalle analisi. Sarà poi, ancora, l’azienda a dover identificare l’origine del problema, eliminando le cause e ripristinando una situazione di conformità. Nel caso dell’inquinamento nel Locarnese, viste le dimensioni del fenomeno, siamo intervenuti prontamente a supporto dell’azienda e per effettuare le analisi. Non tanto come autorità di vigilanza e nemmeno per confermare l’inquinamento, già evidente a causa dell’odore, quanto piuttosto per monitorare l’efficacia delle misure prese, confermare la risoluzione del problema e soprattutto per limitare al massimo i disagi per l’utenza.

Quali sono i vostri tempi?
È importante comprendere che si tratta di analisi complesse, con tempi tecnici che possono arrivare anche a svariati giorni. Un nostro reparto ha lavorato sodo per un’intera settimana affinché il problema fosse risolto il prima possibile. E rilevo con soddisfazione che tale impegno è stato riconosciuto anche dalle autorità dei comuni interessati.

Il ruolo del Laboratorio si è già esaurito o ci saranno costanti controlli e monitoraggi? E per quanto?
Il vero nostro ruolo inizia ora. Si tratta di chiarire e identificare cosa non abbia funzionato nella gestione delle aziende coinvolte e stabilire se vi siano state delle infrazioni. In primis bisognerà verificare eventuali lacune nel sistema di autocontrollo delle aziende coinvolte, che dovranno dimostrarci di aver fatto tutto il possibile per evitare quanto successo. Da parte nostra non è da escludere che procederemo a prelievi ufficiali per verificare la situazione. D’altra parte il monitoraggio spetta alle aziende. Fortunatamente, nel caso che ha interessato il Locarnese la fonte dell’inquinamento è stata identificata e rimossa.

Come avete collaborato con gli altri enti?
Molto bene. Determinante in queste situazioni è una comunicazione chiara e trasparente, per permettere a tutti di agire nel proprio ambito di competenze nel miglior modo possibile e nell’interesse di tutti i cittadini.

Alcuni campioni sono stati mandati a Zurigo. Come mai?
L’analisi chimica di un’acqua potabile si esegue su una moltitudine di parametri. Alcuni vengono ricercati nella nostra sede di Bellinzona, ma per altri sono necessarie apparecchiature molto costose di cui non disponiamo e per le quali ci appoggiamo a laboratori esterni specializzati.

È stato un caso eccezionale?
L’eccezionalità è legata al numero, assai rilevante, di utenti toccati dal problema. Purtroppo dal nostro punto di vista non è stato eccezionale: la storia, anche recente, annovera altri casi d’inquinamento dell’acqua potabile da idrocarburi o altri contaminanti chimici.

Quale il vostro ruolo nell’inchiesta?
Sarà nostro compito determinare le responsabilità delle tre aziende coinvolte in relazione all’applicazione della legislazione sulle derrate alimentari. Il resto è di competenza della magistratura.

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