Locarnese

Dario Neron, romanziere locarnese vince a Torino

Un momento della premiazione
2 giugno 2016
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Ventottenne architetto paesaggista di Locarno, un piede in Ticino e uno nella Svizzera interna (per motivi lavorativi), Dario Neron ha vinto il concorso letterario ‘InediTO - Colline di Torino 2016’, competizione giunta alla quindicesima edizione e promossa dall’associazione culturale “Il Camaleonte” di Chieri, località alle porte del capoluogo piemontese. Questo concorso rappresenta un’importante occasione per autori di opere inedite in lingua italiana a tema libero, forte anche di un contributo di 1’500 euro finalizzato alla pubblicazione del manoscritto vincente attraverso una casa editrice (scelta che può includere anche la ‘Camaleonte Edizioni’ legata al premio). L’opera di Neron intitolata “L’uomo sul balcone di cemento” è risultata prima classificata nella categoria ‘romanzo’, meritandosi così la vetrina della prestigiosa Fiera del libro di Torino, sede della premiazione. Storia di un «antieroe cinquantasettenne sull’orlo del baratro, che esagera con il bere e inizia ad avere qualche problema a riconoscere la realtà come tale» – così definisce il suo personaggio il giovane locarnese – la bontà di questo scritto di circa duecento pagine ha convinto tanto il padrino del premio Davide Rondoni quanto la giuria tutta, composta da una nutrita rappresentanza del panorama culturale italiano, nomi della musica e dello spettacolo inclusi (Red Ronnie e Morgan, nello specifico). Già cimentatosi nell’arte come pittore e musicista, Neron ha progressivamente identificato nella scrittura il suo elemento naturale, «una passione nata cinque anni fa con racconti brevi e poi romanzi, per superare le crisi post-adolescenziali», in un approccio da lui definito «catartico». L’architetto-romanziere ha ambizioni grandi, ma ponderate: in primis, trovare un editore, perché «è vero che oggi chiunque può pubblicare un libro, ma l’editore è ancora sinonimo di serietà, autorevolezza, credibilità, nonostante le potenzialità di internet». Sufficientemente autoironico, al riparo da sbornie di successo improvviso e in procinto di sposare anche la lingua germanica, Dario assicura che «il bisogno di scrivere non finirà. Per me è come una terapia. Anzi, sono certo di avere risparmiato dei soldi...».

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