Bellinzonese

Officine Ffs, la fase di transizione preoccupa gli operai

In vista della Piattaforma chiesta trasparenza sulle mansioni previste a Castione, sulla formazione in vista del 2026 e sui posti di lavoro

(Ti-Press)
16 dicembre 2022
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Sta suscitando preoccupazione fra le maestranze delle Officine Ffs di Bellinzona l’assenza di dettagli su come verrà organizzata la fase di transizione verso il nuovo stabilimento previsto dal 2026 a Castione con un investimento di 580 milioni di franchi. Diversi gli interrogativi che verranno sollevati lunedì prossimo durante la Piattaforma di discussione che riunisce i vari partner ferroviari, istituzionali e sindacali. Domande – per il momento senza risposte – emerse questa mattina durante una ben frequentata assemblea dei lavoratori. Come spiegano ai media i rappresentanti della Commissione del personale allargata, preoccupa il silenzio delle Ffs e del nuovo direttore dello stabilimento Gian-Paolo Lepori entrato in servizio ad agosto. Da qui il conferimento di mandato alla Cope allargata, deciso durante l’assemblea, affinché la richiesta di chiarimenti sia portata in Piattaforma, con la speranza di ottenere risposte esaurienti.

Domande senza risposta

La preoccupazione di fondo riguarda le modalità con cui gli operai saranno formati per affrontare, con le dovute competenze tecniche, le nuove mansioni previste a Castione nella manutenzione dei moderni elettrotreni. Il 2026 è dietro l’angolo, il tempo stringe, e molti si chiedono quali siano in effetti le mansioni stabilite in base al piano industriale, quali profili professionali saranno necessari per soddisfarle, come i dipendenti saranno selezionati, in base a quali criteri e capacità. E cioè se avranno un peso gli attestati federali di capacità ed eventuali successive specializzazioni, o se verranno privilegiate le competenze acquisite anche in assenza di formazioni certificate. E ancora: con quali modalità e tempistiche verrà impartita la nuova formazione. Pure da chiarire – partendo dalla garanzia più volte ribadita dalle Ffs che non verranno operati licenziamenti – se effettivamente tutti gli attuali operai assunti a tempo indeterminato avranno una collocazione a Castione; e se vi saranno concrete possibilità di assunzione anche per i molti interinali in attesa di un posto fisso. Il timore è che si procederà tramite concorsi, i quali finirebbero per escludere attuali dipendenti favorendo degli esterni.

Le garanzie chieste

In definitiva i timori riguardano il fatto che le 360 unità a tempo pieno previste a Castione – peraltro non è ben chiaro se sin dal 2026 o a partire dagli anni successivi – potrebbero non contenere tutti gli attuali dipendenti dello stabilimento cittadino (grande manutenzione) e di Pedemonte (piccola), anche escludendo tutti coloro che nel frattempo saranno pensionati o cambieranno spontaneamente datore di lavoro. Quattro le richieste formalizzate oggi e da portare in Piattaforma: che sia trasferito a Castione "tutto il personale, indipendentemente dal tipo di contratto, salvaguardando così gli attuali posti di lavoro". Che siano "rilevate le competenze di ciascun lavoratore e analizzate le singole necessità di formazione in relazione alle mansioni previste". Questa fase "dovrà essere svolta da un gruppo tripartito costituito entro fine gennaio 2023 e composto da Ffs, Cope allargata e Divisione formazione del Decs". Infine la fase di transizione, la formazione e la nuova struttura "dovranno tornare a essere discusse nei gremi previsti dall’accordo tra Ffs e Cope allargata". E meglio: "Non intendiamo delegare alle Ffs e a nessun’altra entità il compito di decidere unilateralmente il nostro futuro, ma vogliamo partecipare attivamente quale parte in causa". Non sarà dunque ammessa alcuna decisione calata dall’alto.

Tra fuggi-fuggi e incognite

«È da marzo che non si riunisce più l’apposito gruppo di lavoro. Oltre al silenzio calato sulla fase di transizione per la quale sono stati stanziati 8 milioni di franchi – sottolinea il presidente della Cope Ivan Cozzaglio – preoccupa anche il fuggi-fuggi generale fra i quadri di livello superiore». Gianni Frizzo, presidente dell’associazione Giù le mani dall’officina, evidenzia anche che «non esiste nemmeno più l’Ufficio del personale. Chi gestirà dunque la fase di transizione? E chi ne verificherà il corretto svolgimento?». Angelo Stroppini (Sindacato personale dei trasporti, Sev) non esita a parlare di «incertezza e disorientamento fra gli operai». Matteo Pronzini di Unia osserva infine che recentemente – nell’ambito di una serie di nuovi investimenti per circa 10 milioni di franchi – è sorto nello stabilimento cittadino un nuovo capannone di 220 metri per la manutenzione dei treni Astoro dal prossimo gennaio: «Questo mentre in passato le Ffs per giustificare la scelta di Castione hanno sempre sostenuto che in città non vi sia spazio a sufficienza per ospitare i moderni e lunghi convogli…».

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