Bellinzonese

Ex sindaco condannato per impiego di stranieri senza permesso

Pena pecuniaria sospesa per un 68enne, già alla guida di un Municipio leventinese, reo di aver ingaggiato un cittadino serbo non autorizzato a lavorare

(Keystone)
26 settembre 2022
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È stato condannato a una pena pecuniaria sospesa per due anni (15 aliquote giornaliere da 440 franchi) l’ex sindaco di un Comune della Leventina oggi giudicato colpevole di infrazione alla Legge federale sugli stranieri. La giudice della Pretura penale di Bellinzona, Petra Vanoni, ha stabilito che la sua colpa è stata quella di aver impiegato, nel periodo tra gennaio e metà giugno 2018, un 52enne cittadino serbo quale giardiniere e tuttofare presso la propria abitazione e un noto grotto di Tenero di cui è proprietario e titolare, per un totale di 70 ore complessive, benché il 52enne fosse privo del necessario permesso per lavorare in Svizzera. La vicenda ha inizio nel 2015 quando il 52enne (secondo imputato del processo, pure condannato per lo stesso reato a una pena pecuniaria sospesa di 15 aliquote da 40 franchi) era arrivato in Ticino dove si è sposato con una donna con permesso C che già lavorava in un albergo leventinese di proprietà dell’ex sindaco. A questo punto il 52enne ha presentato una domanda per l’ottenimento di un permesso B per ricongiungimento famigliare, che gli è stato però negato dall’Ufficio cantonale della migrazione. Ufficio che non ha rinnovato nemmeno quello della moglie. L’uomo ha quindi dapprima interposto ricorso (respinto) al Consiglio di Stato, appellandosi in seguito anche al Tribunale cantonale amministrativo (Tram), che solo ad agosto 2021 – a sei anni dalla prima richiesta e a più di tre dai fatti contestati dalla Procura – ha infine ribaltato il verdetto e concesso il permesso, rinnovando nel contempo anche quello della moglie. Nel mentre, in una vicenda confusa e complicata in cui si sono intrecciate questioni penali e amministrative, anche un decreto d’abbandono in merito al presunto matrimonio fittizio della coppia.

La difesa chiedeva il proscioglimento

Battutasi per il proscioglimento, la difesa rappresentata dall’avvocato Laura Loser ha posto l’accento sull’effetto sospensivo concesso al ricorso interposto al Tram dopo il diniego del rilascio del permesso: per la difesa, in attesa di una decisione definitiva, il 52enne poteva lavorare. Tuttavia, come infine sancito dalla Pretura, l’effetto sospensivo si limitava unicamente all’obbligo di dover lasciare la Svizzera, e non dava l’opportunità di esercitare un’attività lucrativa. Qualcosa di cui l’imputato – ha continuato la giudice prima di pronunciare la sentenza – avrebbe dovuto rendersi conto in maniera chiara quando a fine 2017 è stato fermato dalla polizia in uscita dall’autostrada, con gli agenti che avrebbero fatto capire la situazione all’uomo.

‘È stato un gesto di solidarietà’

L’inchiesta era scattata a metà giugno del 2018 nell’ambito di un controllo al grotto di Tenero da parte dell’Ufficio dell’ispettorato del lavoro, al quale è seguito l’interrogatorio in polizia del 52enne sprovvisto di permesso e l’avvio dell’inchiesta. Pochi mesi dopo il 68enne si era dimesso dalla carica di sindaco, pur se l’intenzione di lasciare la politica era già stata comunicata da tempo. Alla guida dell’esecutivo leventinese per quasi trent’anni, ha riconosciuto in aula che ai tempi dei fatti era a conoscenza del fatto che il 52enne, con il quale ha detto di avere un rapporto di amicizia, non era stato concesso alcun permesso e che ancora pendeva il ricorso. La giudice Petra Vanoni ha tuttavia creduto alla buona fede dell’ex sindaco, il quale ha affermato di aver ingaggiato l’uomo per aiutare la coppia ad arrotondare. «Per loro era fondamentalmente impossibile vivere qui con il solo salario percepito dalla moglie – ha affermato il 68enne –. Non sono una persona insensibile a queste cose, ed evidentemente non volevo che lui dovesse tornare in Serbia. E quindi di tanto in tanto gli facevo fare qualche lavoretto, dandogli una sorta di mancia per aiutarli a sbarcare il lunario. L’ho fatto unicamente per questo motivo, perché altrimenti avrebbero rischiato di non farcela».

Pena dimezzata

Per quanto riguarda la commisurazione della pena, la giudice Petra Vanoni ha ridotto da 30 a 15 le aliquote a carico dei due imputati, dimezzando dunque la proposta del procuratore pubblico Pablo Fäh, non presente al dibattimento odierno e al cui decreto d’accusa si erano opposti i due imputati. Per Vanoni ci sono le circostanze per configurare il reato, ma per dolo eventuale, in un contesto in cui è stata apprezzata la sincerità degli imputati. La giudice, parlando di un’attività ridotta e non particolarmente importante riferendosi alle 70 ore complessive di impiego, ha creduto al gesto di solidarietà del 68enne, giudicando positiva la sua prognosi dal momento che mai in passato aveva avuto problemi con i suoi numerosi dipendenti.

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