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Il Cantone valuta come sostenere finanziariamente la Spab

Il Dipartimento della sanità e socialità ha avviato una raccolta dati per comprendere come sostenere l’operato della Protezione animali di Bellinzona

Emanuele Besomi ritratto al rifugio della Spab a Gnosca
(Ti-Press (archivio))
1 febbraio 2022
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Una manciata di volontari che si occupano di un migliaio d’interventi all’anno in quasi cento Comuni ticinesi e un picchetto attivo 24 ore su 24. La pressione sulla Società protezione animali di Bellinzona (Spab) è grande e la paura di dover un giorno, per mancanza di forze, rinunciare a coprire alcune zone aveva spinto un anno fa il presidente Emanuele Besomi a lanciare l’allarme e a scrivere al Governo per sollecitare un incontro e trovare soluzioni. L’incontro è arrivato e si è tenuto lunedì: «Il Dipartimento della sanità e socialità (Dss) ha preso a cuore il problema e ci sta lavorando da qualche settimana», afferma Besomi con soddisfazione. Presenti il veterinario cantonale Luca Bacciarini, la veterinaria cantonale aggiunta Chiara Menegatti, il direttore della Divisione della salute pubblica Paolo Bianchi e la giurista Kathrin Erne. «Il veterinario cantonale ha riconosciuto il valore della nostra società, la nostra capacità interventistica e l’ottima collaborazione con il suo Ufficio», fa presente Besomi. Il Dss ha dal canto suo riconosciuto la necessità che vi siano enti in grado di occuparsi degli animali, poiché anche il Cantone stesso fa capo ai loro servizi. «Conosciamo il lavoro prezioso svolto dalla Spab, che offre una prestazione non solo per i compiti di salute pubblica e protezione animali di cui è competente l’Ufficio del veterinario cantonale, ma anche verso altri servizi dello Stato, basti pensare al recupero di selvaggina», afferma il direttore della Divisione della salute pubblica Paolo Bianchi. Il tema della salute pubblica, aggiunge il coordinatore del Dss, riguarda in particolare casi di sequestro di animali importati illegalmente, con tutta una serie di criticità che ne conseguono in termini di malattie infettive. La Spab si è sempre basata su un sistema di volontariato o di contributi modesti, quando possibile da parte dell’utente che beneficia del servizio. «Comprendiamo dunque le difficoltà che vi sono a continuare con questo sistema e riteniamo quindi doveroso entrare in materia su un diverso tipo di finanziamento che tenga conto di una raccolta di dati sul tipo d’intervento, sull’utente beneficiario e sui costi delle prestazioni. Si tratterà poi di valutare il possibile contributo dello Stato in un’ottica di sussidiarietà, in funzione del grande supporto di volontariato e anche delle donazioni su cui può contare la Spab», aggiunge. Quanto alla tempistica, «l’obiettivo è di ritrovarsi nei prossimi mesi con un catalogo di prestazioni e una bozza di un possibile mandato ufficiale. Occorrerà poi comunque tener conto delle risorse finanziarie a disposizione del Cantone», conclude Bianchi.

Quantificare le prestazioni

Attualmente è in corso da parte del Dss una raccolta dati che permetterà di stabilire il volume di lavoro svolto dalla Spab e i relativi costi, affinché il Cantone possa definire in che maniera riconoscerne finanziariamente l’operato. In particolare il Dipartimento dovrà quantificare le prestazioni richieste dall’Ufficio del veterinario cantonale nell’arco di un anno, di che tipo e quanti giorni di pensione nel rifugio per cani sequestrati sono stati richiesti. Vi sarà poi la raccolta dati presso la polizia, per capire in un anno quante prestazioni, e di che tipo, ha richiesto alla Spab; lo stesso discorso verrà affrontato con l’Ufficio caccia e pesca e i servizi sociali.

‘Attivare percentuali remunerate’

Dal canto suo Besomi non mira a trasformare la Spab in un servizio statale: «Tuttavia un riconoscimento maggiore, corretto e giusto per le prestazioni che siamo in grado di fornire, ci permetterebbe di attivare delle percentuali lavorative remunerate». A tal proposito il presidente Spab ricorda che in Ticino vi sono 33mila cani, i cui proprietari oltre a pagare la tassa generano anche un indotto economico di milioni di franchi. «Basti pensare ai veterinari che curano i cani, al cibo per animali, alle toelettature, ai negozi che vendono oggetti per animali, agli educatori cinofili e alle pensioni per animali», osserva Besomi. La presenza di molti animali sul territorio, fa presente, comporta però anche dei bisogni e delle necessità a cui bisogna poter rispondere. E dato che ci sono troppo pochi volontari che si occupano degli interventi, il presidente della Spab coglie l’occasione per rinnovare l’invito alle persone maggiorenni, auto munite, residenti principalmente nel Bellinzonese ma anche nel Luganese e Mendrisiotto, affinché si mettano a disposizione per eseguire interventi di soccorso nell’arco della giornata o di notte. L’appello è quello di entrare a far parte – dopo un’apposita formazione interna – di un gruppo di picchetto pronto a intervenire 24 ore su 24 operando a turni. Un altro problema con cui è confrontata la Spab è che molti suoi volontari sono ormai sulla settantina, e se per ora riescono ancora a garantire un importante apporto, non si sa per quanto potranno continuare a farlo. Da qui l’appello rivolto ai giovani.

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