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Enti autonomi Bellinzona, ‘spazio alle competenze’

La maggioranza commissionale stronca le 5 mozioni Verdi/Mps ma propone un’apertura. La minoranza: ‘Basta con le vecchie glorie’

Palazzo Civico
(Ti-Press)
15 novembre 2021
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Nomina dei Consigli direttivi dei cinque Enti autonomi di Bellinzona: le norme attuali – secondo cui la nomina compete al Consiglio comunale ma i nominativi vengono proposti dal Municipio senza che il Cc possa avanzarne altri – è abbastanza corretta e non va modificata come invece richiesto dalle cinque mozioni presentate dal gruppo Verdi/Mps/Fa per gli enti Sport, Teatro, Musei, Amb e Carasc. Tuttavia il Municipio è invitato ad adoperarsi “affinché in futuro si possano superare le strette barriere partitiche, privilegiando ancor di più soprattutto le competenze specifiche dei candidati proposti”. Dopo l’esecutivo, che nelle proprie osservazioni preliminari indica la necessità di avere almeno un municipale in ciascun Direttivo (contro i due/tre designati nelle passate legislature), ora anche in Cc la maggioranza della Commissione legislazione la pensa allo stesso modo, invitando perciò il plenum a bocciare le mozioni. Le quali partendo dal concetto ‘Basta lottizzazione dei posti tra partiti presenti in Municipio’, mirano a modificare gli statuti degli enti sulla modalità di nomina, affinché la stessa venga come oggi fatta dal Cc ma senza più proposte del Municipio; sarebbero dunque i membri del Cc a proporre i candidati, garantendo il diritto di candidarsi a ogni maggiorenne domiciliato in città presentando il curriculum vitae. Proposta formulata dopo che a inizio legislatura durante la seduta costitutiva del Cc si era scatenata la bagarre al momento di rinnovare i cinque Direttivi, in alcuni dei quali l’esecutivo proponeva come in passato due/tre municipali. Emblematico il ‘caso’ dell’Ente Sport per il quale l’esecutivo ha poi fatto retromarcia riducendo i suoi rappresentanti da tre a uno.

‘Emanazione del potere esecutivo’

Gli Enti autonomi – esordisce ora la maggioranza della Legislazione nel rapporto di Emilio Scossa-Baggi (Ppd) – sono un’emanazione del potere esecutivo, voluti per sgravare il Municipio dalla gestione di attività operative. Da qui la convinzione che il Municipio “debba poter mantenere sugli stessi enti una sorta di controllo e di presenza costante ai suoi interni e con conoscenza di causa”. Quanto all’aspetto delle competenze che i rappresentanti eletti nei Direttivi dovrebbero disporre indipendentemente dalla loro appartenenza partitica, la commissione ritenendo che la competenza “dovrebbe costituire un requisito da privilegiare” auspica unanime che in futuro “se ne possa tener conto a tutti gli effetti”.

‘Mantenere una rappresentanza partitica’

Pollice verso invece a riversare sul Cc anche la competenza di proposta dei candidati: “Si conviene infatti che se il Consiglio direttivo di un Ente autonomo è considerato l’emanazione di un esecutivo, le proposte dei propri rappresentanti devono logicamente poter essere fatte dallo stesso, mantenendone nel limite del possibile un’identica rappresentanza partitica, sebbene ciò non andrebbe ritenuto vincolante. Si comprende pertanto che eventuali proposte di membri appartenenti a gruppi politici non rappresentati in Municipio, indipendenti, o ancora esterni, non possano trovare molto spazio in un contesto del genere”. Sull’eventualità di lasciare al Cc la proposta delle candidature, la sua applicazione viene giudicata “estremamente laboriosa e dispendiosa (con discussioni infinite sulla prevalenza delle competenze dei singoli candidati), nonché complicata da gestire a livello di votazioni in Cc a scrutinio segreto”. Per di più la realtà del momento “farebbe comunque in modo che i giochi di partito prevarrebbero privilegiando i propri aderenti, con la sola differenza che i gruppi non rappresentati in Municipio avrebbero la possibilità di proporre dei candidati che ben difficilmente verrebbero eletti.

‘Evitare i conflitti d’interesse’

Tesi opposte vengono proposte da Ronald David (Verdi/Mps/Fa) firmando il rapporto di minoranza. Attualmente – premette – i candidati vengono definiti dal Municipio sulla base di una semplice ripartizione partitica, dove ogni partito in base alla forza nell’esecutivo ha diritto a un certo numero di candidati: “Di fatto quindi le competenze specifiche delle persone scelte in rappresentanza della Città sono perlopiù sconosciute e in molti casi per nulla affini al settore dove le persone vengono nominate. Purtroppo al Cc non è dato conoscere tali candidati, né le loro competenze e i loro eventuali legami d’interesse, perché il Municipio non gli mette a disposizione alcuna informazione. Spesso dunque le nomine si trasformano in un esercizio alibi dove i partiti presenti in Municipio compensano con un ruolo negli Enti autonomi persone che hanno mostrato particolare fedeltà al partito, persone che hanno mancato la loro elezione in Cc o vecchie glorie ancora non stanche”. Sbagliato, a mente di David, anche designare nel Direttivo membri del Cc e in particolare della Commissione gestione il cui compito nel legislativo “è quello di vigilare e sorvegliare quanto fatto dal Municipio”. Il fatto che essi rappresentino il Comune negli Enti autonomi “significa che controllore e controllato sono la stessa persona, perpetrando una situazione di conflitto d’interesse importante. Nonostante questa situazione, il Municipio per l’Ente Sport ha fatto spallucce” proponendo e ottenendo dal Cc la nomina di Sacha Gobbi, rappresentante del gruppo Lega-Udc in Cc che siede anche in Gestione.

‘Modalità svilente’

Avendo il Municipio la prerogativa sulle proposte dei candidati, il relatore di minoranza ritiene poi “particolarmente svilente” per il Cc l’attuale modalità di nomina “che di fatto obbliga il legislativo a ratificarle in blocco senza poter proporre alcuna altra candidatura”. In pratica il ruolo del Cc si limita all’alzata di mano (pro o contro) “senza diritto di esprimersi concretamente e senza poter influenzare il processo di nomina con fattori che differiscano da meri calcoli partitici”. Di fatto, nell’attuale situazione “risulta praticamente impossibile che il Cc non approvi la proposta municipale poiché significherebbe al contempo bocciare il candidato del proprio partito”. In definitiva, conclude Ronald David, una scelta “che si limiti a piazzare le vecchie glorie dei partiti evitando di privilegiare le competenze appare sbagliata e tipica di una visione del mondo totalmente autoreferenziale”. Fuori dai partiti “esistono importanti competenze che permetterebbero di portare nuova linfa e nuove idee per una gestione della cosa pubblica maggiormente a contatto con i cittadini”. Oltretutto l’attuale modalità “appare come una censura nei confronti dei partiti che non risultano eletti in Municipio e verso tutti quei cittadini che hanno scelto di non aderire a una forza politica”.

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