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Scuola alberghiera e del turismo: il CdS non sa o non risponde

Risposte evasive alle domande Udc sulla presenza o meno nel ranking mondiale e sugli obiettivi raggiunti o no riorientando l’offerta dal 2015

Studenti in formazione (archivio Ti-Press)
17 luglio 2021
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Non essendo un’università non dispone da un dipartimento dedicato alla ricerca con conseguenti pubblicazioni accademiche; inoltre essendo una realtà scolastica piccola, con circa 250 studenti, è difficilmente paragonabile con gli altri istituti presenti nella classifica e che vantano migliaia di iscritti; non da ultimo, offrendo una formazione rivolta ai giovani domiciliati in Ticino non può venire giudicata, a differenza di altre scuole, per la sua internazionalità. Potrebbero essere questi i motivi per i quali la Scuola specializzata superiore dell’albergheria e del turismo (Sssat) con sede a Bellinzona non figura nella classifica mondiale delle università (QS World University Rankings, area Hospitality & Leisure Management) stilata dalla Quacquarelli Symond, azienda britannica specializzata nell’analisi degli istituti di formazione superiore. Il condizionale è d’obbligo visto che il Consiglio di Stato – elencando i motivi in risposta a un’interrogazione della democentrista Roberta Soldati che chiedeva come mai la Sssat dal 2013 non figuri più nella classifica stilata da QS dopo essersi piazzata quell’anno al 30° posto – afferma di non averlo potuto verificare perché sul sito di QS è impossibile risalire alle classifiche precedenti al 2018. Una mail o una telefonata, si potrebbe replicare, avrebbero forse permesso di andare a fondo della questione. Dal canto suo il governo rileva che fino a oggi la direzione della Sssat “non ha mai avuto contatti con QS al riguardo e non era a conoscenza della presenza nella classifica prima del 2013”, quando a dirigerla c’era il suo fondatore Mauro Scolari, esonerato dal Decs nell’estate 2015 dopo 22 anni e sostituito dall’attuale direttore Charles Barras.

Berna diceva una cosa, Bellinzona un'altra

Un esonero che fece scalpore, basato su divergenze col Dipartimento educazione, cultura e sport (Decs). Questo mentre nel settembre dello stesso anno la Segreteria di Stato per la formazione, la ricerca e l’innovazione avallava a pieni voti e senza riserve la Sssat nel suo complesso quale ciclo di formazione di scuola specializzata superiore, come pure la direzione (“che dispone delle necessarie qualifiche professionali e di conduzione”), l’amministrazione e il corpo insegnante. Un mese prima di quel verdetto positivo, il capo del Decs Manuele Bertoli intervistato dalla ‘Regione’ dichiarava che «mentre la formazione in ambito alberghiero è senza dubbio di buon livello, sul côté turistico e di management nutriamo alcune riserve. Dagli operatori di questo settore non abbiamo infatti ricevuto indicazioni che presentano la scuola come un tassello importante della filiera turistica. Per noi si tratta di una questione strategica importante e perciò riteniamo che la scuola debba essere rilanciata attraverso un parziale riorientamento dell’offerta formativa, affinché possa assumere un ruolo più centrale. Il governo ha ritenuto che potrà farlo adeguatamente con Barras».

Rilancio con quali risultati? Non lo si dice

A sei anni di distanza, lo scorso maggio quattro granconsiglieri dell’Udc chiedevano lumi anche sull’annunciato rilancio e sui risultati nel frattempo raggiunti. Ma la risposta che giunge dal governo è abbastanza evasiva: “La Sssat – si legge nel testo governativo – definisce ogni anno i suoi obiettivi strategici, il cui grado di raggiungimento è puntualmente e sistematicamente verificato in stretta collaborazione con gli organi competenti, in particolare la Sezione della formazione commerciale, la Divisione della formazione professionale e la Commissione di vigilanza dell’istituto”. Gli obiettivi formativi, prosegue il governo, “sono inoltre verificati con le altre scuole professionali del settore e le organizzazioni del mondo del lavoro di riferimento”. Insomma, dal governo tante rassicurazioni su chi verifica la Sssat, ma nessuna indicazione viene fornita sui risultati ottenuti, nonostante questi siano stati chiaramente richiesti dagli interroganti. Il governo si limita a specificare che “attualmente le priorità della Sssat sono la riforma e l’introduzione dei nuovi programmi quadro d’insegnamento, l’adattamento del percorso ai nuovi bisogni del settore e i partenariati con le aziende allo scopo di garantire continuità alla pratica in azienda”. Né più né meno di quanto veniva indicato come necessario nel 2015 per riposizionare la Sssat nonostante fosse stata promossa a pieni voti, come detto, dagli organismi federali.

Le collaborazioni avviate

Il Consiglio di Stato risponde per contro alla domanda che chiedeva lumi sugli accordi stretti dal 2015 in avanti con scuole e università internazionali con l’obiettivo di consentire lo svolgimento di stage e scambi formativi. Essendoci tra gli obiettivi primari della Sssat la garanzia della continuità nella formazione pratica in azienda, “sono state avviate una serie di collaborazioni come quella con la piattaforma Hosco che contiene più di 30’000 offerte di lavoro sia durante la formazione, sia dopo il conseguimento del diploma”. Negli ultimi anni, prosegue il CdS, “sono inoltre stati stretti importanti accordi con prestigiosi istituti del settore per agevolare gli allievi che intendono proseguire gli studi e conseguire un bachelor”. Vengono citate la Swiss school of Tourism and Hospitality di Passug e la Scuola alberghiera di Losanna (che occupa il primo posto nella classifica di QS), l’Università di Stenden in Olanda (già citata nell’interrogazione come collaborazione presente prima del 2015), la Supsi e le analoghe scuole universitarie professionali vallesana di Sierre e grigionese di Coira.

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