Bellinzonese

Chat erotiche con minorenni, l’imputato attende la condanna

Reo confesso, l'uomo dovrà aspettare una nuova udienza: la Corte non ha infatti accettato la proposta di accusa e difesa, accordatesi per una pena sospesa

Per la Corte non ci sono motivi per cui l'imputato debba continuare a seguire il trattamento psicologico fuori dal carcere (Ti-Press)
27 aprile 2021
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Per la Corte delle assise correzionali di Bellinzona non ci sono motivi per cui il trattamento psicologico dell’imputato debba avvenire fuori dal carcere. La giudice Francesca Verda Chiocchetti ha quindi rimandato oggi l’incarto al Ministero pubblico, non trovandosi d’accordo con la proposta di giudizio elaborata dalle parti (accusa e difesa), accordatesi per una pena detentiva di 13 mesi sospesa con la condizionale per dar luogo a un trattamento ambulatoriale psichiatrico, farmacologico e riabilitativo in una struttura specializzata. 

Ha adescato quattro sedicenni

Dovrà dunque attendere una nuova udienza per conoscere il proprio verdetto il 45enne della regione comparso questo pomeriggio nell’aula penale di Lugano. L’uomo, che ammette tutte le imputazioni riportate nell’atto d’accusa stilato dalla procuratrice pubblica Valentina Tuoni, è colpevole di aver adescato quattro ragazzi di 16 anni su un’applicazione di messaggistica. Scrivendo in chat e dinnanzi alla webcam accesa, in almeno otto occasioni – tra maggio e ottobre del 2019 – ha coinvolto quattro giovani in conversazioni erotiche sfociate in pratiche erotiche. Il modus operandi consisteva nel contattare in chat gli utenti (identificati come minori), impostando il tenore delle conversazioni prettamente a carattere sessuale. Ne seguivano videochiamate e fotografie intime, inviate sia dall'imputato che dai giovani coinvolti. 

Quattro mesi dietro le sbarre

Confrontato con un disturbo della personalità, l’uomo è stato in carcerazione preventiva dal 3 ottobre 2019 al 6 febbraio 2020. Al periodo dietro le sbarre era seguita la misura sostitutiva rappresentata dall’obbligo di sottoporsi al trattamento psichiatrico e farmacologico in una struttura specializzata (percorso che l’imputato vorrebbe continuare a seguire, senza tornare in carcere). La pp Tuoni e l'avvocato difensore Stefano Genetelli ritengono che tale provvedimento sia sufficiente. Dal canto sua la Corte propende invece per una pena più severa. Non è data a sapere la tempistica con cui il caso tornerà in aula. 

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