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Airolo: Frapolli chiede 1,5 milioni ‘altrimenti chiudo Ravina’

Dopo il Tribunale d'appello anche la Pretura accoglie parzialmente le sue richieste sconfessando Patriziato e Boggesi, che potrebbero ancora ricorrere

Oggetto del contendere i terreni su cui sorgono gli impianti di Ravina, Cassinello e Varozzei (Ti-Press)
16 aprile 2021
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«Sediamoci presto a un tavolo e vediamo di trovare il giusto accordo finanziario affinché io possa incassare quanto mi spetta di diritto». Piccolo contrattempo da un milione e mezzo di franchi per i Comuni di Airolo e Quinto azionisti rispettivamente per l’80 e il 20% della Valbianca Sa titolare degli impianti di Pesciüm, la principale stazione sciistica del Ticino. L’altolà agli altoleventinesi arriva dall’alta Valmaggia, da quel Giovanni Frapolli con base operativa a Lodrino che rilasciando l'altroieri un’intervista alla ‘Regione’ ha comunicato di voler abbandonare Bosco Gurin lamentando un inadeguato sostegno politico e patriziale alla sua attività di imprenditore invernale. Quel sostegno politico locale e cantonale che i vertici di Airolo-Pesciüm dal canto loro invocano (vedi il nostro articolo di mercoledì 14) per poter avviare a breve termine, attraverso la Valbianca Sa, il lungo iter necessario a effettuare il salto di qualità turistico partendo dal rinnovo della concessione federale degli impianti prevista nel 2037.

Quasi 5'000 metri quadrati l'oggetto del contendere

Tuttavia due degli impianti airolesi (lo ski-lift Ravina-Cassinello e la seggiovia Ravina-Varozzei) come pure la buvette di Ravina – nonché i tre terreni su cui sorgono lo châlet e le rispettive stazioni di partenza/arrivo ma non i tralicci di trasporto, stando alle ultime decisioni giudiziarie e pretorili riferite ai soli terreni – appartengono allo stesso Giovanni Frapolli. Il quale, ritenendo in cuor suo conclusa la battaglia legale protrattasi per 11 anni con il Patriziato di Piotta e i Boggesi Alpe Ravina in materia di proprietà dei terreni, si dice pronto a vendere strutture e fondi alla Valbianca Sa e a incassare quanto gli sarebbe dovuto, ossia una cifra pari a circa 1,5 milioni di franchi. Il tutto sulla base della decisione cresciuta in giudicato emessa nel 2019 dalla Camera Civile del Tribunale d’appello, che dopo ricorsi e controricorsi gli ha dato ragione sulla proprietà di 4’668 metri quadrati di terreni in gran parte prativi che Patriziato e Boggesi ritenevano, a torto, fossero di loro competenza; e poi la conseguente decisione (non ancora cresciuta in giudicato) adottata lo scorso 30 marzo dalla Pretura di Leventina che accogliendo parzialmente la petizione di Frapolli datata novembre 2010 attribuisce i mappali in questione alla sua Centri Turistici Montani Sa: si tratta di 3’752 metri a Ravina (con inclusi 518 metri edificati con châlet-buvette), di 464 metri alla stazione di arrivo di Varozzei e di 452 metri in zona Cassinello vicino al Sasso della Boggia. Negato per contro, come lo stesso tribunale aveva deciso nel 2019, il diritto di passo pedonale e veicolare su taluni terreni del Comune di Airolo. La decisione pretorile sino a metà maggio sarà impugnabile da Patriziato e Boggesi con un ricorso al Tribunale d’appello.

L'asta del 2004 e la vertenza legale

L’ingarbugliata vicenda, come ricostruito in due nostri articoli pubblicati il 13 e il 19 novembre scorsi, ha inizio nel 2004 quando sotto il peso dei debiti fallisce la Funivie San Gottardo Sa proprietaria degli impianti sciistici di Airolo-Pesciüm. Frapolli li ritira quello stesso anno all’asta per 4,2 milioni, compreso il diritto di ottenere da Patriziato e Boggesi i terreni su cui sorgono le infrastrutture di Ravina, Cassinello e Varozzei. Dopo alcune decisioni giudiziarie dapprima favorevoli a Patriziato e Boggesi, e successivamente favorevoli a Frapolli a seguito di suoi ricorsi, la vertenza giunge ai giorni nostri con l’ultima decisione pretorile. Pretura di Leventina cui il Tribunale d’appello imponeva di attribuire fattualmente le tre proprietà fondiarie alla Centri Turistici Montani Sa di Frapolli, incaricando quest’ultima sia di accollarsi le spese di Registro fondiario dovute al trapasso di proprietà dalla fallita Funivie San Gottardo Sa, sia di versare a Patriziato e Boggesi 16mila franchi quale equa indennità, mentre tasse di giustizia e altre spese per 40mila franchi sono poste a carico per tre quarti di Patriziato e Boggesi, più 24mila franchi di spese legali a favore di Frapolli.  

‘Un ricorso sarebbe solo perdita di tempo, a caro prezzo’

«È vero – commenta Frapolli alla ‘Regione’ – che la decisione della Pretura di Leventina non è ancora cresciuta in giudicato e che Patriziato e Boggesi potrebbero ancora rivolgersi nei prossimi giorni al Tribunale d’appello. Ma si tratterebbe di un ricorso privo di senso poiché lo stesso tribunale nel 2019 si è già espresso chiaramente e in modo definitivo a mio favore. Ricorrere oggi significherebbe unicamente mettere i bastoni fra le ruote e prolungare la già annosa vicenda, causando peraltro altre ingenti spese legali e giudiziarie che finirebbero per sommarsi a quelle già sopportate». Detto questo, prosegue Frapolli, «per me è importante chiarire che voglio vendere al giusto prezzo impianti e terreni alla Valbianca Sa, affinché si chiuda definitivamente la vicenda e la società stessa possa mettere in atto tutto quanto di sua competenza per assicurare un solido futuro all’intero comprensorio di Airolo-Pesciüm, e non solo di una parte di esso».

Un primo milione e mezzo era già stato versato

Va pure ricordato che nel 2009 fu la Valbianca Sa – appositamente costituita in gran segreto dai Comuni di Airolo e Quinto con l’aiuto di Lugano per prendere in mano la stazione invernale alto leventinese – a ritirare all’asta, con la sorpresa di tutti e per soli 70mila franchi, gli impianti di Pesciüm che erano di Frapolli e che valevano 7,73 milioni. Settantamila franchi cui in seconda battuta si aggiunse il versamento di un milione e mezzo a copertura della riserva di proprietà a suo tempo iscritta a Registro fondiario da Giovanni Frapolli. «Cui va oggi aggiunta – confida lui – un’altra cifra analoga per i terreni di Ravina, Cassinello e Varozzei e per le infrastrutture che vi sorgono sopra. Mi piacerebbe che l’accordo venisse trovato in tempi brevi». In caso contrario, avverte Frapolli, «il prossimo inverno sono pronto a tenere chiusa la parte del comprensorio sciistico di Ravina, che è peraltro il più bello. E allora, addio stagione invernale. Un po’ come succederà a Bosco Gurin, ma per altri motivi».

Le parti valutano, lo si saprà a metà maggio

Interpellato dalla ‘Regione’ Giovanni Leonardi, presidente della Valbianca Sa, per ora non si esprime rinviando ogni valutazione al momento in cui si saprà se Patriziato e Boggesi avranno o no interposto ricorso attraverso la loro legale. Una decisione in tal senso sarà presa dopo le elezioni comunali, sentiti anche i pareri della Valbianca Sa e delle nuove autorità comunali che prenderanno in mano le redini di Airolo e Quinto. Comuni cui competerebbe appunto il versamento di 1,5 milioni per consentire a Valbianca di ritirare impianti e terreni.

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