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A Bellinzona ora anche i negozi chiusi fanno ‘take away’

La Società dei commercianti lancia l'iniziativa 'Click & Collect': i clienti possono ritirare mercoledì e sabato la merce ordinata

Serrande abbassate fino al 28 febbraio per i negozi che non vendono beni di prima necessità (Ti-press)
19 gennaio 2021
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In tempi di chiusura forzata, i negozi che non vendono beni di prima necessità si reinventano e propongono una sorta di servizio ‘take away’. Un po’ come bar e ristoranti – pure chiusi sino a fine febbraio come da disposizioni cantonali e federali per arginare la diffusione del coronavirus – che offrono ai clienti la possibilità di acquistare bevande e cibo da asporto, a Bellinzona si sta organizzando un servizio di ‘Click & Collect’, ossia la possibilità di ordinare e ritirare la merce sul posto, che sarà operativo a partire da questo sabato. Il cliente non entrerà nel punto vendita, ma avrà la possibilità di ritirare il pacco, contenente la merce da lui richiesta, direttamente sulla soglia del negozio. Questo sarà possibile in due momenti precisi della settimana, il mercoledì dalle 14 alle 17 e il sabato dalle 10 alle 15. L'iniziativa è stata lanciata dalla Società dei commercianti di Bellinzona (Scb) che ieri ha contattato tutti i soci tramite e-mail. Finora vi hanno già aderito oltre una decina di commerci cittadini: si tratta di negozi di abbigliamento, lana, articoli sportivi, artigianato, articoli per la casa e articoli per computer.

Obbligatorio scegliere prima e ordinare online o telefonare

Il ‘Click & Collect’ è una soluzione attualmente permessa dal Consiglio federale. Tale possibilità, come spiega alla ‘Regione’ la presidente Scb Claudia Pagliari, consente al cliente di acquistare la merce desiderata nei negozi di riferimento e ai commercianti di continuare a vendere i loro articoli, mantenendo vivo il prezioso contatto con la clientela. Non da ultimo, evidenzia Pagliari, il fatto di fissare due momenti precisi della settimana permette al commerciante di recarsi in negozio solo quando necessario e al cliente di organizzare per tempo spostamenti e acquisti. Prima di recarsi sul posto dovrà però sempre ordinare la merce online o telefonicamente; non potrà semplicemente presentarsi sull'uscio del negozio e chiedere questo o quel prodotto. «Chi necessita di visionare prima gli articoli, potrà farlo visitando i siti internet dei negozi o richiedendo immagini al commerciante di riferimento. Vi sono poi venditori che preferiscono fare delle videochiamate per consigliare e mostrare la merce a disposizione», spiega Pagliari. 

‘Tengo aperto o devo chiudere?’: c'è confusione

L’Ordinanza sui provvedimenti per combattere l’epidemia di Covid-19, modificata il 13 gennaio, entrata in vigore lunedì 18 e valida fino al 28 febbraio, prevede che soltanto i negozi che vendono beni di prima necessità possano rimanere aperti. Tra le possibili aperture di punti vendita con articoli non alimentari, sono ammessi anche quelli che vendono articoli di calzetteria, biancheria intima e indumenti per neonati “nella misura in cui, per loro natura e prezzo, hanno carattere di bene di consumo”, recita l’Ordinanza. Un punto che, come sostiene Claudia Pagliari, sta generando non poca confusione tra i commercianti che vendono questo tipo di articoli. «Le indicazioni sono vaghe – rileva la presidente della Scb – perché innanzitutto non viene specificato il prezzo massimo». Pagliari è titolare della Boutique Particolari che tra i suoi articoli propone anche quelli di prima necessità, come calzeria e vestiti per neonati. «Ma il fatto che non sia stata indicata una fascia di prezzi ammessi non mi permette di capire cosa posso vendere e cosa no», rileva. Pagliari si è dunque rivolta alla Segreteria di Stato per l’economia (Seco) con l'obiettivo di ottenere chiarimenti ma non ha ancora ricevuto risposta. Altro negozio che propone alcuni articoli che potrebbero essere venduti ma altri che non rientrano tra quelli permessi dall’Ordinanza è ‘Sarabanda iDo’ di Bellinzona che offre abbigliamento per neonati e bambini. La titolare Ambra Biasoli spiega però che tra i suoi articoli solo una minima parte, il 5-10%, rientra tra i beni considerati di prima necessità. Troppo poco dunque, ci spiega, per poter tenere aperto. Tuttavia, fa presente la titolare, siccome la clientela bellinzonese è affezionata al negozio «sarebbe peccato non offrire nessun tipo di servizio, per cui aderiamo volentieri all’iniziativa di ‘Click & Collect’».

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