Bellinzonese

Legami criminali per una ditta del cantiere AlpTransit?

In un'interrogazione Michele Guerra (Lega) cita presunti "strani legami" – riferiti da alcuni media italiani – tra una delle aziende e famiglie vicine alla mafia

Ti-Press
10 ottobre 2019
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I presunti legami – riferiti da alcuni media italiani – tra una ditta italiana che ha operato alla galleria di base del Ceneri e società ipoteticamente riconducibili a famiglie vicine alla ‘Ndrangheta calabrese approdano sul tavolo del Consiglio di Stato ticinese tramite un'interrogazione che il deputato leghista Michele Guerra ha depositato ieri sera. L'atto parlamentare prudenziale – che cita alcune testate italiane senza però fare il nome della ditta in questione – ha anticipato di qualche ora la pubblicazione di un comunicato da parte del sindacato Unia che riferisce di intimidazioni subite dall'operaio che in primis aveva denunciato al sindacato e in un servizio di Falò condizioni di lavoro illegali sul cantiere (ora al centro di un'inchiesta penale coordinata dal procuratore pubblico Andrea Gianini). Un atto che chiede, anche alla luce dell’importanza dell’appalto pubblico, se queste gravi informazioni siano vere o false.

Se da una parte sarà compito della magistratura far luce sul presunto impiego di lavoratori distaccati “costretti (così viene detto da Falò) a doppio turno e non remunerati secondo quanto previsto dal Ccl”, dall'altra Guerra ritiene doveroso chiedersi “alla luce dei fondi pubblici investiti” se il presunto legame con famiglie mafiose sia una bufala clamorosa oppure no. In Italia e in Danimarca, sottolinea il deputato citando articoli de ‘Il Fatto quotidiano’ e ‘Il Mattino di Padova’, “questa società risulterebbe aver concesso subappalti (che sembrerebbero smentiti dalla medesima) a ditte che si occupano di armamento ferroviario e apparentemente controllate o guidate o vicine a membri di tali famiglie: almeno così lasciano intendere” (i media italiani ndr).

Vi è poi l’aspetto del contratto quadro siglato dalla ditta con le Ffs per lavori di rincalzatura della rete ferroviaria svizzera. Guerra chiede al Consiglio di Stato se il contratto sia stato firmato con la succursale svizzera dell'azienda oppure (come sostenuto dal servizio di Falò in cui si scoperchiava il vaso di pandora) direttamente con la società italiana. L’importo per questo appalto, si legge nell’interpellanza, ammonta a 20 milioni di franchi spalmati su 10 anni. Nel caso in cui il contratto fosse stipulato con la ditta italiana, Guerra chiede al governo ticinese di attivarsi nei confronti di Confederazione e Ffs.

Il granconsigliere chiede inoltre chiarimenti sulle presunte anomalie (citate da Falò) in termini di ore di lavoro, retribuzioni e buste paga degli operai, sul numero di essi che hanno effettivamente lavorato sul cantiere del Ceneri, se Suva e Ispettorato del lavoro hanno eseguito adeguati controlli di sicurezza e a quanto corrisponde l’eventuale mancato pagamento di imposte alla fonte da parte di queste e altre ditte che erano attive su questo cantiere. L’interrogazione contiene anche una proposta da avanzare all’indirizzo della Confederazione, ovvero la creazione di un database nazionale nel quale censire in modo dettagliato tutti gli appalti pubblici in Svizzera “al fine di verificare una distribuzione omogenea dei mandati”, in particolare per evitare che ditte piccole si aggiudichino importanti lavori contemporaneamente senza avere personale sufficiente.

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