Bellinzonese

Situazione di degrado, sequestrati 10 gatti di razza Maine Coon

Tenuti in pessime condizioni in un appartamento, venivano venduti online. Polizia e veterinario cantonale hanno incaricato la Spab di prelevare gli animali

30 luglio 2019
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Un altro caso in cui il degrado si intreccia con il commercio di animali. È una scena agghiacciante quella che si è trovata di fronte la Società protezione animali di Bellinzona (Spab) chiamata a intervenire da polizia e veterinario cantonale in un palazzo del Mendrisiotto in una zona a ridosso del confine. Dieci gatti, sette adulti e tre cuccioli di uno o due mesi, spaventati, denutriti, bagnati, vivevano nella sporcizia e in mezzo a urina e feci, in un appartamento non abitato, in condizioni igieniche disastrose. I gatti – di razza Maine Coon, una delle più grandi – venivano fatti riprodurre e poi venduti a basso prezzo su siti online. Una situazione che si presume durasse da parecchio tempo, ma a far scattare l’allarme un paio di mesi fa è stato un caso fortuito: la rottura di una tubatura e l’allagamento dell’appartamento. Ciò che ha fatto sì che intervenisse la polizia che con il veterinario cantonale ha poi decretato il sequestro degli animali, di cui a breve si presume verrà emanato un ordine di confisca. Cattivi odori, miagolii, come è possibile che nessun vicino di casa si sia accorto della situazione? In caso di dubbio, spiega Emanuele Besomi, presidente della Spab, l’invito è di segnalare al veterinario cantonale che può avviare delle verifiche «e così magari possiamo salvare degli animali». In questa vicenda soltanto l’allagamento ha permesso di salvare i gatti. «Erano sottopeso e la situazione igienica era davvero pessima. Il rischio era che iniziassero ad ammalarsi seriamente e senza cure sarebbero sicuramente morti», rileva Besomi. La persona responsabile dei gatti si recava nell’appartamento solo di tanto in tanto per dar loro il cibo. Non si occupava però di separare i più grandi dai più piccoli e dalle femmine, così soltanto i più grossi riuscivano a mangiare. Adesso i dieci Maine Coon sono in buone condizioni di salute e si trovano al Parco gatti della Spab; hanno raggiunto un peso adeguato, sono stati vaccinati, sverminati, muniti di microchip e sterilizzati. Non sono ancora adottabili perché non è ancora stato emanato l’ordine di confisca, ma dovrebbero poterlo essere nelle prossime settimane. Alla luce di questa vicenda, Besomi tiene a far presente che in Svizzera i gatti non mancano e chi ne vuole uno può far capo alle società di protezione animali presenti sul territorio che sono affidabili e riconosciute.

Non fomentare il commercio

Non è la prima volta che il commercio di bestie pone problemi, «la gente vuole tutto e subito e non si preoccupa da dove vengono e in che condizioni vivono gli animali», evidenzia. L’invito è di prestare attenzione a dove si acquistano e, se dove vivono le condizioni igieniche non sono adeguate, non bisogna farsi impietosire acquistando comunque l’animale, ma il caso va segnalato alle autorità competenti (Spab o veterinario cantonale). Di norma, Besomi spiega che quando si compra un cucciolo bisognerebbe sempre poter vedere la madre e il luogo in cui vive. «Bisogna essere scettici anche quando l’animale viene consegnato a domicilio, perché non si può verificare in che condizioni è cresciuto», rileva. Importante è anche ricordarsi che tutti i cuccioli di cane dai tre mesi in su devono essere muniti di microchip. È quindi necessario farsi consegnare una cartella delle vaccinazioni o un passaporto con il numero di microchip, che in Svizzera inizia sempre con la sigla ‘CH’; se c’è un’altra sigla significa che il cucciolo è nato all’estero ed è stato importato in Svizzera. «L’acquirente deve essere attento perché con i suoi acquisti può fomentare questo tipo di commercio», fa presente. Questo genere di mercato riguardava anche il caso di degrado in un appartamento di Locarno, dove lo scorso dicembre un controllo aveva portato alla luce un altro grave episodio di maltrattamento e di presunto traffico illegale di animali: 22 cani erano tenuti in un appartamento completamente vuoto e sarebbero stati quasi sicuramente venduti nel periodo natalizio. Questa vicenda richiama alla memoria anche il caso di Pregassona, dove lo scorso settembre erano stati trovati 18 cani in pessime condizioni, in un appartamento sommerso dai rifiuti, dove vivevano anche cinque persone. Gli animali venivano fatti riprodurre per essere venduti. Non da ultimo, in questi allevamenti improvvisati, il problema è che spesso gli animali si incrociano tra consanguinei, ciò che ne compromette la salute.

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