Bellinzonese

Genitori di Eleonora Bottaro condannati per omicidio colposo

La ragazza morì di leucemia dopo aver rifiutato la chemioterapia su loro consiglio, anche quando si trovava ricoverata al San Giovanni di Bellinzona

Eleonora Bottaro
20 giugno 2019
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Il tribunale di Padova ha condannato a due anni ciascuno Lino e Rita Bottaro, genitori di Eleonora, la minorenne che tra il 2015 e il 2016 si ammalò di una grave forma di leucemia e che rifiutò la chemioterapia nei vari ospedali cui si era rivolta, fra cui anche il San Giovanni di Bellinzona e una clinica della Val Calanca. La ragazza, accogliendo in pieno la tesi dei genitori che sposavano il metodo Hamer, trattò la malattia solo con vitamine e cortisone e morì nel giro di poco tempo. Rimase ricoverata all'ospedale di Bellinzona per due mesi, da metà aprile a metà giugno 2016 e, come detto, anche in quel frangente rifiutò la chemio nonostante i medici le avessero detto che il cortisone da solo non era in grado di farla guarire.

"Credo nella giustizia divina, non ho sbagliato nulla, rifarei tutto quello che ho fatto, solo Dio sa quanto ha sofferto mia figlia". Così Rita Bottaro, madre di Eleonora dopo aver appreso la sentenza. Il percorso giudiziario che ha portato oggi alla condanna dei genitori, è iniziato qualche settimana dopo la morte della ragazza, avvenuta il 29 agosto del 2016, una settimana dopo il compimento dei suoi 18 anni. 

La procuratrice aggiunta Valeria Sanzari ha iscritto subito i genitori nel registro degli indagati con l'accusa di omicidio colposo con l'aggravante della prevedibilità degli eventi. Dopo l'udienza preliminare nel 2017 il gup Mariella Fino ha pronunciato una sentenza di non luogo a procedere nei confronti dei due genitori con la formula "il fatto non costituisce reato". Secondo il giudice, Eleonora, nonostante la minore età, era una giovane adulta in grado di decidere la sua cura autonomamente. Inoltre i Bottaro, (residenti a Bagnoli, nella Bassa Padovana), aveva ritenuto sempre il Gup, erano in buona fede, avevano scelto un percorso culturale autonomo, non condiviso dalla scienza, certo, ma determinato dalla libertà di pensiero che tutela la Costituzione. Il pm Valeria Sanzari ha fatto ricorso contro questa decisione e la Corte d'Appello ha sposato la linea della procura.

Nel rimandare il procedimento in primo grado i giudici lagunari sono stati particolarmente duri. "Il comportamento degli indagati appare essere stato diretto a una continua manipolazione della volontà di Eleonora mediante un'opera di filtro, censura e denigrazione di ogni approccio diagnostico e terapeutico che non corrispondesse alle loro preconcette idee in base a quel continuo atteggiamento di non sapere ascoltare e abbarbicarsi alle loro illusioni" ha scritto il presidente della sezione del secondo grado Alessandro Apostoli Cappello a proposito di Lino e Rita Bottaro. Contro queste parole l'avvocato Raffaella Giacomin, che difende la famiglia, si è opposto con ricorso in Cassazione, che è stato respinto, pertanto il processo ha avuto inizio lo scorso ottobre.

Nel corso delle udienze sono stati sentiti i medici che avevano in cura la ragazza, che hanno raccontato la difficoltà continua nel riuscire a parlare da soli con la giovane malata, data l'ingerenza dei genitori. Sentito dal pm e sempre presente alle udienze, il professor Paolo Benciolini, medico legale che è stato tutore di Eleonora per qualche mese prima della sua morte. A lui il tribunale dei minori aveva affidato il compito di prendersi carico della cura della giovane, ma la ragazza ha continuato a opporsi, fino a quando il suo stato di salute è stato definitivamente compromesso.

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