Bellinzonese

'Giù le mani', 35'000 franchi dalle Ffs alla campagna del no

Pronzini attacca le Ferrovie: 'Intervento arbitrario'. La replica della direttrice regione sud Cattaneo: 'Era necessario. Bruscolini rispetto ai 120mila franchi'

26 aprile 2019
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Anche la campagna contraria all'iniziativa 'Giù le mani dall'Officina', in votazione popolare il 19 maggio, beneficerà di un significativo contributo alla copertura delle spese. Sul Foglio ufficiale odierno figura infatti che il comitato interpartitico 'No al binario morto', presentatosi pubblicamente due settimane fa, ha notificato alla Cancelleria dello Stato il finanziamento ottenuto dalle Ffs pari a 35'000 franchi. Questo mentre l'associazione Giù le mani ha previsto di attingere dai propri fondi circa 120mila franchi; una decisione che aveva fatto sorgere dei dubbi al sindaco Mario Branda, al cui intervento durante l'assemblea era seguita una polemica sia sul fatto che fosse autorizzato a sollevare interrogativi, sia sulla cifra in sé, sia sul fatto che l'associazione avesse le carte in regola per destinarla alle spese per la campagna.

'Pressioni esterne'

Il primo a reagire oggi alla decisione delle Ffs è il sindacalista e granconsigliere Mps Matteo Pronzini. A nome dell'associazione Giù le mani, in un comunicato sostiene che le Ferrovie “intervengono arbitrariamente nel dibattito sulla votazione”. Infatti “il Canton Ticino non è più un baliaggio e i ticinesi non sono sotto tutela!”. In Svizzera “una votazione popolare è lo strumento principe della democrazia diretta. Un principio di cui andiamo fieri, che non può e non dev'essere condizionato da elementi e pressioni esterne. Dobbiamo però prendere atto che così non sarà”. Il Ceo Andres Meyer e le Ffs, prosegue Pronzini, “pensano che il Ticino sia ancora un baliaggio e che la popolazione ticinese non ha il diritto di decidere autonomamente e secondo propria coscienza se approvare o meno un’iniziativa popolare sottoscritta da oltre 14mila persone”. Meyer e le Ffs “non hanno nessuna minima considerazione e nessun rispetto verso questo cantone”.

La reazione: 'Diritto e dovere di difendere gli interessi'

Interpellata dalla nostra redazione, la direttrice delle Ffs regione sud Roberta Cattaneo sostiene che le Ffs “hanno il diritto e il dovere di difendere i loro interessi e quelli dei collaboratori sia in Ticino sia in Svizzera, soprattutto quando il testo dell’iniziativa porterebbe a dei possibili espropri”. Con questo contributo le Ffs “intendono difendere il progetto di un nuovo stabilimento industriale a Castione, nel quale investono ben 180 milioni di franchi”, la metà dei 360 previsti (100 a carico del Cantone, 20 della Città e 60 della Confederazione). Inoltre “è un nostro preciso dovere tutelare e garantire il futuro di posti di lavoro di qualità, soprattutto quando questi sono assicurati per un lungo termine dal 2026 in avanti”. Il contributo delle Ffs al Comitato del no “era necessario. In caso contrario in Ticino ci sarebbe stata unicamente la voce del sì: non propriamente di cultura democratica”. Cattaneo ne ha anche per Pronzini: “Ripete le solite parole; noi lavoriamo sui fatti. Ricordo che il comitato del sì ha stanziato 120'000 franchi, dal fondo dello sciopero, in favore della campagna. In confronto il contributo delle Ffs sono bruscolini”.

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