Bellinzonese

'Giù le mani' e controprogetto non sfondano in Gestione

Pronti i rapporti in vista del dibattito parlamentare di febbraio. Plr e Lega compatti contro l'iniziativa. Il Ppd decide a giorni. Il Ps corre da solo

29 gennaio 2019
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Officine Ffs: si confermano nella Commissione gestione del Gran Consiglio le posizioni sin qui note – con unica incognita il Ppd – sull'iniziativa 'Giù le mani' e il controprogetto Ps. Stamane la Gestione, coordinata da Raffaele De Rosa (Ppd), ha discusso i rapporti che verranno formalmente sottoscritti martedì prossimo in vista della seduta parlamentare del 18 febbraio durante la quale il tema Officine Ffs tornerà nell'aula del Palazzo delle Orsoline dopo il via libera dato una settimana fa al credito di 100 milioni quale contributo cantonale al nuovo stabilimento di manutenzione che le Ferrovie intendono realizzare a Castione.

'Sarebbe un sicuro fallimento'

I commissari Plr e Lega, con i rispettivi gruppi parlamentari, hanno confermato oggi l'adesione pressoché unanime al rapporto redatto da Alex Farinelli (Plr) e Fabio Badasci (Lega) contrario all'iniziativa popolare 'Giù le mani' che nel 2008 in pieno sciopero fu sottoscritta da quasi 15mila ticinesi. L'iniziativa mira ad avviare un progetto cantonale (sostenuto da Confederazione e Comuni) che rilevi le attuali attività delle Officine Ffs di Bellinzona e ne sviluppi di nuove aggiungendo servizi, ricerca e innovazione nel campo della gestione e della manutenzione dei vettori di trasporto. Considerando lo stanziamento dei 100 milioni una sorta di controprogetto indiretto all’iniziativa, la maggioranza della Gestione invita a respingerla ritenendola superata dagli eventi. Tre i punti principali – si legge nella bozza di rapporto – che portano a una bocciatura dell'iniziativa: “L'impegno pubblico in un'attività imprenditoriale mal si concilia con le competenze attribuite allo Stato; la collocazione delle Officine ferroviarie deve essere concordata e coordinata con le esigenze del principale committente e con le esigenze di traffico ferroviario; le questioni inerenti l'ammissibilità di un'espropriazione di un'azienda nazionale, la quantificazione dell'indennizzo e la necessità di bonifica dei terreni pongono seri dubbi sull'attuabilità dell'iniziativa”. In definitiva “i contenuti dell’iniziativa sono incompatibili con la situazione reale di mercato in cui ci troviamo e con la quale bisogna realisticamente confrontarsi”. E ancora: “Seppur si comprendono le motivazioni e i sentimenti in particolare delle maestranze, immaginare che nel 2019 lo Stato si metta di fatto a espropriare un'attività di un'azienda ferroviaria federale con la pretesa di poter diventare imprenditore in un settore ad alta competitività internazionale di cui non ha nessuna competenza, porterebbe a un sicuro fallimento dell'obiettivo di salvare centinaia di posti di lavoro e di mantenere in Ticino un'attività ad alto contenuto tecnologico”.

Dal canto suo il gruppo Ppd – dai cui banchi durante il dibattito sui 100 milioni sono giunte forti critiche alla scarsa attenzione riservata all'opzione Bodio/Giornico in alternativa a Castione – deciderà questa settimana come porsi nei confronti dell'iniziativa. In caso di no parlamentare, il comitato 'Giù le mani' potrà decidere se sottoporla al voto popolare.

'Ragionevole e complementare'

Chi balla da solo è certamente il Ps che sostiene il controprogetto pensato dai vertici di partito e sostenuto dal Comitato cantonale. In questo senso va il rapporto redatto da Henrik Bang che pure verrà formalmente firmato la prossima settimana, ma probabilmente dai soli rappresentanti socialisti della Gestione. Il controprogetto, ricordiamo, mira 'idealmente' a rafforzare l'iniziativa rimpolpando il previsto stabilimento da 360 milioni annettendovi le attività produttive che le Ferrovie non intendono trasferire dal sito cittadino a quello nuovo. “Pretendere dal Canton Ticino che rilevi tutte le attuali attività delle Officine Ffs di Bellinzona nel contesto attuale di un progetto industriale che si sta affinando – scrive Bang nella bozza di rapporto – è molto pericoloso e sconveniente. Chiedere all’autorità cantonale di adoperarsi insieme ad altri attori, comprese le Ffs, per il completamento del progetto nel settore della manutenzione merci e passeggeri, è invece ragionevole e complementare”. La politica ticinese – domanda Bang – è disposta a lavorare a un controprogetto “per aggiungere quello che manca al nuovo stabilimento, oppure si preferisce non far nulla e attendere l’esito della votazione popolare sull’iniziativa? Nel caso l’iniziativa dovesse essere accettata, nella migliore delle ipotesi i quattro attori principali Ffs, Città di Bellinzona, Cantone Ticino e comitato delle maestranze, si ritroveranno seduti attorno a un tavolo a discutere. Ma nel peggiore dei casi le Ffs potrebbero abbandonare il nuovo progetto e lasciare il Ticino; situazione quest’ultima che vogliamo scongiurare”. Quanto all'iniziativa, “ha il pregio di fungere da base per lo sviluppo di una proposta migliore nei contenuti e con più posti di lavoro qualificati, rispetto a quella prevista finora dalle Ffs”. Mentre il controprogetto, specifica Henrik Bang, “pone delle modifiche indispensabili ad adattare gli intenti di quel progetto ai tempi e alle decisioni intercorse. Inoltre si rende necessario per sgravare lo Stato dall’impegno di assumere il ritiro delle Officine”.

Referendum? Domani sera vertice contadini-comuni

Fra domani e venerdì si saprà infine se l'Unione contadini (sostenuta da eventuali partner) scenderà in campo con un referendum contro lo stanziamento dei 100 milioni con l'obiettivo di preservare i 78'000 metri quadrati Sac destinati a essere occupati dal nuovo stabilimento a Castione. Il decreto legislativo è stato pubblicato venerdì scorso sul Foglio ufficiale e attualmente vi sono ancora 40 giorni per eventualmente raccogliere 7'000 firme. Se ne saprà di più domani sera al termine dell'incontro previsto a Personico fra i Municipi della Bassa Leventina, sostenitori dell'opzione Bodio/Giornico, e i vertici dell'Unione contadini.

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