Bellinzonese

Officine Ffs, operai spaccati in due

Per la prima volta in 10 anni l'assemblea si è divisa: tema della contesa una risoluzione del comitato a favore dell'iniziativa 'Giù le mani' del 2008

Archivo Ti-Press
2 novembre 2018
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Il cuore delle Officine Ffs di Bellinzona per la prima volta in dieci anni si è spaccato in due. Convocata giovedì 25 ottobre, ma solo ora se ne ha notizia, l’assemblea dei dipendenti soltanto a stretta maggioranza – ha appreso la ‘Regione’ – ha sottoscritto una risoluzione elaborata dal Comitato di fabbrica che conteneva più punti. Primo fra tutti il ribadito sostegno ­– con in più la decisione sulla necessità di sottoporla a votazione popolare qualora il Gran Consiglio la bocciasse – all’iniziativa “Giù le mani dalle Officine: per la creazione di un polo tecnologico-industriale nel settore del trasporto pubblico” che nella primavera 2008 aveva raccolto 14’768 firme sulla spinta dello sciopero contro la chiusura dello stabilimento ferroviario. Iniziativa il cui testo di legge lo scorso 9 ottobre è stato consegnato dal comitato promotore – primo firmatario Ivan Cozzaglio, che presiede anche il comitato di fabbrica – alla Commissione gestione del Gran Consiglio cui compete esprimere il proprio parere all’indirizzo del plenum parlamentare affinché questo si pronunci, nel corso dell’autunno, considerando anche il parere richiesto al Consiglio di Stato.

I 100 milioni, il referendum e il testo di legge

Parallelamente, ricordiamo, il parlamento cantonale sarà pure chiamato a esprimersi sul credito di 100 milioni – un referendum è già stato annunciato dall’Unione contadini contraria al sacrificio di 80mila metri quadrati di terreno verde – quale sostegno alle Ffs per la realizzazione della nuova officina di manutenzione a Castione che andrebbe a sostituire l’attuale di Bellinzona. Sostegno che la Città ha già confermato quando il 22 ottobre scorso il Consiglio comunale ha stanziato quasi all’unanimità il credito di sua competenza pari a 20 milioni. I 120 milioni di Cantone e Città rappresentano dunque una sorta di controprogetto all’iniziativa che chiede molto di più rispetto a quanto previsto a Castione: non solo la manutenzione dei treni Tilo, Giruno e Etr 610 e qualche contenuto industriale ma anche, evidenzia il testo di legge, “lo sviluppo di nuove attività, nuovi servizi, attività di ricerca e innovazione nel campo della gestione e della manutenzione dei vettori di trasporto”. 

Solo 8 voti di scarto e il marketing della Direzione

All'assemblea di una settimana fa, nello stabilimento cittadino, era presente oltre il 90% del personale impiegato alle Officine. Una percentuale insolitamente alta rispetto alla media delle precedenti assemblee. Al termine di un lungo e acceso dibattito i 'sì' alla risoluzione sono stati 145, i 'no' 137 e gli astenuti 8. Cifre che però non sono state esposte nella comunicazione inviata dal Comitato di fabbrica alla Gestione del Gran Consiglio, al Consiglio di Stato e al Municipio di Bellinzona. Ora, emergendo, indicano una netta spaccatura. Sintomo di cosa? «La Direzione dello stabilimento – risponde alla 'Regione' Ivan Cozzaglio – nei 15 giorni precedenti l’assemblea, come mi è stato spiegato da molti colleghi e come ho potuto appurare personalmente, ha avviato un’intensa azione di marketing a favore dell’opzione Castione. Purtroppo fra i dipendenti si è quindi ben presto diffuso il timore che sostenendo a oltranza l’iniziativa popolare del 2008, la nuova Officina rischia di non essere realizzata in Ticino facendo così saltare i 200 posti di lavoro previsti. Ma l’iniziativa, ribadisco, non è contro Castione né contro i 120 milioni. Semmai, chiede che qualsiasi opzione venga individuata sul territorio ticinese - che sia Castione, Bellinzona o Bodio o altri luoghi - venga potenziata con nuovi contenuti industriali e di ricerca in ambito ferroviario, che andrebbero a rafforzare e a completare la semplice attività di manutenzione sin qui prevista dalle Ffs». La maggioranza dell’assemblea, evidenzia Ivan Cozzaglio, «ha condiviso questa nostra impostazione su cui dovrà esprimersi il Gran Consiglio e che coerentemente portiamo avanti da anni». Una minoranza molto ampia «non se l’è invece sentita di seguirci, criticando più punti della risoluzione e ritenendo intransigente la linea del comitato di fabbrica». La spaccatura appare comunque evidente: «C’è in effetti un certo disorientamento», conclude Cozzaglio. 

Prossima puntata mercoledì 7 novembre, quando è convocata l’assemblea dell’associazione ‘Giù le mani dall’officina’, cui sarà sottoposta per votazione la medesima risoluzione.

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