'Raggio di azione molto ampio' per i cantoni nel rilasciare le 'autorizzazioni eccezionali'. Forte crescita delle richieste un po' in tutta la Svizzera.
In una fotografia postata su Instagram, il 19enne che avrebbe pianificato una strage alla ‘Commercio’ di Bellinzona ha in spalla un Kalashnikov. Forse è un’arma finta. Non lo sappiamo. Quel che è certo è che l’AK-47, il fucile d’assalto di fabbricazione russa, in Svizzera è vietato. Ciò non significa che uno non se lo possa procurare in un Paese la cui legislazione in materia non è certo tra le più severe al mondo. “Nella legge sulle armi vi sono molti divieti. A quanto pare però vi sono autorizzazioni eccezionali per quasi tutto”, si legge nel sito della ProTell.
‘Autorizzazioni eccezionali’: possono essere rilasciate ad esempio per l’acquisto di armi per il tiro a raffica (come appunto l’AK-47), o di silenziatori. I Cantoni dispongono di “un raggio di azione molto ampio”, scrive sempre l’associazione che milita per il diritto a possedere e portare armi. Chi vuole acquistare armi vietate deve mettere nero su bianco i “motivi rispettabili” che lo spingono a inoltrare una richiesta in tal senso. In Ticino è necessario possedere anche la patente di collezionista. I detentori di questo genere di armi sottostanno inoltre a obblighi ulteriori (luogo e condizioni di deposito di arma e otturatore) e “la polizia procede a controlli regolari in loco”, spiega la ProTell. In Ticino la Polizia cantonale, da noi interpellata, non fornisce dati riguardo alle ‘autorizzazioni eccezionali’.
Il Kalashnikov (o presunto tale) non è però l’unica arma rinvenuta a casa del 19enne: altre (pistole e fucili di vario tipo) rientrano in almeno una delle due categorie restanti nelle quali la legislazione le suddivide. Le uniche cifre che ‘laRegione’ ha potuto ottenere ieri riguardano i permessi di acquisto (armi soggette a obbligo di autorizzazione). Lo scorso anno sono stati 1’745, 325 in più rispetto al 2016 (l’aumento è dovuto in primo luogo al cambio dell’arma in seno alla Polizia cantonale e ad alcune Polizie comunali, precisa la prima in una e-mail inviataci); il loro numero non cessa di crescere dal 2009 (679), con un’impennata fra il 2014 e il 2015 (+229).
La tendenza all’aumento è osservabile da qualche tempo in molti cantoni. A metà dello scorso anno, nei vari registri cantonali online, si trovavano circa 876mila tra pistole e fucili. Ma l’obbligo di annuncio risale al dicembre 2008 e non ‘copre’ le armi scambiate o acquistate prima di tale data, né le armi militari. Qualche anno fa l’Ong Small Arms Survey ha stimato che quasi un cittadino svizzero su due possiede una pistola o un fucile. Il tema è di stretta attualità. A fine mese il Consiglio nazionale discuterà della ripresa della controversa direttiva Ue che limita l’accesso alle armi semiautomatiche. ProTell e altri già minacciano di lanciare un referendum.