Bellinzonese

'Noi innocenti, raggiunti da due proiettili di gomma'

Disordini alla Valascia del 14 gennaio: due spettatori estranei agli scontri sono rimasti leggermente feriti. La PolTi: 'Urgente lasciare subito l'area'

31 marzo 2018
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Mentre prosegue l’inchiesta ‘intercantonale’ e tedesca sugli scontri scoppiati il 14 gennaio dentro e fuori la Valascia al termine della partita contro il Losanna, spunta la testimonianza di un tifoso biancoblù beccatosi il classico proiettile di gomma vagante mentre, a disordini in corso, si trovava all’esterno presso le casse in attesa di alcuni amici recatisi in bagno. Nelle immediate vicinanze c’erano altre persone (adulti e bambini) intente a sfollare. Un proiettile di gomma – esploso verso l’esterno dagli agenti che sulla scalinata tentavano d’impedire l’accesso ai tifosi biancoblù che volevano rientrare per risolvere a modo loro l’affronto lanciato dai vodesi – lo ha raggiunto a una gamba; lo stesso, ma colpito a un braccio, ha subìto un amico. L’accaduto – racconta il supporter dell’Ambrì-Piotta – non ha comportato conseguenze fisiche gravi né denunce nei confronti delle forze dell’ordine, ma solo una segnalazione fatta loro direttamente sul posto a ‘operazioni’ concluse.
Oggi, a distanza di due mesi e mezzo dai fatti e a 15 giorni dal blitz compiuto dagli agenti ticinesi al domicilio di una quindicina di tifosi dell’Hcap coinvolti, il ricordo è ancora vivo: «Ritengo – spiega il nostro interlocutore – che la polizia abbia mal valutato la situazione se è giunta a esplodere proiettili di gomma contro i tifosi dell’Ambrì che intendevano rientrare nello stadio a scontri in corso, senza considerare che dietro di essi sul piazzale c’era gente come noi che con i tafferugli non aveva nulla a che fare. Da notare, peraltro, che uno dei due proiettili avrebbe potuto facilmente ferire al volto uno dei bambini presenti». L’auspicio, rendendo pubblica questa versione dei fatti, «è che la polizia sappia in futuro regolarsi meglio. Da una parte valutando adeguatamente l’affettivo grado di pericolo prima delle partite, dall’altra tenendo presente il rischio che persone estranee ai fatti possano subire conseguenze anche pesanti».

La replica di Decio Cavallini

Interpellato dalla ‘Regione’, il capo della Gendarmeria della Polizia cantonale si dice al corrente dell’accaduto ed esprime la propria comprensione verso chi muove la critica. «Evidentemente nessun agente vorrebbe mai coinvolgere o ferire persone estranee agli scontri», spiega il tenente colonnello Decio Cavallini: «Tuttavia in talune circostanze, come quella in oggetto, può accadere che la vicinanza fra tifosi violenti e quelli non problematici comporti conseguenze anche per questi ultimi. D’altronde chi partecipa al tifo violento sa benissimo che questa prossimità può porlo al riparo da eventuali cariche della polizia, mettendola in difficoltà». Perciò, rammenta Cavallini, «è importante che in presenza di situazioni a rischio, il pubblico esegua quanto gli viene chiesto attraverso gli altoparlanti dello stadio, e cioè che si allontani subito. Così facendo, le operazioni di polizia vengono facilitate». Purtroppo, invece, «quel pomeriggio abbiamo appurato che adulti con bambini si sono fermati non solo fuori ma anche dentro lo stadio per assistere alle violenze innescate dai losannesi, cui hanno poi risposto gli ambripiottesi. Scene affatto edificanti, dalle quali bisogna stare alla larga». Quanto al fatto che la Gendarmeria si sia trovata spiazzata di fronte all’agire e al numero di losannesi, e che il dispositivo di agenti fosse insufficiente per procedere a fermi immediati, Cavallini ribadisce che la tifoseria vodese «non ha mai rappresentato un rischio tale da necessitare il coinvolgimento preventivo di massicci dispositivi di sicurezza».

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