Bellinzonese

Teatro Sociale, un gioiello troppo piccolo

Prima degli spettacoli lunghe attese e ingorghi nel piccolo atrio dove c'è una sola cassa. Spettatori spazientiti: 'Passa la voglia d'andare a teatro'

Ti-Press
12 febbraio 2018
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Il Teatro Sociale è un gioiello architettonico nel cuore di Bellinzona. La sua conformazione interna crea però alcuni problemi logistici: lunghe attese, spettacoli in ritardo, spettatori incolonnati in un atrio di piccole dimensioni, accesso solo da una delle tre porte. Gli ingorghi all’entrata del Sociale sono noti e alcuni spettatori si sono detti spazientiti. «La programmazione è molto bella, peccato che l’organizzazione non è efficiente», ci dice un assiduo frequentatore. «Adesso sono vent’anni che ci sono questi problemi, e anche recentemente, in occasione del concerto dell’orchestra di musica da camera di Friborgo, eravamo tutti in colonna con il biglietto già acquistato in prevendita», aggiunge il nostro interlocutore, spiegandoci che a causa degli ingorghi il concerto è iniziato con almeno quindici minuti di ritardo. «Può capitare una volta perché qualcosa non funziona, ma al Teatro Sociale è quasi la regola», conclude il nostro interlocutore. Il problema? C’è una sola cassa per selezionare il posto desiderato, stampare il biglietto e pagarlo. Un altro frequentatore del teatro ci racconta che per evitare lunghe attese gli è capitato di comprare in prevendita allo sportello dell’Ufficio turistico di Bellinzona venti biglietti che poi ha rivenduto direttamente agli interessati. Soluzione da lui preferita rispetto alla prevendita su Ticketcorner, poiché ritiene che le commissioni applicate sui biglietti siano troppo alte. «Alla gente passa la voglia d’andare a teatro – rileva –. Per un teatro con una programmazione così vasta dovrebbe essere possibile acquistare e stampare direttamente il biglietto dal suo sito internet». È stato evidenziato anche il fatto che su tre porte se ne apre solo una, ciò che crea ulteriori ingorghi all’entrata. Sottodimensionato sarebbe pure il guardaroba, ciò che costringerebbe alcuni spettatori a portarsi appresso la giacca e appoggiarla sulla sedia.

‘I ritardi sono contenuti’

Da noi raggiunto, Gianfranco Helbling, direttore del Sociale, ridimensiona il problema: «Le lunghe attese ci sono in poche occasioni a dire la verità, soprattutto quando ci sono tante prenotazioni e i biglietti vengono tutti ritirati alla cassa la sera stessa». Il direttore osserva che di solito non si oltrepasano i cinque minuti di ritardo; «qui gli spazi sono piccoli, per cui è facile che la fila si faccia lunga. Posso comunque garantire che anche in teatri più grandi si attende altrettanto e non si è sempre puntuali». Helbling fa notare che nell’atrio non c’è lo spazio per avere due casse in funzione contemporaneamente. Per quanto riguarda le porte, il direttore ci spiega che si apre solo quella centrale perché altrimenti si creerebbe parecchio disordine; «dato che gli spazi sono molto ridotti dobbiamo avere dei flussi di pubblico ordinati». Garantendo che in caso di incendio ci sono uscite di sicurezza nei corridoi laterali che vengono segnalate da cartelli luminosi. Helbling invita a tener presente che il Sociale è un teatro storico, realizzato nel 1847. «È un teatro all’italiana e come tale ha spazi di servizio ridotti al minimo, poiché si dedicava il massimo spazio possibile alla sala e al palcoscenico», spiega. Ragion per cui l’atrio d’entrata è piccolo e ospita al massimo 40 persone per un teatro che ha 330 posti. «Sì è vero, questo ci crea dei problemi, ma è dovuto alla storicità dell’edificio», aggiunge. Per limitare le code chiediamo quindi se l’idea di stampare i biglietti già prima, con posti già assegnati, potrebbe essere una soluzione. «In passato si faceva e ora stiamo valutando se riproporlo». Tuttavia, Helbling fa notare che può capitare che qualcuno che ha prenotato non ritiri tutti i biglietti, e che qualcun altro che vuole comprarlo, magari dovrebbe beneficiare della riduzione o vorrebbe un altro posto. «In quel caso bisognerebbe ristamparlo e ciò creerebbe ancora più attesa».

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