Bellinzonese

Biasca e la ‘libertà perduta’

Nuovo documentario del regista Victor Tognola alla ricerca della memoria del borgo e della Valle Pontirone

10 febbraio 2018
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Un patrimonio di aneddoti, memorie, insegnamenti, trasmessi in un rito che si celebra sui monti, nella magia del focolare, della parola. Raccontandoci del suo ultimo documentario intitolato ‘Asragordom – Ci ricordiamo la libertà perduta’, il regista Victor Tognola ci riporta sul cammino da lui intrapreso decine e decine di anni or sono alla riscoperta delle proprie origini, biaschesi. Al centro della ricerca l’usanza della ‘Firegna’, consuetudine di ritrovarsi nelle cascine, a cantare e raccontare storie, forgiatrici di identità (al pari dei miti). Costumi andati smarriti nel tempo o, almeno, che rischiano di perdere il proprio significato; dice Tognola. In questo senso cogliamo, nelle parole del regista – invero un fiume in piena – una dedica del suo ultimo lavoro ai più giovani. «Le nuove generazioni cresciute nel pieno della rivoluzione tecnologica, che ha rappresentato un’autentica rottura nella tradizione, possono certo godere, ancora, della ‘Firegna’, ma non possono cogliere pienamente il senso di queste narrazioni, poiché manca loro il prima e il dopo». Riflessione seguita da un’imprecazione contro la modernità: «Non bisogna farsi fregare dalla tecnologia». Rabbia, che il nostro interlocutore fa seguire a un sorriso, col sapore della provocazione, che ci riporta al senso del suo lavoro di regista: salvare la memoria. Ricordi di un ‘popolo’ – i biaschesi e «i pontironesi» – che il regista isola dalle altre comunità delle alpi «salvate dai tempi», riconoscendogli precisi tratti distintivi. Anche nel Trentino, scopriamo è presente la tradizione di ritrovarsi davanti al fuoco, scambiarsi ricordi e confidenze: ‘El Filò’. Ma a Biasca è un’altra cosa, sottolinea Tognola tradendo i suoi legami affettivi. «La gente qui è attaccata alla libertà, disprezza l’ingiustizia e ha un dono, quello dell’ironia». Con ‘Asragordom’ il regista spiega di aver voluto chiudere un cerchio, per una nuova produzione che vuole essere «l’ultimo» frutto di una raccolta audio e video da lui cominciata negli anni Cinquanta con 200 ore di registrazioni, ricca di testimonianze riproposte «solo parzialmente» nelle sue varie produzioni: nella sua trilogia ‘Biasca Contro’ (‘Biasca La Rossa’, ‘Biasca La Strega’ e la ‘La Vigna di San Carlo’) e negli altri spezzoni prodotti.

Borsgen, ‘labirinto segreto’ in declino

Biasca e la sua valle (Pontirone), territorio relativamente esteso che, per la ricerca condotta da Tognola e riproposta nel documentario, può essere identificato in un luogo: Borsgen. Il nostro interlocutore descrive questi luoghi inospitali quanto incantati, che sfiorano i 2’200 metri di altitudine a metà strada tra la Cima Biasagn e il Pizzo delle Streghe, come un «labirinto segreto» fatto di lastroni e colonne di pietra, un incantesimo della geologia quasi inaccessibile «che rivela l’inconscio collettivo», metafora della memoria di un ‘popolo’ che si sta perdendo (e che lui vorrebbe salvare), come le «pietre che si consumano ogni giorno»: un mondo che si sgretola. È qui, a Borsgen, che il regista racconta di essersi imbattuto nella «cascina del lillipuziano», piccola costruzione assunta a emblema della precarietà dell’esistenza umana, in una natura che resta avversa (impenetrabile dagli elicotteri, annota Tognola), dove «un uomo piccolissimo», dei «tempi della ‘Firegna’», ha «inspiegabilmente avuto il coraggio» di costruire la sua dimora. Il documentario (del 2018) annovera nei suoi 114 minuti di durata la partecipazione di diversi testimoni pontironesi, nonché dell’ex geologo cantonale Giorgio Valenti, del fotoreporter Eli Riva e della cantante Luisa Poggi. La produzione, sostenuta dal locale Patriziato di Biasca, sarà proiettata prossimamente ad Acquarossa grazie all’Associazione Cinema Blenio. L’appuntamento è per mercoledì 21 febbraio alle ore 20.30 al Cinema Teatro.

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