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Il peso delle reti sociali (al di là dei social)

I contatti personali influenzano le nostre scelte e i nostri stili di vita? Ne parliamo con il sociologo Francesco Giudici dell'Ustat

La rete sociale, o personale, è composta da tutte le persone che sono connesse e hanno scambi più o meno frequenti (Shane Rounce/Unsplash)

I contatti personali influenzano le nostre scelte e i nostri stili di vita? Ne parliamo con il sociologo Francesco Giudici dell'Ustat

16 maggio 2020
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Se i social media hanno indubbiamente popolarizzato il fenomeno delle reti sociali, non è difficile ammettere che molti dei nostri amici “social” siano in realtà frutto di contatti intrecciati in maniera labile, artificiosa, fortuita, o addirittura inesistenti: più virtuali che reali, insomma.

D’altra parte, rimane il fatto che la rete sociale è qualcosa di molto antico, costitutivo del vivere in società.

L’essere umano è un animale sociale, e dove c’è società ci sono reti sociali: c’è gruppo, collettività, condivisione, confronto, comunicazione, scambio. Difficile dunque farsi un’idea sensata e realistica della rete di contatti che circondano e sorreggono l’individuo a partire solo e unicamente dallo specchio, spesso deformante, dei social media. Ma vale sicuramente la pena chiedersi, piuttosto, quale sia il peso e l’importanza delle reti personali fuori dal cyberspazio. Perché, lo sappiamo, ogni individuo è giocoforza inserito in una rete di contatti più o meno fitta, più o meno solida, più o meno presente, flessibile e ricombinabile. Non sorprende, quindi, che tanto i sociologi che gli antropologi abbiano sempre nutrito un certo interesse per questo aspetto fondamentale del vivere sociale.

Nonostante l’interesse degli esperti, l’impressione è che il peso dei contatti personali nella vita delle persone venga, ingiustamente, troppo spesso trascurato e sottovalutato. Tanto che, se le reti sociali rinviano a delle dimensioni del vivere quotidiano che conosciamo bene, d’altra parte continuano ad essere un oggetto misterioso e poco conosciuto ai più. Come mai? Ne abbiamo parlato con Francesco Giudici, dottore in sociologia e attivo presso l’Ufficio di statistica del cantone Ticino.

L’impressione è che il peso dei contatti personali nella vita delle persone venga, ingiustamente, trascurato e sottovalutato.

Francesco Giudici, qual è una buona definizione di rete sociale? E come la si delimita?

La rete sociale, o forse sarebbe meglio utilizzare il termine rete personale da quando “rete sociale” si riferisce perlopiù alle connessioni virtuali, è composta da tutte le persone che sono connesse e hanno scambi più o meno frequenti con una data persona. Nella ricerca, per circoscriverle, viene ad esempio chiesto a dei soggetti di identificare dalle 10 alle 15 persone che hanno un ruolo significativo nella loro vita, il tipo di legame che hanno con queste persone, e altri dati sociodemografici. Viene poi chiesto di descrivere più dettagliatamente questi legami, così come quelli che i membri della rete intrattengo fra di loro. Si chiede quindi di specificare chi fornisce o chi riceve supporto materiale, supporto emotivo, e quali sono i membri che si vedono più frequentemente tra di loro. Queste indicazioni permettono di calcolare, per esempio, la densità della rete sociale, un aspetto molto importante per capire i comportamenti, le azioni e le intenzioni individuali all’interno della rete.

Studiare le reti personali aiuta quindi a capire meglio le scelte, le motivazioni, e le azioni del singolo?

Tendenzialmente sì. In alcune ricerche che ho condotto con il professor Eric Widmer dell’Università di Ginevra, sociologo della famiglia e specialista delle reti personali, mostriamo come le reti sociali siano di grande supporto alle coppie, per esempio nel delicato momento in cui arriva il primo figlio. Ma, al tempo stesso, esercitano anche un importante controllo sociale, e quindi decisionale, sulle intenzioni e le azioni della coppia, per esempio sul modo in cui viene suddiviso il lavoro remunerato fra l’uomo e la donna, favorendo scelte che poi incidono sulla qualità stessa della relazione di coppia. Assieme a Laura Bernardi, demografa e sociologa all’Università di Losanna, abbiamo invece dimostrato come la presenza di amici e parenti che hanno figli può influire sulla scelta di avere un figlio da parte di una coppia che non ne ha.

Quindi, anche se le persone credono di scegliere in completa autonomia e libertà, in realtà le loro reti personali influiscono molto sulle loro decisioni…

Il senso comune porta a pensare che l’individuo “sceglie” in completa autonomia. Questo modo di pensare è il riflesso di una cultura occidentale che presuppone e valorizza l’idea di un individuo capace di scegliere razionalmente e indipendentemente dalle persone che lo circondano, in grado di indirizzare il proprio percorso di vita a prescindere dal contesto nel quale è inserito e rispetto a cui agisce e reagisce. Per questo l’idea di responsabilità, i successi come i fallimenti, ricadono sovente sulle spalle del singolo. La ricerca in sociologia ci mostra una realtà ben diversa: il contesto sociale, e la rete personale di famigliari, amici, colleghi e conoscenti con i quali interagiamo quotidianamente risultano decisivi per capire le ambizioni, le intenzioni e i comportamenti individuali. Ad esempio, nella ricerca di un impiego, la rete personale, il cosiddetto “capitale sociale”, è un fattore determinante: a parità di competenze, il contatto giusto può aprire la porta a un impiego altrimenti inaccessibile. Le scienze sociali, e in particolare l’analisi delle reti personali, dimostrano che l’individuo agisce all’interno di un insieme strutturato di opportunità e di risorse sociali, ma anche economiche e culturali di cui dispone, e che varia molto da individuo a individuo.

In sociologia l’analisi delle reti personali è un metodo più che un campo di studio

Le reti sociali di cui ti occupi sono paragonabili quelle legate all’utilizzo dei social media? Pensi che queste reti siano, almeno parzialmente, sovrapponibili?

Non sono uno specialista di piattaforme virtuali, ma direi che nel web si diventa amici più facilmente, è un’occasione per restare in contatto anche con gente che si incontra occasionalmente e che si vuole “seguire”. Le reti virtuali sono quindi decisamente più vaste e non per forza sovrapponibili a quelle personali. Ho più di un amico che ha già fatto il suo “harakiri” virtuale, sparendo dai social network. Al contrario, alle reti personali è molto più difficile sottrarsi. Ogni individuo è, in linea di principio, circondato da persone significative che non sono per forza i famigliari, possono essere amici, colleghi, vicini o semplicemente conoscenze, con le quali ha contatti più o meno regolari. Questo non vuol dire che le reti personali non siano flessibili. Spesso mutano nel tempo, e in funzione della fase di vita che si sta vivendo.

Lo studio delle reti personali viene generalmente applicato a dei contesti determinati, oppure si tratta di un campo di studio piuttosto generalista?

Nelle scienze sociali l’analisi delle reti personali può servire, come illustra il lavoro di Elisabeth Bott, fra le prime a occuparsi dell’argomento, a studiare le relazioni di coppia rispetto al contesto sociale in cui sono inserite; gli studiosi Granovetter e Burt le utilizzano per approfondire le dinamiche dell’integrazione nel mondo del lavoro. Felix Bühlmann e il suo team, invece, si interessano ai legami tra le varie élite politiche ed economiche svizzere; oppure, Laura Bernardi si interessa al nesso fra le reti personali e la resilienza sviluppata all’interno delle famiglie monoparentali. Questi sono solo alcuni esempi: ma va anche detto che in sociologia l’analisi delle reti personali è un metodo più che un campo di studio. In quanto tale, il metodo è molto versatile, si adatta facilmente a molte discipline e a una grande varietà di fenomeni.

Come dicevi prima, tanto più le persone si conoscono e si frequentano assiduamente, quanto più la rete personale risulterà densa. Si tende a credere che le persone che vantano una rete sociale densa beneficiano di maggiore supporto. È vero?

Certo, ma il supporto non è per forza sempre e solo positivo. Le ricerche ci mostrano come le reti dense, dove tutti si supportano a vicenda e dove ci si frequenta assiduamente, hanno un effetto di costrizione sociale più forte e non facilitano la circolazione di informazioni diverse da quelle che già circolano all’interno della rete. Questo è stato dimostrato, per esempio, nell’utilizzo dei contraccettivi in Africa, una pratica molto più diffusa tra coppie con reti “aperte”, meno dense e costrittive. L’uso del contraccettivo viene, al contrario, più facilmente condannato in presenza di reti molto dense. Analogamente, nel contesto svizzero la nascita del primo figlio dà spesso luogo a delle disuguaglianze sociali e di genere: le donne assumono maggiormente il carico di lavoro domestico e di cura che comporta l’arrivo di un figlio e riducono generalmente il tempo dedicato a un impiego remunerato. In questo caso, il fatto di avere una rete sociale densa fornisce sì supporto alla coppia nelle faccende domestiche e nella cura dei figli; ma, al tempo stesso, la pressione sociale da parte di una rete particolarmente densa, e il peso specifico di alcuni membri della rete come i genitori – che esercitano una sorta di fuoco incrociato normativo sulle intenzioni e le azioni dei neogenitori –, possono portare ad adottare il modello “dominante” legato a una divisione inegualitaria del lavoro tra uomini e donne.

Finora abbiamo discusso del funzionamento delle reti sociali in condizioni di relativa stabilità economica e sociale. Ma cosa succede in un periodo di confinamento – come quello che abbiamo appena vissuto –, dove i contatti sociali vengono drasticamente ridotti?

Anche se lo stop forzato ha portato a una diminuzione drastica dei contatti sociali, le reti restano ben salde e attive. Le persone restano connesse tramite chiamate, messaggi, fotografie, video, lettere, pacchi, ecc. Questa situazione porta però a eliminare completamente i contatti casuali, i cosiddetti “weak ties”, gli incontri per strada o in luoghi pubblici d’incontro: e se questo può avvenire tramite le reti virtuali, l’incontro virtuale non sostituisce quello reale. Quindi le reti sociali rischiano di restare più chiuse del solito, e ciò non favorisce la circolazione di informazioni diverse da quelle che già circolano all’interno delle reti.