Mondiali di hockey

Il commento: due settimane favolose

La Nazionale svizzera ha saputo conquistare tutti. Un grande risultato, non solo nella forma, ma anche nel contenuto

Keystone
21 maggio 2018
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Due settimane da sballo, come nei sogni più magnifici, malgrado il risveglio brusco. Il Mondiale di Copenhagen è stato un crescendo di emozioni. La Nazionale svizzera ci ha regalato grandi momenti e dobbiamo essere fieri di questo gruppo. La compagine di Fischer ha sfoderato un hockey coraggioso, veloce e piacevole. Insomma, ha fatto divertire tutti. I tempi dell’era Krueger sembrano lontanissimi. Quelle lunghe partite chiusi in difesa sperando nel lucky punch fanno definitivamente parte del passato. C'è solo il dispiacere per il trionfo mancato di un soffio, sarebbe stata l'apoteosi.

I vari Niederreiter, Meier, Josi ci hanno portato in un’altra dimensione, quella del possesso del disco e dell’iniziativa. Ma attenzione, sarebbe riduttivo dare i meriti solo ai nostri elementi provenienti della Nhl, anzì. Pure i giocatori del campionato svizzero hanno svolto ruoli da primattori, basti pensare ai Scherwey, Vermin, Corvi, Hofmann e compagnia bella. Il risultato ottenuto è frutto di tutto un collettivo e non delle individualità.

Grande merito va dato anche a Patrick Fischer e il suo staff. Il coach ha effettuato una selezione accurata, è stato abile a scartare alcuni elementi in previsione del possibile arrivo in un secondo tempo di gente che milita oltreoceano. In questo senso oltre alla bravura il 42enne è stato anche baciato dalla fortuna. Ma in fondo la buona sorte bisogna pure guadagnarsela, e Fischer in questo senso se la è meritata. Nonostante l’insuccesso olimpico e le aspre critiche ricevute in mesi e anni non lontani, non si è scostato dal suo credo e dalla sua filosofia di gioco aggressiva e offensiva. Il tecnico ha sempre continuato a lavorare imperterrito per la sua strada.

Questo magnifico secondo posto, giusto a distanza di 5 anni da quello storico ottenuto ai Mondiali di Stoccolma, non sarà evidente da ripetere in futuro. Già essere tornati in finale dopo solo un lustro è una grandissima prestazione. Ci sono comunque la fiducia e la consapevolezza: non sarà impossibile ripetersi già a breve e magari conquistare addirittura l'oro. Come sempre però tutto dovrà andare liscio e spesso, come ripete volentieri Raeto Raffainer, il direttore della squadre nazionali e in fondo l’architetto di questo corso, sono i dettagli a decidere le sorti. Sarebbe bastata in fondo una vittoria slovacca contro la Russia e tutto sarebbe stato vanificato, non avremmo mai vissuto questa favola in terra danese. Una sorta di omaggio a Hans Christian Andersen, il Maestro delle fiabe nordiche.

A questi livelli la distanza tra il trionfo e il fallimento è davvero breve. E allora gustiamoci a fondo questa medaglia d’argento, frutto di due settimane d’intense emozioni, anche se il rammarico per l'oro sfiorato rimarrà a lungo nelle menti di tutti. 15 giorni mondiali di cui serberemo un grandissimo ed eterno ricordo, conditi dalla freschezza, dalla mentalità e dalla voglia di vincere e stupire di questa nostra splendida generazione di campioni. Grandi talenti, e, ancora prima, grandi lavoratori. Baldi giovani che non si fissano limiti ai traguardi da raggiungere nelle loro carriere.

Nel frattempo, in attesa di ritrovarci tutti a seguire le gesta e le evoluzioni dei nostri hockeisti a partire dalle prime amichevoli in programma nel mese di agosto, buona estate a tutti. Un'estate che dopo un Mondiale del genere sarà ancora più bella e piacevole del solito, nonostante l'epilogo crudele. 

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