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I capigruppo: 'Il governo tolga la Divisione dell'azione sociale a Beltraminelli'

(Samuel Golay)
22 novembre 2017
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«Il Consiglio di Stato dovrebbe fare a questo punto una riflessione e domandarsi se non occorra adottare delle misure per riportare tranquillità nell’Amministrazione e ridare credibilità alle istituzioni, sia l’una che l’altra compromesse dal caso Argo 1. Ritengo che una misura, anzi la misura, sia l’assegnazione temporanea della conduzione politica della Divisione dell’azione sociale e delle famiglie allo stesso governo o al supplente in Consiglio di Stato di Beltraminelli». Parole di Alex Farinelli. Parole che il capogruppo del Plr pronuncia a un mese e mezzo dal comunicato stampa del Partito socialista. È il 2 ottobre quando – in relazione al sempre più imbarazzante affaire del mandato attribuito a suo tempo dal Dipartimento sanità e socialità all’agenzia di sicurezza Argo 1 per la sorveglianza di strutture d’accoglienza per asilanti – il Ps chiede che il titolare del Dss Paolo Beltraminelli “faccia un passo indietro per quanto riguarda la direzione della Divisione dell’azione sociale e delle famiglie”. Che molli insomma la conduzione politica della Dasf “fino a quando l’insieme dei fatti e dei quesiti aperti” sul controverso mandato, e i suoi risvolti, “non sarà definitivamente chiarito”. È trascorsa una cinquantina di giorni e la Divisione è ancora sotto il cappello del Dss guidato dal ministro popolare democratico. Un mese e mezzo durante i quali l’insieme dei fatti si è ampliato e il numero dei quesiti è aumentato. Da quel 2 ottobre è spuntata la mail al direttore della Securitas con la quale il capo della Dasf Renato Bernasconi sollecita – ricordate quel “ti chiediamo (...)”? – a non impiegare, in seguito a un articolo del CdT, un agente ex Argo nella sorveglianza del centro per rifugiati di Camorino. Ed è emersa pure la storia dell’incontro, avvenuto pochi mesi prima, il 9 giugno, negli uffici del Cantone fra lo stesso Bernasconi, la responsabile al Dss del Servizio richiedenti l’asilo Carmela Fiorini e il compagno di quest’ultima, il presidente del Ppd Fiorenzo Dadò, per chiarire la vicenda della cena offerta alla coppia (150 euro in tutto) durante il loro soggiorno a Bormio nell’ottobre 2014 dall’allora direttore operativo di Argo 1 Marco Sansonetti. Incontro e argomento della discussione di cui Bernasconi ritiene di non dover informare né Beltraminelli, cioè il suo diretto superiore, né il Ministero pubblico. Per la questione della cena la Procura aprirà comunque un procedimento a carico di Fiorini, scagionandola alla fine dall’ipotesi di accettazione di vantaggi. Sulla funzionaria pende invece una procedura disciplinare ai sensi della Lord disposta dal governo. «La nostra richiesta non ha perso di validità, anzi. È stata confermata dai fatti emersi nelle settimane successive – ribadisce il capogruppo socialista Ivo Durisch –. Finché non si arriva a conclusioni con l’inchiesta sia amministrativa che parlamentare sarebbe meglio che Beltraminelli lasciasse temporaneamente la direzione della Dasf, per evitare qualsiasi ambiguità. Quando avanzammo la proposta – ricorda Durisch – il Consiglio di Stato rispose confermando la fiducia a Beltraminelli e sostenendo che i fatti a cui ci riferivamo erano risalenti ad anni prima, mentre allo stato attuale risultava tutto sotto controllo. In realtà si è visto che proprio ‘tutto sotto controllo’ non è...». Gabriele Pinoja, capogruppo de La Destra: «Beltraminelli non ha più in mano la Divisione dell’azione sociale. Lo dimostra il fatto che Bernasconi non lo abbia informato dell’incontro di giugno. Questo e altro rendono opportuna l’assunzione temporanea da parte del governo o del supplente di Beltraminelli (il capo del Decs Manuele Bertoli, ndr.) della responsabilità politica della Dasf. Cosa che permetterebbe alla Commissione parlamentare d’inchiesta e al perito designato dal governo (l’ex pp Marco Bertoli ndr) di lavorare con maggiore serenità». Tesi condivisa anche dal capogruppo della Lega Daniele Caverzasio: «È un passo auspicabile. Se Beltraminelli resta alla guida della Dasf, qualsiasi cosa oggi venga fuori sul caso Argo 1 alimenterebbe retropensieri». Un passo, riprende Farinelli, «che verrebbe compiuto anche nell’interesse dello stesso Beltraminelli: se avesse ceduto prima la direzione della Dasf, avrebbe evitato di essere oggetto di critiche anche dure». Tra cui quelle dei Verdi. «I vertici del mio partito hanno chiesto chiaramente le dimissioni del capo del Dipartimento – ricorda Francesco Maggi –. Un suo passo indietro avrebbe potuto evitare l’istituzione di una Cpi». I fatti emersi nelle ultime settimane non fanno che mettere ulteriore carne sul fuoco… «Non ci si venga a dire che la questione della mail tra Bernasconi e il direttore della Securitas è stata un’ingenuità del funzionario. Insomma: persone strapagate non commettono questi errori». Perciò un’esautorazione parziale «sarebbe già qualcosa», conclude Maggi.

Agustoni del Ppd: “Scollamento tra capigruppo e ministri”

«Non capisco il senso di togliere la Divisione dell’azione sociale e delle famiglie a Paolo Beltraminelli». Per Maurizio Agustoni, capogruppo Ppd, la notizia semmai è un’altra: «Constato lo scollamento tra i capigruppo degli altri partiti di governo e i rispettivi consiglieri di Stato. L’esecutivo ha ribadito più volte la propria fiducia a Beltraminelli e io rispetto tale decisione, a differenza dei colleghi». Eppure qualche nuovo elemento è emerso: vedi operato del capo Divisione. «Non mi risulta che quando ci sono delle critiche su un funzionario la conseguenza è che si tolga l’ufficio o la divisione al consigliere di Stato. Casomai si prendono dei provvedimenti nei confronti di chi ha sbagliato». È successo con Bernasconi? «Beltraminelli sarà intervenuto. Del resto non sono più partite mail inopportune...». Si può desumere che il ministro ha ancora il controllo della Dasf? «La Divisione è operativa e funziona. Esautorare Beltraminelli mi pare un intervento del tutto ingiustificato. I funzionari dirigenti che si sono occupati del caso Argo non lavorano più nello Stato o sono stati esautorati dal settore dell’asilo».

Sui conti? I soldi di un’eredità. Non dichiarata al Fisco.

Si precisano i contorni dei fatti che hanno portato qualche giorno fa in Procura Renato Scheurer, capo, in seno al Dipartimento sanità e socialità, dell’Ufficio del sostegno sociale e dell’inserimento, esautorato nei mesi scorsi dalla guida del settore dell’asilo. Nell’ambito delle indagini a tutto campo sull’affaire Argo 1, gli inquirenti coordinati dal procuratore generale John Noseda sono incappati in una strana somma su conti riconducibili anche al funzionario. Interrogato, l’uomo, come riferito ieri dalla ‘Regione’, ha fornito spiegazioni e documenti sulla provenienza di quei beni che avevano attirato l’attenzione del Ministero pubblico. Beni privati. Non provenienti, per intenderci, da persone vicine all’ex agenzia di sicurezza Argo 1. Non è emerso dunque nulla di penalmente rilevante a carico del funzionario. Stando a nostre informazioni, si tratta di denaro proveniente da un’eredità. Che il funzionario pubblico non avrebbe però dichiarato all’autorità fiscale. E questo potrebbe portare all’apertura di accertamenti amministrativi nei suoi confronti.

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