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Ospedalizzazioni fuori cantone: 'Non qualità, solo interessi'

(Pablo Gianinazzi)
18 ottobre 2017
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Ogni giorno 4 persone (su 71) scelgono di farsi curare fuori cantone anche se potrebbero farlo in Ticino, in particolare per interventi ortopedici, cardiologici, oncologici (per resezioni a organi). Interventi perlopiù di routine, che si potrebbero fare in Ticino. Perché ai bisturi locali alcuni preferiscono quelli oltre Gottardo? Lo abbiamo chiesto a medici e pazienti in una serie di approfondimenti. Brutte esperienze con la sanità ticinese, la ricerca del miglior bisturi, il tam-tam tra conoscenti... raccontano due pazienti del Sottoceneri (certamente non rappresentativi) che hanno preso il treno verso Nord. Scelte legittime, infatti ogni paziente può curarsi dove vuole. «Non è un problema di qualità, ma piuttosto di interessi, qualcuno nel privato vuole indebolire lo Stato. Ci sono medici che mandano i pazienti con linfomi a Zurigo; quando da Zurigo inviano i casi più complessi all’Istituto oncologico della Svizzera italiana (Iosi), perché siamo l’istituto nazionale di riferimento», dice il prof. Franco Cavalli.

Se il flusso di pazienti fuori dal Ticino dovesse aumentare, a farne le spese sarebbe l’intera sanità cantonale. Spiega il professor Raffaele Rosso (‘laRegione’, 28.9): «Più si fanno interventi complessi, più diminuiscono complicazioni e mortalità». Sui numeri il Ticino rischia di uscire perdente rispetto agli ospedali universitari elvetici, complice anche la concorrenza tra pubblico e privato. «Se si continua così in Ticino si farà solo una chirurgia minore, ci vuole un gioco di squadra», dice il primario di chirurgia all’ospedale regionale di Lugano. 

Chi ci guadagna a inviare pazienti fuori dal Ticino

Per il prof. Franco Cavalli la qualità è spesso una scusa: «I pazienti vanno dove li manda il medico curante. Se è un professionista del privato avrà la tendenza a inviarli oltre Gottardo, sfruttando il persistere della mentalità che a Nord sono più bravi», spiega l’oncologo. Ma qui la qualità non sembra contare davvero: «Penso che un gruppo di medici del privato non voglia che l’Eoc si rafforzi troppo: piuttosto che inviare pazienti all’ospedale, fanno accordi con professionisti che li operano a Nord e li visitano in clinica a Lugano. Non escludo che ci siano anche ragioni finanziarie». E ci fa qualche esempio. «Diversi gastroenterologi inviano le biopsie in Svizzera interna, anche se l’Istituto cantonale di patologia è molto buono». Vista la ‘battaglia’ tra pubblico e privato, il prof. Cavalli è preoccupato per il master in medicina: «È uno dei progetti cantonali più importanti ed è l’unica garanzia di mantenere una medicina di alta qualità in Ticino. Ogni paziente che va a Nord indebolisce la facoltà perché per attirare buoni medici dobbiamo avere in Ticino un certo numero di interventi». Per l’oncologo non possiamo comunque giocare in tutti i settori nella ‘Champions League’: «In Ticino abbiamo ambiti dove siamo più deboli (non sono quelli che già rientrano nella facoltà di scienze biomediche) e per questi settori si può capire che si prenda ancora il treno per Zurigo. Ma succede purtroppo anche per i settori dove siamo tra i più bravi e questo non è giustificato».

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