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Argo 1, voglia di verità

(Samuel Golay)
4 ottobre 2017
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di Aldo Bertagni e Chiara Scapozza

Un passo decisivo verso la costituzione di una Commissione parlamentare d’inchiesta perché «i nuovi elementi ci spingono in questa direzione, ma toccherà ai colleghi della ‘Vigilanza’ valutarne il senso, i contenuti e presentare il possibile mandato» come riferisce Pelin Kandemir Bordoli, presidente della Gestione, che ieri mattina, pressata dai giornalisti alla conclusione dei lavori settimanali dei commissari, ha riassunto le decisioni prese sul ‘caso Argo 1’ che prende il nome dall’agenzia di sicurezza coinvolta.

Giornate convulse

Sono giornate convulse per la politica ticinese alle prese con una vicenda – l’appalto diretto di oltre 3 milioni per la sorveglianza dei richiedenti l’asilo – che sembrava chiusa ed è stata invece rilanciata dalle indiscrezioni giornalistiche delle ultime settimane. Un caso che coinvolge direttamente il Dss e tira in ballo almeno altri due Dipartimenti. «La Gestione – ha detto ieri mattina Kandemir Bordoli – ha deciso di affidare alla sottocommissione di vigilanza il compito di elaborare il mandato della Commissione d’inchiesta parlamentare. Al contempo si chiede al Consiglio di Stato di costituirsi parte civile al processo penale [a carico dei responsabili di Argo 1, ndr] e di avviare un’inchiesta amministrativa più ampia». Dunque un passo politico importante, perché si riconosce esplicitamente la gravità del caso in questione. Corretta, per contro, la necessità di stabilire esattamente i termini oggetti d’inchiesta. «Sarà necessario proseguire gli approfondimenti; poi sulla base di tutte queste informazioni la Gestione al completo deciderà se confermare o meno il mandato e proporre al Gran Consiglio la costituzione o meno di una Commissione parlamentare d’inchiesta» ha aggiunto la presidente.

In attesa della decisione

Per il momento non c’è nessuna decisione definitiva; si è “solo” incaricato la Vigilanza – la stessa che ha sin qui indagato per conto del parlamento – di appurare gli elementi emersi «e pensare a un mandato per la commissione d’inchiesta». Nel frattempo si attenderanno anche le informazioni che giungeranno dall’inchiesta amministrativa – magari allargata – promossa dal governo a carico di una funzionaria dell’Ufficio del sostegno sociale. Perché un mandato? «Se si vuole arrivare a una commissione d’inchiesta – ha precisato la presidente della Gestione – è necessario stabilire su cosa esattamente si vuole indagare». Ed è proprio su questo che si chinerà la sottocommissione già all’opera su questo dossier, presieduta da Alex Farinelli capogruppo liberale radicale. «Solo dopo il parere di questa sottocommissione – ha ribadito Pelin Kandemir Bordoli – e dopo aver sentito il parere del Consiglio di Stato, come prevede la legge, si deciderà se procedere o meno nella direzione detta». Ovvero l’inchiesta parlamentare, che dovrà in ogni caso ricevere il nullaosta formale del plenum; formale, appunto, perché con una solida maggioranza in Gestione (se non addirittura l’unanimità) il via libera è scontato.

Esclusa l'ipotesi dell'inchiesta esterna

Sin qui l’iter, ma i tempi? «Due o tre settimane al massimo» risponde la presidente commissionale. Poi c’è la proposta formulata dal Ppd, vale a dire affidare l’inchiesta a un gruppo esterno al Gran Consiglio. «Questa opzione non è stata discussa» taglia corto Kandemir Bordoli. Ma la decisione presa questa mattina [ieri, ndr] dalla Gestione è unanime? «Non si è votato, ma posso dire che sì, c’è la volontà riconosciuta da tutti di andare in questa direzione».

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