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Svizzera: Il cammino intrapreso è quello giusto

18 maggio 2017
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Sofferenza, gioia, stupore, emozioni, delusioni. Questa Nazionale svizzera durante le due settimane parigine non ha lasciato nessuno indifferente. E in fondo è questa la vittoria più grande del gruppo plasmato da Fischer.

Ai Mondiali francesi tutti i tifosi elvetici sono stati dei Praplan, degli Herzog, degli Haas e dei Genoni. Questi quattro elvetici sono gli elementi che hanno brillato maggiormente. Loro e il resto della truppa rossocrociata sono riusciti a far sognare un'intero Paese. Sembrano lontani i tempi quando ogni tanto si centrava un exploit contro una grande nazione hockeistica grazie a un esasperato rigore difensivo supportato da miracolose prestazioni dei portieri. Patrick Fischer è riuscito a inculcare il suo sistema di gioco, fatto di velocità, possessione del disco e aggressività. La Svizzera può battere le migliori squadre al mondo senza catenacci difensivi e non ha più timori reverenziali. Insomma, la Nazionale se la gioca contro tutte le squadre, sia in senso buono che cattivo. In effetti i rossocrociati possono sempre perdere anche dalle cosidette piccole. Lo sciagurato terzo tempo contro la Slovenia e la sconfitta al cospetto dei francesi ne sono la fedele testimonianza. Logicamente non tutto ha funzionato a dovere. Il powerplay è stato troppo spesso latitante ed esistono margini di manovra per affinare la costanza di rendimento sui 60'. Qualche singolo elemento non ha forse reso al meglio (Diaz, Hiller ad esempio), ma in un gruppo di 25 elementi è impensabile che tutti giochino al top.

La prossima stagione sarà densa di nuove sfide emozionanti: Coppa Spengler, Olimpiadi di Pyeongchang e i Mondali in Danimarca. Il cammino intrapreso è quello giusto. La scelta di affiancare l'ex leggendario difensore di Nhl Tommy Albelin a Fischer si è rivelata corretta. Con lo svedese la retroguardia è stata registrata a dovere, a differenza dell'anno scorso quando assieme a Patrick in panchina c'erano Von Arx e Hollenstein. Fischer dal canto suo ha saputo far passare il suo messaggio e ha acquisito ulteriore esperienza preziosa. Il gruppo, basato su di un telaio assai giovane e supportato da qualche vecchia volpe, ha mostrato spirito di sacrifico e solidarietà. Pure coloro che all'inizio sono stati esclusi (Suri, Schlumpf e Schlegel) non hanno mai smesso di lavorare e sul finire del torneo hanno fornito un importante apporto.

Certo, garanzie di veri trionfi e di medaglie in futuro continueranno ovviamente a non essercene mai, ma in fin dei conti non appaiono nemmeno più pura utopia, come d'altronde già dimostrato a Stoccolma nel 2013. La sconfitta nei quarti finale contro la Svezia fa male, ma questa Nazionale gode di ottima salute e può affrontare la stagione 2017-18 con una ventata di ottimismo e sicura del sostegno popolare.

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