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Blue Whale, anche in Ticino si parla del 'gioco mortale' che spingerebbe al suicidio

17 maggio 2017
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"Unproven", cioè non confermato: così Snopes, il noto sito specializzato in leggende metropolitane, bufale e notizie false marca la pagina dedicata al Blue Whale, il "gioco" che avrebbe spinto al suicidio numerosi adolescenti attraverso una serie di prove che includono anche atti di autolesionismo, diffuso sui social network soprattutto ma non solo in Russia (si parla di alcuni casi, non mortali, anche in Svizzera).

Non confermato perché se il gioco esiste davvero e sta anche avendo una certa diffusione – grazie anche ai media e ai politici che ne parlano –, le origini e i reali effetti sono poco chiari. Il presunto creatore Phillipp Budeikin avrebbe inizialmente parlato di una iniziativa di marketing virale, salvo poi aver confessato di aver ideato il gioco per "ripulire la società"; c'è chi sostiene che il gioco non sia neppure stato ideato da una sola persona, ma nato spontaneamente in gruppi di discussione dedicati al suicidio. Non è nemmeno chiaro quanti morti abbia direttamente causato il gioco: alcuni dei filmati di suicidi mostrati come prova della sua pericolosità risalgono in realtà a prima della diffusione di Blue Whale.

Il fatto è che il suicidio tra gli adolescenti è purtroppo molto diffuso: ogni anno, nel mondo, 67mila ragazzi e ragazze si tolgono la vita, secondo un recente rapporto dell'Organizzazione mondiale della sanità. Ancora di più quelli che tentano o pensano al suicidio, tema di molte discussioni online in ambienti "protetti", dei gruppi della morte difficilmente accessibili che non necessariamente incitano al suicidio, ma svolgono anche un'azione di supporto.
Il vasto e preoccupante fenomeno del quale Blue Whale potrebbe essere più un effetto che una causa.

La balena spiaggiata

Il nome del gioco deriva dallo spiaggiamento dei cetacei che, lasciandosi andare a riva, trovano la morte. Perché l'esito della "sfida" è appunto quello: trovare la morte.
Il gioco si articola in 50 prove di pericolosità crescente: il giocatore, una volta accettato di partecipare, non può ritirarsi per le minacce di ritorsione.
Le istruzioni per le prove, fornite da un amministratore, consistono in atti di autolesionismo, selfie in situazioni pericolose, uccidere animali e altro ancora. Lo scopo delle prime 49 prove sarebbe quello di plagiare il soggetto, rendendolo facile vittima di una istigazione al suicidio (che, ricordiamo, è un reato in praticamente tutto il mondo; la pena massima, in Svizzera, è di 5 anni di detenzione).

Dalle Iene al Gran Consiglio

Il gioco, come accennato, sarebbe nato in Russia. Sicuramente a scriverne per primo è stato il giornale russo Novaya Gazeta, in un articolo che se da una parte ha attirato l'attenzione di educatori e autorità su un fenomeno indubbiamente inquietante, ha anche dato maggior popolarità al gioco.

Blue Whale è stato poi ripreso – spesso malamente – da alcuni tabloid britannici per arrivare anche alla stampa italiana. Recentemente anche le Iene si sono occupate del fenomeno con un servizio andato in onda il 14 maggio.

E adesso il caso approda anche in governo, con una interrogazione firmata dai pipidini Giorgio Fonio e Claudio Franscella. Nella Svizzera romanda sarebbero avvenuti due casi – per fortuna senza esito fatale –, e nell'interrogazione si cita anche un caso ticinese, anche se proprio ieri il portavoce della Polizia cantonale ha dichiarato di non aver ricevuto alcuna segnalazione.

Tre le domande poste al governo: quali informazioni possiede, se si sono registrati casi e come intende agire per "tutelare la salute dei nostri giovani da questo folle gioco".

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